"La Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, all'esito della Camera di consiglio seguita all'adunanza di oggi, 17 novembre 2025, non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione il decreto del 1° agosto 2025, n. 190, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, adottato ai sensi dell'articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, recante «Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria». Approvazione III Atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Stretto di Messina spa.Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note entro trenta giorni, con apposita Deliberazione".
Con quanto sopra riportato, diffuso oggi dal proprio Ufficio Stampa, la Corte dei Conti ha dato una nuova "mazzata" al raffazzonatissimo progetto del Ponte sullo Stretto voluto da Matteo Salvini e approvato dal governo Meloni.
È incredibile vedere come un governo possa mettersi alla guida di un progetto faraonico senza fornire neanche i requisiti minimi per farlo partire. Il Ponte sullo Stretto di Messina, promessa politica che si trascina da decenni, torna oggi al centro delle cronache non per le sue potenzialità, ma per la totale incapacità di chi governa di garantire trasparenza, dati concreti e fondamenta amministrative solide.
Il terzo atto aggiuntivo tra il ministero dei Trasporti di Matteo Salvini e la Società Stretto di Messina è stato bocciato dalla Corte dei Conti perché… beh, perché il governo non ha fornito le motivazioni, le stime affidabili di traffico, le coperture economiche né le garanzie di conformità ambientale e antisismica. Tradotto: il governo ha deciso di lanciarsi in un'opera da miliardi di euro senza neanche assicurarsi che ci fossero i numeri a sostenerla. Una leggerezza da manuale, un gioco d'azzardo col denaro pubblico.
Ma non finisce qui. Si è cercato di spingere l'opera come “strategica militare” per accelerare i tempi, una scorciatoia burocratica che suona come un'ammissione implicita: i requisiti normali sarebbero stati troppo complicati da rispettare. In altre parole, la politica prova a bypassare le regole per realizzare un sogno politico, senza curarsi che queste regole esistono proprio per evitare sprechi e frodi.
Il governo, invece di fornire documentazione chiara e dati verificabili, continua a sbandierare il progetto come se bastasse la volontà politica per trasformare le idee in realtà. La realtà è che senza numeri, coperture economiche certe e rispetto delle normative, ogni annuncio rimane una promessa vuota. Il Ponte sullo Stretto non è una fiaba: è un'opera pubblica, e in Italia, purtroppo, l'illusione politica spesso vale più della concretezza.
Il rischio è evidente: il governo rischia di lasciare un'opera incompiuta, un'enorme ferita nel territorio e miliardi sprecati. Eppure, invece di correggere il tiro, continua a inseguire l'illusione di fare grande politica a scapito della responsabilità amministrativa. La Corte dei Conti non sta facendo altro che rimettere ordine nel caos creato da Salvini, Meloni e Tajani... che non solo hanno dimostrato di "fregarsene" dei conti e dei soldi pubblici,ma anche della sicurezza stessa della struttura!


