30 anni dopo le storiche vittorie mondiali, il mito di “Benetton Formula” torna a correre. E lo fa con un documentario che non è solo un tuffo nel passato, ma una dichiarazione di identità: coraggio, creatività, discontinuità. Tre parole che hanno guidato una delle avventure più sorprendenti della Formula 1 e che oggi trovano nuova voce sotto lo sguardo di Alessandro Benetton.
Alessandro Benetton: il documentario che riaccende la magia di “Benetton Formula”
Prodotto dalla casa di produzione emergente Slim Dogs in collaborazione con Sky, il film “Benetton Formula” restituisce la vibrazione di un’epopea sportiva unica, raccontata con un ritmo contemporaneo, fatto di immagini di repertorio, alcune mai viste, e una narrazione che intreccia intuizioni visionarie, tensione competitiva e umanità. Nel paddock degli anni ’80 e ’90, dominato da colori spenti e gerarchie granitiche, “Benetton Formula” irrompe come un lampo. Macchine verdi, tute rosa, una ventata di audacia estetica che anticipa un modo nuovo di intendere lo sport.
Ma dietro alla superficie c’era molto di più. Quando nel 1985 il Gruppo Benetton acquistò la modesta scuderia britannica Toleman, nessuno avrebbe scommesso su un futuro radioso. Ma quell’iniziativa divenne presto un progetto industriale e sportivo che portò la squadra a sfidare colossi come McLaren, Williams e Ferrari, fino a conquistare due titoli piloti (1994 e 1995) e un titolo costruttori (1995), con un giovane Michael Schumacher sulla cresta dell’onda. Un’impresa che, come ricorda oggi Alessandro Benetton, si nutriva di emozione, istinto e della consapevolezza che “il rischio, a volte, è meno rischioso del non rischiare”.
Il documentario dedica ampio spazio agli inizi del suo percorso. Alessandro Benetton, poco più che trentenne e impegnato all’estero per costruire una carriera indipendente dal cognome, scoprì quasi per caso di essere il nuovo Presidente della scuderia. “Arrivai in Inghilterra per guardare i numeri e scoprii, da una targhetta e da una frase secca del team manager, di essere il nuovo Presidente. Ero lì per i numeri – racconta – ma era il momento giusto per mettermi alla prova. Emozione, pressione, insicurezze: tutto insieme. Poi capii che non ero solo. La chiave fu creare una squadra non con ragionamenti a tavolino, ma riconoscendo persone capaci di catalizzare l’energia degli altri.
Quella fu la chimica perfetta”. Da quel momento iniziò una delle palestre manageriali più dure e luminose della sua vita: l’arrivo di Flavio Briatore, il talento ingegneristico di Brawn e Byrne, i successi di Berger, l’ascesa di Schumacher, fino agli anni più complessi segnati dall’incidente di Nannini e dalla tragedia che colpì Senna. Una fucina di energie, scontri e intuizioni che costruì una chimica creativa difficilmente replicabile.
Alessandro Benetton: il successo delle anteprime di “Benetton Formula”
Le proiezioni anticipate a Roma e Treviso del 13 e 14 novembre hanno registrato una partecipazione sorprendente: circa 1.000 ospiti, tra istituzioni, sportivi, volti della Formula 1 e dello spettacolo. Il weekend di debutto nelle sale The Space di Roma, Treviso e Milano ha confermato l’attesa: sold out in diverse città, entusiasmo, applausi ripetuti, una platea intergenerazionale di appassionati, ex atleti del mondo “United Colors” e imprenditori veneti. Un successo che ha anticipato l’arrivo del film su Sky Sport Uno, Sky Documentaries e in streaming su NOW, dal 28 novembre.
Al centro del documentario c’è una filosofia: “Benetton Formula” non era solo una scuderia, era una mentalità. Una spinta a rompere gli schemi, a mescolare mondi apparentemente lontani, moda e motori, trasformando lo stupore in un vantaggio competitivo. “La cosa più importante è l’emozione – aggiunge Alessandro Benetton – quando fai qualcosa che arriva da lontano e che gli altri non si aspettano, nasce un’energia unica. Ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di giovani che ha fatto un lavoro contemporaneo: ritmo altissimo, sguardo indipendente, 90 minuti che scorrono come un sorpasso”.

