La proposta di legge presentata alla Camera dal gruppo della Lega interviene in modo drastico sulle regole di accesso e mantenimento della cittadinanza italiana, con l'obiettivo dichiarato di restringere le maglie del sistema e rendere il riconoscimento dello status di cittadino un passaggio meno automatico e più selettivo.

Al centro del testo c'è il principio che diventare italiani debba essere possibile solo per chi dimostra integrazione reale, assenza di precedenti penali gravi e un percorso stabile sul territorio nazionale. Lo straniero nato in Italia, al compimento dei 18 anni, non potrà più limitarsi a dichiarare la volontà di ottenere la cittadinanza: dovrà superare un esame di integrazione, stabilito dal Ministero dell'Interno, e non dovrà avere condanne o procedimenti per delitti non colposi.

Aumento dei requisiti di residenza
Il testo interviene con un rialzo generalizzato degli anni di residenza legale necessari per presentare domanda:

  • minori discendenti di italiani: da 2 a 4 anni,
  • stranieri nati in Italia: da 3 a 10 anni,
  • cittadini UE: da 4 a 8 anni,
  • adulti con un genitore italiano per nascita: da 2 a 4 anni,
  • apolidi: da 5 a 10 anni.

L'impostazione è chiara: l'accesso alla cittadinanza viene concepito come approdo conclusivo di un percorso lungo, molto lungo, e controllato, molto controllato.

Nuove cause di revoca
Il capitolo più severo riguarda la perdita della cittadinanza. La Lega prevede:

  • revoca se condannati definitivamente a pene superiori ai 5 anni,
  • soglia ridotta a 3 anni se si tratta di reati di violenza domestica, violenza di genere, stupro, stalking, revenge porn o maltrattamenti,
  • revoca anche per reati definiti “culturalmente motivati”, tra cui matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili e tratta di esseri umani.

Non solo: il termine per adottare la revoca scenderebbe da 10 a 2 anni e verrebbe eliminato il vincolo che oggi impedisce la revoca se l'interessato non possiede un'altra cittadinanza. In altre parole, non viene più esclusa la possibilità di rendere apolidi.

Procedura più rapida, ma filtri più rigidi
Sul fronte amministrativo, il testo dimezza i tempi per la conclusione delle pratiche, da 24 a 12 mesi, prorogabili fino a 24. Non è un'apertura, è un'accelerazione del controllo: si riducono i tempi, ma si aumentano gli ostacoli.

Ricongiungimenti familiari: paletti economici e assicurativi
La stretta tocca anche il diritto al ricongiungimento:

  • esclusione di genitori anziani o interamente a carico, ritenuti potenzialmente solo beneficiari di prestazioni sociali,
  • aumento sostanziale del reddito minimo richiesto per la domanda: non più assegno sociale + metà per ogni familiare, ma triplo dell'assegno sociale + intero,
  • importo per ciascun ricongiunto,
  • obbligo di assicurazione sanitaria per ogni familiare.

La filosofia alla base del provvedimento è evidente: solo chi non grava sul sistema può accedere.

Il quadro politico e sociale
I promotori citano come legittimazione politica i risultati del referendum di giugno e la percezione diffusa nei sondaggi e nelle piazze, sostenendo che il cittadino italiano sia, secondo l'opinione pubblica, un riconoscimento da attribuire non per nascita o automatismo, ma per merito e condotta.

È un passaggio che sposta la cittadinanza da diritto a premio, e punta a rispondere alla corrente più identitaria dell'elettorato. La proposta, se approvata, ridisegnerà in modo netto il perimetro di ciò che significa diventare italiani: meno velocità, meno automatismi, più selezione, più sorveglianza.

Il messaggio della Lega è diretto e poco incline a compromessi: chi vuole la cittadinanza deve dimostrare senza riserve di essersela guadagnata. Vi è comunque un aspetto della legge che rimane da chiarire. Perché uno straniero dovrebbe stressarsi così tanto per "meritare" la cittadinanza di un Paese che, ad oggi, non potremmo che definire "di merda", visto ciò che offre agli italiani, tanto che ogni anno ne fuggono almeno centomila?