Il futuro Ponte sullo Stretto di Messina avrà un pedaggio compreso tra i 9 e i 10 euro. Lo ha annunciato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, confermando anche l'avvio dei lavori previsto per l'autunno del 2025. Un'infrastruttura da oltre 13 miliardi di euro che, almeno sulla carta, promette un costo di attraversamento decisamente più competitivo rispetto all'attuale sistema di traghetti, dove andata e ritorno – con trasporto auto incluso – può superare i 40 euro.
Secondo fonti ufficiali, il pedaggio sarà inoltre "calmierato" per i residenti e i pendolari, con sconti per chi attraversa frequentemente. L'obiettivo dichiarato è quello di incentivare l'uso del ponte, abbattendo tempi di percorrenza e costi. Ma sorge spontanea una domanda: è davvero un pedaggio sostenibile?
Per rispondere alla domanda vale la pena guardare a infrastrutture analoghe. Il paragone più immediato è con i trafori alpini italiani, come il Traforo del Monte Bianco, dove il passaggio di un'auto costa 55,80 euro (lato italiano) per 11,6 km: oltre 4,50 euro al chilometro. Simile il caso del Traforo del Fréjus, dove l'andata singola costa circa 55 euro, e andata e ritorno può arrivare a 68 euro.
Più economico, ma sempre ben più caro in proporzione rispetto alle normali tratte autostradali, è il tratto Innsbruck–Brennero in Austria: 8 euro per 35 km. In Svizzera e Slovenia si utilizzano invece abbonamenti settimanali o mensili, con una media di 10 euro per una settimana di uso autostradale.
A livello europeo, l'Eurotunnel tra Calais e Folkestone è uno dei più cari: circa 32 euro per una corsa semplice in auto, cifra che può variare in base all'orario e al tipo di veicolo. Spostandoci in Scandinavia, il ponte Øresund che collega Copenaghen (Danimarca) a Malmö (Svezia) costa circa 55 euro per la sola andata.
Anche nel resto del mondo le cifre non sono trascurabili. Negli Stati Uniti, ad esempio, attraversare il Golden Gate Bridge costa 8,75 dollari – solo in un senso – con pagamento digitale. A New York, invece, i pedaggi per ponti e tunnel oscillano tra i 6 e i 17 dollari, a seconda del metodo di pagamento e del veicolo.
Adesso facciamo due conti, stimando - volendo essere ottimisti - un costo finale dell'opera di 15 miliardi di euro, solo 2 in più rispetto ai circa 13 miliardi previsti.
In base ad un pedaggio di 9 euro, perché l'opera venga ripagata (ipotizzando 15 miliardi il costo finale), è necessario che sul ponte transitino 1.666.666.666 veicoli. In base ai dati attuali, in quanti anni si potrebbe raggiungere un traffico pari a 1.666.666.666 pedaggi sul ponte tra Sicilia e Calabria?
Attualmente, sono circa 10 milioni le persone, considerando auto private, autobus e pedoni, secondo varie fonti tra 2015 e 2023, che attraversano sui traghetti lo Stretto di Messina.
Una volta costruito il ponte è verosimile aspettarsi un aumento del traffico, ma non certo esponenziale.
Facciamo tre scenari:
- Scenario prudente: 10 milioni/anno (stesso traffico attuale)
- Scenario realistico: 15 milioni/anno (aumento del 50%)
- Scenario ottimistico: 25 milioni/anno (più che raddoppiato)
Pertanto, nel caso di uno scenario prudente, per ripagare l'opera saranno necessari 166,7 anni.
Nel caso di uno scenario realistico, il costo del ponte di Salvini e Meloni sarà ripagato in 111,1 anni.
Invece, se si vuole essere ottimisti (considerando anche il costo dell'opera entro i 15 miliardi) il ponte sullo Stretto sarà ripagato in 66,7 anni.
Da aggiungere che questi conti non tengono conto né degli interessi, né dei costi annuali di gestione/manutenzione che saranno altissimi in funzione di come l'opera (nel caso riesca a stare in piedi) verrà realizzata.
Quindi, no, non è un traguardo raggiungibile in tempi brevi o compatibili con una logica di rientro dell'investimento in una sola generazione. A meno di una rivoluzione demografica o logistica, il ponte sullo Stretto è un'opera destinata a tempi di ammortamento biblici.
Questo, a Salvini e Meloni, qualcuno lo ha fatto notare?


