Un innovativo studio italiano svela il legame biologico tra stile di vita e salute mentale: muoversi, pensare e socializzare non solo migliorano la memoria, ma modificano la composizione del sangue riducendo l'invecchiamento.

Spesso ci viene detto che fare attività fisica e mantenere la mente attiva fa bene, ma raramente ci viene spiegato come e quanto questo incida biologicamente sul nostro organismo. Una risposta concreta arriva ora dalla ricerca italiana, grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Brain, Behavior & Immunity – Health.

La ricerca, frutto della collaborazione tra Irccs Istituto Clinico Humanitas, l'Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa e altri prestigiosi partner, ha dimostrato che un approccio integrato può fare la differenza anche in persone che mostrano già i primi segni di difficoltà cognitiva.

Il nemico silenzioso: l'invecchiamento 

Con l'avanzare dell'età, tutti sperimentiamo un fisiologico rallentamento mentale. Tuttavia, per le persone con MCI (Mild Cognitive Impairment), ovvero un lieve declino cognitivo, questo processo è più rapido e comporta un rischio elevato di sviluppare patologie come l'Alzheimer.

Uno dei principali colpevoli di questa degenerazione è quello che tecnicamente viene definito inflammaging: uno stato di infiammazione cronica di basso grado associato all'invecchiamento.

Nel cervello dei soggetti con MCI si trovano spesso livelli eccessivi di citochine pro-infiammatorie.
Queste molecole agiscono come messaggeri del sistema immunitario che, se presenti in eccesso, danneggiano i neuroni e riducono la "plasticità sinaptica" (la capacità del cervello di adattarsi e imparare).
 

La soluzione: Il programma "Train the Brain"
 
Per contrastare questo fenomeno, i ricercatori del Cnr di Pisa hanno ideato "Train the Brain", un intervento che si svolge presso la Palestra della Mente a Pisa. Non si tratta di una semplice serie di esercizi, ma di un vero e proprio "farmaco" comportamentale multidimensionale che agisce su tre fronti simultanei:

  • Attività fisica: Per migliorare la salute vascolare e metabolica.
  • Stimolazione cognitiva: Esercizi mirati per memoria e attenzione.
  • Relazioni sociali: Attività di gruppo per contrastare l'isolamento e favorire il benessere emotivo.

Il Prof. Alessandro Sale (Cnr-In) conferma che i risultati sono evidenti: migliorano memoria e attenzione, aumenta la perfusione sanguigna al cervello e si preserva meglio la materia grigia. I benefici si notano trasversalmente, sebbene siano leggermente più marcati nelle donne e nelle persone con un minor grado di istruzione.

La scoperta: Il cambiamento è nel sangue
 
La vera novità dello studio guidato dalla Prof.ssa Michela Matteoli (Humanitas) risiede nell'aver misurato cosa accade a livello molecolare. Analizzando il sangue dei partecipanti (76 persone con diagnosi MCI) prima e dopo 7 mesi di programma, i ricercatori hanno osservato una inversione di tendenza nel sistema immunitario:


"Tra queste molecole, la IL-10 gioca un ruolo importante nella sopravvivenza dei neuroni [...] aumenta dopo l’allenamento e correla con le capacità di memoria sia a breve che a lungo termine." — Prof.ssa Michela Matteoli
 

Il cervello non invecchia da solo

Questo studio lancia un messaggio di grande speranza e responsabilità individuale. Non siamo spettatori passivi del nostro invecchiamento.

Come sottolinea la ricercatrice Genni Desiato, il cervello è fortemente influenzato dallo stile di vita: le nostre abitudini quotidiane sono in grado di agire in profondità, modificando la nostra biologia fino al livello delle singole molecole. Camminare, leggere, giocare e stare insieme agli altri non sono solo passatempi, ma vere strategie preventive accessibili a tutti per rallentare il declino e proteggere il nostro futuro cognitivo.