Dal palco di Firenze, davanti a una piazza del Carmine piena - quasi 100mila i presenti - e a fabbriche semivuote per lo sciopero generale, Maurizio Landini ha mandato un messaggio netto: la manovra del governo è una scelta politica che intreccia austerità, tagli sociali e miliardi destinati alle armi. E chi lavora non ci sta.
Una piazza che parla chiaro
Per Landini, la forza della mobilitazione non è un dettaglio: dimostra che la maggioranza di lavoratrici, lavoratori e pensionati rifiuta una manovra che scarica i costi dell'aggiustamento sui soliti noti. Quel Paese reale che manda avanti l'Italia ogni giorno, non certo la finanza o i grandi patrimoni.
Austerità e riarmo: il cuore della manovra
Il segretario della Cgil non ha girato attorno alla questione. Il governo punta a rientrare sotto il 3% del rapporto debito/PIL seguendo alla lettera i vincoli europei e spalancando la porta ai prestiti da destinare alla spesa militare. Risultato? Gli unici investimenti pubblici consistenti previsti nei prossimi anni riguardano il riarmo, mentre lo Stato arretra su tutto ciò che riguarda la vita quotidiana delle persone.
Pensione a 70 anni e occupazione ferma: il conto lo paga chi lavora
Altro che superamento della Fornero. La prospettiva reale è un'età pensionabile che punta verso i 70 anni, diventando la più alta d'Europa. Nel frattempo cresce solo l'occupazione degli over 50, mentre giovani e donne restano ai margini. E i giovani che possono se ne vanno: un'emorragia ormai strutturale.
Più tasse per chi ha già dato
A sostenere il rientro nei parametri europei sono soprattutto lavoratori e pensionati: 25 miliardi di tasse in più pagate tra 2022 e 2024 a causa del drenaggio fiscale. Risorse che avrebbero potuto rafforzare sanità, scuola e salari, ma che finiscono invece nel capitolo armamenti e in nuovi tagli al welfare.
Landini denuncia un disegno preciso: privatizzare, pezzo dopo pezzo, sanità e istruzione.
Una riforma fiscale vera: prendere i soldi dove sono
La Cgil porta due proposte sul tavolo. Prima: restituire servizi a chi ha pagato quei 25 miliardi e introdurre un meccanismo automatico che eviti il drenaggio fiscale. Seconda: una vera progressività che non colpisca solo chi lavora ma tutta la ricchezza, come vuole la Costituzione.
C'è anche un contributo di solidarietà dell'1,3% sui circa 500 mila italiani con redditi oltre i 2 milioni l'anno. Una misura che da sola varrebbe 26 miliardi: più dell'intera legge di bilancio.
Profitti record, salari in caduta
Il quadro salariale italiano è il vero buco nero del Paese. Negli ultimi dieci anni i profitti delle imprese sono esplosi, mentre i salari hanno perso potere d'acquisto. L'80% dei profitti finisce agli azionisti, non ai lavoratori né al sistema Paese. Landini lo dice senza giri di parole: se i salari non crescono quando le imprese fanno extra-profitti, quando dovrebbero farlo?
Investimenti pubblici: zero. Armi: 23 miliardi
Nella manovra quasi non esistono investimenti per servizi, infrastrutture o lavoro pubblico. L'unico capitolo che cresce davvero è quello militare: 23 miliardi in tre anni. E gli aumenti del 6% dati ai dipendenti pubblici sono una presa in giro, con un'inflazione al 18%.
L'attacco al sindacato e al diritto di sciopero
Landini denuncia un'offensiva politica per indebolire il sindacato confederale e limitare il diritto di sciopero con meccanismi che costringerebbero i lavoratori a dichiarare l'adesione dieci giorni prima. Un tentativo di minare un pilastro democratico conquistato con decenni di lotte.
Precarietà e sfruttamento: il fallimento del modello attuale
Il livello di precarizzazione è fuori controllo. Appalti e subappalti hanno frantumato la solidarietà tra lavoratori e creato filiere dove si lavora in condizioni indegne, come nel caso – citato da Landini – di parti della moda, dove c'è chi produce borse di lusso lavorando 12 ore per essere pagato solo 3. Il governo, invece di colpire lo sfruttamento alla radice, pensa a scudi per le aziende capofila.
Morti sul lavoro: non è fatalità, è sistema
Le morti sul lavoro aumentano e riguardano soprattutto precari, appalti, subappalti e lavoratori in nero: tre milioni solo questi ultimi. E mentre si continua a morire, il governo risponde con norme assurde come l'obbligo di preavviso per le ispezioni.
Democrazia nei luoghi di lavoro
La Cgil porta avanti una discussione con imprese e associazioni per cancellare i contratti pirata, estendere diritti e introdurre il principio che un contratto sia valido solo se votato dai lavoratori. Una proposta semplice: se il governo è convinto della bontà dei contratti pubblici, si faccia un referendum tra chi lavora in sanità, scuola e territori.
Sanità pubblica: una legge di iniziativa popolare
La confederazione lancerà una proposta di legge popolare per rifinanziare e salvare la sanità pubblica, oggi allo stremo. L'Italia investe il 6% del PIL, mentre la media europea è 7,5%. Il divario vale 40 miliardi: la stessa cifra che oggi le famiglie pagano di tasca propria per curarsi.
Referendum sulla giustizia: un no deciso
La Cgil sarà in prima linea per respingere la riforma sulla giustizia, che per Landini non risolve nulla e serve solo a ridurre l'autonomia della magistratura, aprendo a una deriva autoritaria.
Difendere la Costituzione, difendere la democrazia
Quando si mette mano all'indipendenza della magistratura, ai sindacati o all'informazione, si colpisce la democrazia. Landini rivendica la natura politica – non partitica – del sindacato confederale: difendere il lavoro, i diritti e la Costituzione antifascista fa parte della sua ragion d'essere.
Un percorso che continuerà
Le ragioni della mobilitazione – contro la guerra, per la pace, per la giustizia sociale, contro la legge di bilancio – fanno parte di un'unica battaglia: rimettere al centro lavoro e persone. La Cgil è convinta di rappresentare la maggioranza del Paese e non intende fermarsi.
Secondo i dati forniti dall CGIL almeno mezzo milione di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, cittadine e cittadini, hanno partecipato alle oltre cinquanta manifestazioni organizzate sul territorio nazionale a sostegno dello sciopero generale proclamato per l'intera giornata di oggi in tutti i settori, pubblici e privati.
L'adesione media nazionale, secondo dati non definitivi, si attesta intorno al 68%.


