Le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morte in Italia, responsabili di oltre il 30% dei decessi e con un impatto economico stimato in circa 20 miliardi di euro all’anno tra costi sanitari e perdita di produttività. In risposta a questa emergenza sanitaria e sociale, Confindustria Dispositivi Medici e le principali società scientifiche italiane di cardiologia – GISE, ITACARE-P, IFC, SIC e SICVE – hanno lanciato un’alleanza per la realizzazione di un “Piano cardiovascolare per l’Italia”, che punta su tre pilastri fondamentali: prevenzione, integrazione ospedale-territorio e programmazione efficiente delle risorse.
L’obiettivo è tradurre in azioni concrete il recente piano strategico europeo per la salute cardiovascolare, promuovendo screening nazionali, percorsi diagnostico-terapeutici uniformi e continuità delle cure tra ospedale e territorio. “Le patologie cardiovascolari sono una minaccia silenziosa, ma prevedibile e prevenibile. Investire in prevenzione e screening strutturati è la strada maestra”, ha dichiarato Paola Pirotta, presidente dell’Associazione Assobiomedicali di Confindustria Dispositivi Medici. Secondo Pirotta, la manovra 2026 rappresenta un’opportunità concreta per includere la salute cardiovascolare tra le priorità nazionali, supportata da tecnologie innovative per la diagnosi precoce e la gestione dei pazienti.
Il Piano propone, in particolare, un programma nazionale di screening cardiovascolare destinato alla popolazione tra 18 e 69 anni, di cui il 41% presenta almeno tre fattori di rischio. Il modello prevede l’integrazione di dispositivi digitali, strumenti di monitoraggio remoto e app personalizzate, con le Case di Comunità, i medici di medicina generale e le farmacie come punti chiave per lo screening e il counseling, riducendo il divario tra ospedale e territorio.
Secondo le stime, i ricoveri per patologie cardiovascolari incidono per oltre 16 miliardi di euro all’anno, e un ricovero su quattro per scompenso cardiaco o fibrillazione atriale potrebbe essere evitato con una gestione più efficace sul territorio. L’assenza di un approccio multidisciplinare e l’uso limitato della telemedicina compromettono la presa in carico a lungo termine dei pazienti. Il Piano propone quindi l’adozione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) nazionali, l’integrazione della telemedicina e delle tecnologie innovative, e il rafforzamento della continuità assistenziale post-ospedaliera.
Sul fronte della programmazione delle risorse, il Piano suggerisce di riorganizzare l’offerta sanitaria puntando sulla gestione integrata delle patologie e non solo sulle singole prestazioni. Si propone anche l’aggiornamento del Piano Nazionale Esiti (PNE) in collaborazione con AGENAS e le società scientifiche, per misurare gli outcome clinici, migliorare la qualità dei percorsi e garantire la sostenibilità dell’adozione delle tecnologie innovative.
Il “Piano cardiovascolare per l’Italia” rappresenta dunque un passo fondamentale per trasformare la strategia europea in azioni concrete e misurabili, con l’obiettivo di ridurre mortalità e ricoveri, migliorare la qualità della vita dei pazienti e sostenere il sistema sanitario nazionale.


