Gli ultimi anni hanno mostrato con una chiarezza quasi brutale quanto l’immagine pubblica di un leader possa trascinare verso l’alto – o affondare – un marchio commerciale. Nel caso di Tesla, i numeri parlano da soli: l’esposizione politica e mediatica di Elon Musk non ha solo alimentato polemiche, ma ha avuto un impatto concreto e pesante sulle vendite delle auto elettriche del marchio.
Un team di ricercatori della Yale University ha firmato uno studio per il National Bureau of Economic Research (NBER), analizzando gli effetti dell’iper-esposizione di Musk sul mercato americano delle auto elettriche. E il quadro che emerge non è affatto lusinghiero.
Negli ultimi tre anni, Musk è finito stabilmente sotto i riflettori: prima per l’acquisto miliardario di Twitter (poi trasformato in X), poi per la sua sempre più marcata esposizione politica. Ha finanziato con 300 milioni di dollari la campagna di Donald Trump e in seguito ha assunto un ruolo attivo nella sua amministrazione. Una scelta che ha polarizzato il pubblico, e che – secondo la ricerca – ha pesato sulle vendite Tesla più di qualsiasi concorrente.
Lo studio del NBER quantifica in 1,26 milioni le auto Tesla non vendute negli Stati Uniti tra ottobre 2022 e aprile 2025 a causa della sovraesposizione politica del suo CEO. Tradotto in prospettiva: senza il "fattore Musk", Tesla avrebbe potuto crescere del 67–83% nel periodo considerato.
E il danno non si è limitato alla perdita diretta di clienti. Lo spazio lasciato libero è stato immediatamente riempito da concorrenti come Ford, General Motors e Rivian, che in quegli stessi mesi hanno visto aumentare sensibilmente le loro vendite di veicoli elettrici.
Paradossalmente, mentre la reputazione del marchio subiva colpi a raffica, il titolo Tesla in Borsa ha continuato a salire. Nell’ottobre 2022 valeva circa 215 dollari; oggi supera i 340. Segno che gli investitori hanno continuato a scommettere sul gigante dell’auto elettrica, anche se la domanda reale del prodotto ha subito contraccolpi significativi.
La ricerca è impietosa anche sul fronte politico. Le defezioni maggiori arrivano dagli acquirenti di orientamento Democratico, tradizionalmente più sensibili ai temi ambientali e al climate change. Un segmento che, di fronte alla crescente vicinanza di Musk all’amministrazione Trump – notoriamente poco attenta alle politiche climatiche – si è rapidamente allontanato dal marchio.
Il leggero aumento di gradimento tra gli elettori Repubblicani non è neppure lontanamente sufficiente a compensare la fuga dei Democratici.
Il dato forse più clamoroso riguarda la California, lo stato americano più avanzato nella transizione verso la mobilità elettrica. Secondo la ricerca, senza l’effetto negativo legato a Musk, la California avrebbe potuto arrivare al 100% di veicoli elettrici entro il 2026. Invece, proprio lì le vendite Tesla sono crollate in maniera più forte.
Il caso Musk-Tesla è un monito chiaro: quando un marchio è indissolubilmente legato alla figura del suo leader, ogni sua scelta pubblica può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Elon Musk ha spinto Tesla verso il futuro con innovazioni decisive, ma allo stesso tempo ne ha frenato la crescita con l’esposizione politica e mediatica. Le cifre del NBER non lasciano spazio a interpretazioni: le auto non vendute non sono un dettaglio, ma un macigno sul percorso di un’azienda che avrebbe potuto dominare ancora più nettamente il mercato.

