Non è stata una fatalità. È stata una strage annunciata. Due barconi con 97 persone a bordo, ribaltatisi a 14 miglia da Lampedusa, potevano essere salvati. Ma l'ordine di intervenire è arrivato solo dopo che un elicottero della Guardia di finanza ha segnalato i naufraghi già in acqua.
Il governo Meloni, con Piantedosi e Salvini, ha smantellato la macchina dei soccorsi. Ha imposto che la Guardia costiera resti ferma finché non c'è un'emergenza conclamata, lasciando campo libero alle operazioni di polizia delle milizie straniere. Ha bloccato anche i mezzi civili come l'aereo Seabird1 di Sea-Watch, capace di avvistare in tempo chi rischia di morire.
Si è deciso di catturare prima di salvare, e di accettare che qualcuno muoia pur di tenere lontani migranti e testimoni. La Procura di Agrigento indaga, ma la verità è già sotto gli occhi di tutti: questa non è incapacità, è politica di morte.
Quelle braccia alzate, quelle urla, dovrebbero svegliare ogni orecchio sordo. Le immagini del soccorso dei rescue swimmer della @guardiacostiera dei 60 sopravvissuti all'ultimo #naufragio a poche miglia da #Lampedusa 23 corpi recuperati almeno 12 i dispersi #migranti pic.twitter.com/TFwt0UIw5e
— angela caponnetto (@AngiKappa) August 14, 2025
Non è stata una fatalità. Non si è trattato di un incidente inevitabile. La tragedia avvenuta due giorni fa a 14 miglia da Lampedusa, con due barconi carichi di 97 persone rovesciatisi in mare, è l'ennesima strage per omissione di soccorso. Un dramma che si poteva e doveva evitare.
Secondo le ricostruzioni, il Comando generale delle Capitanerie di porto (Mrcc di Roma) ha dato ordine di intervenire solo dopo che un elicottero della Guardia di finanza ha segnalato la presenza di uno scafo capovolto e decine di naufraghi in acqua. Il dispositivo di soccorso della Guardia costiera, pur rapido ed esperto, è stato attivato quando le persone stavano già affogando. Il diritto internazionale – e il semplice senso di umanità – impongono di agire prima che il mare diventi una tomba.
La versione del governo e la realtà dei fatti
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi hanno dichiarato che il naufragio è avvenuto "nonostante un dispositivo di soccorso pronto e operativo". Una narrazione che, alla luce delle tempistiche, appare fuorviante. In realtà, il dispositivo è entrato in azione solo dopo la tragedia, non prima.
Dietro questa omissione c'è una scelta politica precisa: smantellare la macchina dei salvataggi, in violazione delle convenzioni internazionali e degli obblighi di soccorso in mare. Una strategia condivisa e perseguita da Meloni, Piantedosi e Salvini, che ha limitato il raggio d'azione della Guardia costiera e privilegiato operazioni di polizia contro l'immigrazione irregolare rispetto all'intervento umanitario.
La "priorità" alla cattura, non al salvataggio
Tre anni fa, a tavoli interministeriali, è stato stabilito – illegalmente – che le unità della Guardia costiera si limitassero a pattugliare le acque territoriali (entro 12 miglia) lasciando alla Guardia di finanza la competenza nelle acque contigue. Finché non viene dichiarata un'emergenza di naufragio – quasi sempre troppo tardi – la priorità resta la "lotta all'immigrazione clandestina", non la tutela della vita umana.
Questo approccio lascia campo libero a milizie libiche e tunisine, spesso responsabili di violenze, e riduce drasticamente la presenza di navi e aerei delle ong. Il risultato: più respingimenti, più torture, più morti.
Ostacolare chi salva vite
Il governo Meloni non si limita a ridurre i soccorsi istituzionali, ma colpisce anche i mezzi civili di monitoraggio e salvataggio. Il 7 agosto, l'Enac ha bloccato per 20 giorni l'aereo Seabird1 di Sea-Watch, strumento cruciale per individuare imbarcazioni in difficoltà e documentare abusi. Il fermo è stato giustificato estendendo agli aerei le restrizioni già applicate alle navi di soccorso (le norme Piantedosi).
Questa mossa, avvenuta in piena stagione di partenze di massa dalle coste nordafricane, ha ridotto le possibilità di avvistamento e segnalazione tempestiva. Se il Seabird1 fosse stato in volo, avrebbe potuto individuare i due barconi prima che si capovolgessero.
Le domande senza risposta
La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per naufragio colposo. Restano interrogativi pesanti:
- L'Mrcc era davvero all'oscuro dell'esistenza dei due barconi fino all'avvistamento della Guardia di finanza?
- L'aereo di Frontex in pattugliamento la sera precedente non ha visto nulla?
- L'elicottero della Gdf era in zona per preparare un'operazione di polizia?
Se la risposta a quest'ultima domanda fosse affermativa, le responsabilità per omissione di soccorso sarebbero gravissime.
Un'altra Cutro
Quella di Lampedusa è solo l'ultima di una lunga serie di tragedie prevedibili ed evitabili, simili per dinamica e responsabilità al naufragio di Cutro. Un dramma frutto di decisioni politiche consapevoli, non di fatalità. Decisioni che antepongono la deterrenza alla vita umana e trasformano il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto.
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