Oltre 20 installazioni immersive tra circuiti e denuncia sociale. Genova, Milano o Torino ospiteranno la retrospettiva nel 2026.

L'arte contemporanea si fa portavoce di una delle emergenze sociali più drammatiche del nostro tempo. All'inizio del 2026, l'Italia accoglierà una mostra che promette di scuotere le coscienze e ridefinire il confine tra tecnologia e impegno civile: la retrospettiva di Ruffo Caselli (Firenze, 1932Ovada, 2020), artista visionario che ha trasformato circuiti elettronici e robotica in strumenti di denuncia contro la violenza di genere.

Quando la tecnologia diventa voce delle vittime
Oltre 20 opere di vario formato, create dall'artista in periodi diversi della sua carriera, comporranno un percorso espositivo unico nel panorama artistico italiano. Non semplici installazioni, ma esperienze immersive capaci di generare un cortocircuito emotivo nello spettatore, costretto a confrontarsi con una realtà troppo spesso ignorata o minimizzata.

Ruffo Caselli ha dedicato decenni alla costruzione di un linguaggio artistico che fonde innovazione tecnologica e preoccupazioni umanistiche. Le sue installazioni robotiche, riconosciute a livello internazionale, trascendono i confini dell'arte tradizionale per diventare manifesti visivi di una battaglia culturale ancora lontana dall'essere vinta.

Un messaggio scomodo dall'America all'Italia
"Le pene per la violenza di genere in Italia rimangono meno severe rispetto a quelle applicate negli Stati Uniti", dichiara senza mezzi termini Carmen Gallo, fondatrice del Centro per lo Studio Multidisciplinare dell'Esistenzialismo Cibernetico e curatrice della mostra. "Attraverso questa retrospettiva, miriamo ad amplificare la consapevolezza e a catalizzare un dialogo significativo su questo tema sociale critico."

La scelta delle parole non è casuale. Gallo, che ha fondato il Centro a New York nei primi anni '80 come salotto privato di conversazione intellettuale, ha trasformato negli anni quella realtà intima in un'istituzione pionieristica capace di portare l'arte là dove la politica e il diritto faticano ad arrivare: nel cuore e nella mente delle persone.

Tre città, una sfida culturale
Genova, Milano e Torino sono attualmente in valutazione come possibili sedi della retrospettiva. Una scelta non semplice, considerando che ognuna delle tre città offre un pubblico diverso e un contesto culturale specifico. Milano, capitale dell'innovazione e del contemporaneo; Torino, città dalla forte identità industriale perfettamente in sintonia con l'estetica robotica di Caselli; Genova, porto di mare e crocevia di culture.

Qualunque sarà la città prescelta, una cosa è certa: l'evento rappresenterà uno dei momenti culturali più significativi del 2026, un'occasione per il pubblico italiano di confrontarsi con un'arte che non cerca il consenso facile, ma la trasformazione profonda.

Dal salotto newyorkese ai musei internazionali
La storia del Centro per lo Studio Multidisciplinare dell'Esistenzialismo Cibernetico è essa stessa un romanzo contemporaneo. Nato come elegante salotto dove artisti, filosofi e tecnologi si incontravano per discutere le implicazioni dell'era digitale sull'esistenza umana, il Centro si è evoluto fino a diventare una delle istituzioni più innovative nel panorama dell'arte tecnologica.

È stato proprio questo Centro a introdurre il pubblico internazionale alla visione artistica di Caselli, accompagnandone la crescita e sostenendone le provocazioni. A New York, le installazioni presentate hanno esplorato con coraggio temi robotici e di violenza di genere, stabilendo un precedente per un'arte che non teme di sfidare gli spettatori con verità scomode.

Circuiti che parlano, robot che denunciano
Ma cosa rende così speciale l'opera di Ruffo Caselli? La risposta sta nella capacità unica di far dialogare il freddo rigore della tecnologia con il calore bruciante delle emozioni umane. I suoi circuiti non sono mai fini a se stessi: ogni componente elettronica, ogni movimento robotico racconta una storia di violenza, di sopraffazione, di corpi e anime spezzate.

Le installazioni immersive di Caselli avvolgono il visitatore in un'esperienza multisensoriale dove luci, suoni e movimenti meccanici costruiscono narrazioni potenti. L'avanguardia tecnologica diventa metafora della freddezza con cui troppo spesso la società affronta la violenza di genere: sistematica, meccanica, prevedibile nella sua crudeltà.

Un'arte che non cerca consenso, ma cambiamento
La retrospettiva metterà in mostra l'evoluzione dell'artista attraverso opere create in momenti diversi, permettendo al pubblico di seguire il percorso di ricerca che ha portato Caselli a definire il suo linguaggio unico. Dalle prime sperimentazioni con i circuiti elettronici alle complesse strutture robotiche contemporanee, ogni opera rappresenta una tappa di un viaggio artistico che non ha mai perso di vista il suo obiettivo principale: scuotere le coscienze.

"I visitatori incontreranno installazioni che sfidano le percezioni e incoraggiano una riflessione critica su questioni sistemiche che colpiscono le comunità in tutto il mondo", spiega Carmen Gallo. Un obiettivo ambizioso, che richiede al pubblico di abbandonare il ruolo passivo dello spettatore per diventare parte attiva di una riflessione collettiva.

Perché l'Italia ha bisogno di questa mostra
I dati sulla violenza di genere in Italia continuano a essere allarmanti. Femminicidi, stalking, violenze domestiche: un'emergenza quotidiana che richiede risposte su più livelli. L'arte, in questo contesto, può giocare un ruolo fondamentale non tanto nel fornire soluzioni immediate, quanto nel creare quello spazio di riflessione critica indispensabile per qualsiasi cambiamento culturale profondo.

L'approccio multidisciplinare del Centro, che da sempre esamina le complesse relazioni tra tecnologia, società ed esistenza umana, offre una prospettiva particolarmente adatta all'epoca contemporanea. In un'era dominata dai dispositivi digitali e dall'intelligenza artificiale, Caselli ci ricorda che la tecnologia non è neutrale: può essere strumento di controllo e violenza, ma anche di liberazione e denuncia.

Un evento da non perdere
Con oltre 20 opere di vario formato, la retrospettiva di Ruffo Caselli si preannuncia come un evento imperdibile per chiunque sia interessato all'arte contemporanea, alla tecnologia e alle questioni sociali. Ma soprattutto, rappresenta un'opportunità unica per la società italiana di guardarsi allo specchio attraverso l'occhio impietoso dell'arte, interrogandosi su quanto ancora ci sia da fare per garantire sicurezza e dignità a tutte le donne.

L'inizio del 2026 segnerà dunque un momento importante per il panorama culturale italiano. Che sia Genova, Milano o Torino ad accogliere la mostra, l'importante è che il pubblico risponda con la curiosità e il coraggio necessari per affrontare un tema così delicato quanto urgente.

Perché, come ci insegna Ruffo Caselli, l'arte non serve a decorare il mondo, ma a trasformarlo.

 
Info pratiche:

Periodo: Inizio 2026
Città candidate: Genova, Milano, Torino
Opere esposte: Oltre 20 installazioni robotiche
Organizzazione: Centro per lo Studio Multidisciplinare dell'Esistenzialismo Cibernetico
Curatrice: Carmen Gallo
Per aggiornamenti sulla sede definitiva e le date di apertura, seguire i canali ufficiali del Centro.

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