Negli ultimi dieci anni l’Italia ha visto un forte aumento dell’uso di psicofarmaci tra bambini e adolescenti, soprattutto nella fascia 12-17 anni. A crescere sono soprattutto antidepressivi, antipsicotici e farmaci per l’ADHD. È un trend che riflette un disagio diffuso, amplificato dalla pandemia: isolamento, stress, difficoltà scolastiche e mancanza di punti di riferimento hanno fatto salire i casi di ansia, depressione e problemi comportamentali. Oggi si stima che un giovane su quattro abbia sperimentato sintomi depressivi, e questo ha inevitabilmente aumentato le richieste di cure farmacologiche.

Uno degli aspetti meno discussi riguarda l’impatto di questi farmaci sulla sfera sessuale dei ragazzi, un tema delicato che spesso viene sottovalutato. La depressione stessa può ridurre desiderio, piacere e energie: svuota, spegne, appiattisce tutto ciò che prima dava gratificazione. Ma anche i farmaci, pur essendo fondamentali per ritrovare equilibrio mentale, possono avere effetti collaterali in quest’area.

Gli antidepressivi, in particolare quelli che aumentano la serotonina, possono causare calo del desiderio, difficoltà nell’eccitazione, problemi di erezione o lubrificazione e maggiore difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Non succede a tutti, ma una parte dei pazienti può sperimentare queste sensazioni. Alcuni effetti possono essere temporanei e attenuarsi nel tempo, altri tendono a persistere finché non si modifica il trattamento. La situazione varia da persona a persona.

Per capire meglio, è utile vedere quali principi attivi sono maggiormente prescritti e quali hanno più probabilità di influenzare la sessualità.

Tra gli antidepressivi in aumento si trovano fluoxetina, sertralina, escitalopram e paroxetina. Questi sono molto usati per depressione, ansia e disturbi ossessivi. Tutti possono dare effetti sessuali, ma quelli più “serotoninergici” come paroxetina e sertralina sono in genere i più coinvolti.

Tra gli antipsicotici, in crescita ci sono risperidone, aripiprazolo, olanzapina e quetiapina. Sono utilizzati in caso di disturbi del comportamento, aggressività e disturbi dello spettro autistico. In questa categoria gli effetti sulla sessualità possono includere diminuzione del desiderio, alterazioni ormonali e, in rari casi, modifiche della funzione erettile. Il risperidone, in particolare, è noto per possibili effetti endocrini che possono riflettersi anche sulla sfera intima.

Per l’ADHD l’aumento interessa metilfenidato e lisdexamfetamina. Questi farmaci non colpiscono direttamente la sessualità, ma in alcuni giovani possono ridurre l’appetito, alterare il ritmo sonno-veglia o aumentare l’ansia, fattori che indirettamente influenzano la sfera affettiva.

Tra gli stabilizzatori dell’umore, come acido valproico e lamotrigina, gli effetti sessuali sono meno frequenti, ma possono comunque comparire in alcune situazioni.

Di fronte a tutto questo, la parte cruciale è la comunicazione. Troppo spesso i ragazzi non parlano dei loro dubbi, e gli adulti non chiedono. Eppure la qualità della vita non riguarda solo la stabilità emotiva: anche la sessualità fa parte dell’equilibrio psicofisico di un giovane. Se emergono effetti indesiderati, è possibile intervenire riducendo dose, cambiando farmaco, oppure affiancando psicoterapia e attività fisica, che migliorano sia l’umore sia la percezione di sé.

Gli psicofarmaci, se usati con attenzione e accompagnati da un percorso di supporto reale, possono aiutare molti ragazzi a uscire da periodi difficili. Ma vanno gestiti con delicatezza, ascolto e consapevolezza, ricordando sempre che dietro ogni sintomo c’è una persona che sta cercando di ritrovare il proprio equilibrio, mentale ed emotivo.