Il termine “anti-guerra ibrida” può suonare allarmante, ma in realtà non è così lontano dalla realtà quotidiana in cui viviamo. In un mondo caratterizzato da conflitti complessi, in cui aggressori e aggrediti si affrontano non solo sul campo militare, è naturale pensare a un rafforzamento della difesa anche nel nostro Paese.

Negli ultimi anni, grandi investimenti sono stati fatti in Europa, con esempi significativi come quelli della Germania, che ha stanziato miliardi per potenziare la propria difesa, soprattutto a seguito dell’invasione russa in Ucraina. Anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha più volte richiamato i Paesi membri a un riarmo mirato, evidenziando la necessità di essere preparati a nuove minacce.

In Italia, la proposta di una nuova unità anti-guerra ibrida non è sorprendente. L’estate scorsa diverse città europee hanno subito attacchi informatici che hanno colpito infrastrutture critiche, in particolare gli aeroporti. Non è un fenomeno isolato: basti pensare agli attacchi subiti anche da Bruxelles e ad altre capitali europee.

Per rispondere a queste sfide, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha avanzato la proposta di creare un’unità composta da 5.000 persone (inizialmente tra 1.200 e 1.500). Lo scopo è contrastare le minacce di “guerra ibrida”, ovvero attacchi che combinano strumenti militari e non-militari.

L’unità avrà il compito di monitorare infrastrutture critiche, come energia, trasporti e aeroporti, e comprenderà al suo interno un centro per la disinformazione e la guerra cognitiva, dedicato a prevenire e contrastare campagne di propaganda o manipolazione dell’informazione.

Questa iniziativa rappresenta un cambio di strategia nella difesa italiana, riconoscendo che le minacce moderne non sono più solo convenzionali. L’orientamento verso operazioni ibride ha importanti implicazioni per la politica estera, la sicurezza interna e i diritti civili.

Resta da vedere come sarà messa in pratica la proposta: budget, tempistiche, supervisione e modalità operative saranno elementi chiave da seguire nei prossimi mesi.

In ogni caso, la creazione di questa unità segna un passo significativo verso una difesa più moderna e integrata, pronta a fronteggiare un panorama internazionale sempre più complesso.