Alla fine del 2024, il numero di persone costrette a fuggire — per guerra, persecuzioni, crisi ambientali o povertà estrema — ha superato la soglia dei 123,2 milioni. Un aumento netto, che conferma come lo "sradicamento forzato" sia oggi una condizione strutturale, non più episodica. 

Un dato particolarmente allarmante: nel solo 2024 si contano circa 46 milioni di sfollati climatici — persone costrette a migrare non per conflitti ma per cambiamenti ambientali.  Nei primi mesi del 2025, appare una lieve diminuzione globale (117,3 milioni): ma il calo è dovuto in larga parte a ritorni forzati in paesi spesso tutt’altro che sicuri.

Tre rifugiati su quattro trovano accoglienza non in Europa, ma in paesi a basso o medio reddito: l’idea che l’Europa sostenga da sola "il peso" delle migrazioni è dunque una falsa rappresentazione. 

In sostanza, in base a questa brevissima sintesi della IX edizione del Report "Il diritto d’asilo" della Fondazione Migrantes, la migrazione forzata è globale, crescente, legata sempre più anche a fattori ambientali: il fenomeno non accenna a diminuire, e diventa strutturale.

 Nel 2025, l’Italia registra un record storico di richieste di asilo. Nel contesto europeo, le domande nell’UE sono diminuite del 13%, ma l’Italia è in controtendenza. Eppure: nonostante l'aumento delle domande, il sistema di protezione è fortemente selettivo. Nel 2024 il tasso di dinieghi in Italia è salito al 64% — ben oltre la media UE del 51%.

Il rapporto definisce il sistema nazionale un’"infrastruttura di esclusione": file interminabili alle Questure, procedure lente o inefficaci, centri di detenzione, ricollocamenti simbolici o mancati. 
Anche per chi ottiene protezione, le condizioni restano fragili: povertà, esclusione sociale, incertezza. Il diritto d’asilo rischia di restare sulla carta. In Italia tante speranze, ma la maggior parte si scontra con un sistema incapace di garantire protezione reale.

 
Per la prima volta dal 2020 le domande di asilo nell’UE calano: meno di 913.000 nel 2024, –13% rispetto all’anno precedente; il trend prosegue anche nel 2025. Parallelamente, cresce la pressione su politiche e accordi — come il nuovo assetto comunitario su migrazione e asilo — che rischiano di trasformare principi di protezione in pratiche di controllo e rifiuto.

Il Report denuncia anche la mutazione semantica: parole come "sicurezza", "controllo", "cooperazione" — che dovrebbero significare protezione — diventano strumenti di esclusione. L’Unione Europea sembra tornare a chiudersi: l’abbassamento numerico delle domande non significa meno necessità, ma — secondo il Report — una riduzione del diritto ad accedere all’asilo.

Il Report non è solo un insieme di numeri: è un grido civile. Denuncia che, in un mondo che "normalizza crisi e disumanizzazione", riconoscere l’umanità di chi fugge resta il fondamento di ogni democrazia. 

Per la Fondazione Migrantes, servono scelte coraggiose: diplomazia, cooperazione internazionale, rispetto del diritto internazionale all’asilo. Politiche che non guardino solo al controllo dell’immigrazione, ma alla protezione effettiva delle persone. Se non cambia la rotta — denuncia il Report — quelli che avrebbero diritto a rifugio finiranno per restare "invisibili": scomparsi nei numeri, ignorati nella realtà, relegati alla marginalità.

È un monito — e una richiesta: l’Europa e l’Italia devono decidere se restare fedeli ai principi di solidarietà e protezione, oppure piegarsi a logiche di esclusione e repressione.



Leggi la sintesi del Report
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