Mille nostalgici del fascismo — settemila per gli organizzatori, settecento secondo la Questura — hanno invaso Predappio, il paese natale di Benito Mussolini, trasformandolo "ancora una volta" nel santuario dell'odio e dell'eversione nera.

Hanno marciato verso il cimitero di San Cassiano, vestiti di nero, tra teste rasate, simboli del Ventennio e famiglie che educano i figli alla venerazione del dittatore. Davanti alla cripta del Duce, al grido del rituale "Presente", decine di braccia si sono alzate nel saluto romano. Un gesto vietato dalla legge, dalla Costituzione, dalla storia. Ma non vietato, evidentemente, dall'Italia di oggi, dove la memoria antifascista è trattata come un fastidio folkloristico.

Sul luogo della vergogna erano presenti anche i militanti di Forza Nuova, formazione neofascista guidata da Roberto Fiore, che hanno deciso di ignorare le disposizioni della Questura fingendo cavilli amministrativi su "firme digitali scadute". Avevano il divieto di manifestare la mattina. Hanno manifestato lo stesso. E lo Stato? Ha osservato, dialogato, convinto gentilmente. Nessun fermo. Nessuna denuncia. Nessuna applicazione di quelle leggi che, sulla carta, vietano l'apologia del fascismo e la ricostituzione del partito fascista sotto qualsiasi forma.

Persino tra i nostalgici ci sono state schermaglie: Orsola Mussolini, pronipote del dittatore e organizzatrice dell'evento, ha rimproverato Forza Nuova non per l'ideologia, ma per questioni di visibilità politica. E ha avuto persino l'ardire di riscrivere la storia, sostenendo davanti ai giornalisti che nel 1922 "non ci fu alcun colpo di Stato" e che Benito Mussolini fu democraticamente eletto secondo lo Statuto Albertino. Un falso storico clamoroso, pronunciato pubblicamente senza che né lo Stato né le istituzioni presenti abbiano mosso un dito per contestare.

Tutto questo accade mentre le autorità si limitano a "monitorare", in silenzio. Un silenzio che è complicità. Un silenzio che diventa assenso. In un Paese che si definisce democratico, mille fascisti possono sfilare impunemente per celebrare la Marcia su Roma — l'atto che diede inizio alla dittatura, alla soppressione delle libertà, alle leggi razziali, alla guerra al fianco di Hitler — e intonare omaggi al dittatore più sanguinario della storia italiana. Il tutto sotto lo sguardo di uno Stato che tace. Di un governo che tace. Di un'opinione pubblica anestetizzata.

Quando vi dicono che "il fascismo è morto", che "sono quattro nostalgici pittoreschi", che "la sinistra esagera", mostrate loro queste immagini. Mostrate loro mille braccia tese nel 2025. Mostrate loro un'Italia che permette di celebrare il fascismo nel paese dove nacque il dittatore. È questa la prova vivente che il fascismo non solo non è morto, ma può manifestarsi alla luce del sole, scortato dalla polizia, ignorato dalle istituzioni e ben tollerato da chi governa.

Predappio oggi è lo specchio di una Repubblica che ha dimenticato se stessa. Una Repubblica nata dalla Resistenza, tradita dall'indifferenza. Se la Costituzione vale ancora qualcosa, lo si dimostri ora. Perché il fascismo non torna quando marcia: torna quando lo si lascia marciare indisturbato.

E oggi lo Stato ha lasciato marciare mille fascisti.

In Spagna, per farla finita con le pagliacciate di delinquenti analoghi, hanno spostato la salma di quella canaglia di Francisco Franco in un luogo sconosciuto. Perché non viene fatto altrettanto con le spoglie della  canaglia nostrana, Benito Mussolini?

Di certo, però non sarà il governo dei (post) fascisti di Colle Oppio a prendere tale iniziativa. Oltretutto, questa gente, suona la gran cassa per disegnare come colpo di Stato qualche tafferuglio organizzato dai centri sociali, mentre non ha nulla da dire se dei nazifascisti distruggono le scuole!

"Sempre più aggressioni da parte di neofascisti, mentre il governo tace. Questa notte a Genova - ricorda Nicola Fratoioanni - un gruppo di fascisti armati di spranghe ha fatto irruzione nella scuola Da Vinci durante l'occupazione pacifica e concordata degli studenti, inneggiando il duce e devastando la scuola.La notte prima ad essere vittima di aggressione è stato Alessandro Sahebi, aggredito mentre era con la sua compagna e il figlio di 6 mesi perché indossava una felpa antifascista.E queste sono solo le ultime due aggressioni di un elenco che cresce giorno dopo giorno.Sono certo che da Meloni e dal governo non arriverà alcuna parola di condanna, né alcun atto di chiarezza su un clima di odio che ogni giorno cresce.E non faranno nulla perché questi fatti non sono funzionali alla narrazione di Meloni, che ogni giorno investe sul vittimismo e cerca nemici politici da esporre al pubblico".