A sentirlo parlare oggi, a distanza di decenni, si fa fatica a riconoscerlo per ciò che dice. Ma il suo è un volto inconfondibile, lui è uno che non le manda certo a dire, è uno... pane al pane e vino al vino. Marco Rizzo, 66 anni, torinese di nascita ma con profonde radici venete, torna a farsi notare nel panorama politico regionale con un programma che sfida le convenzioni di destra e sinistra.

E' lui il candidato di Democrazia sovrana e popolare alle elezioni regionali in Veneto 2025.

Non più l’uomo della falce e martello, dei nostalgici ammiccamenti all’ex Urss o delle battaglie accanto ad Armando Cossutta nel Prc, ma un candidato outsider che si propone come alternativa a un sistema politico che, secondo lui, ha tradito i cittadini.

Rizzo non risparmia critiche a nessuno: «Destra e sinistra sono la stessa cosa», afferma, e il suo obiettivo non è soltanto scuotere la politica italiana ma restituire al Veneto una sovranità concreta. La sua proposta principale è chiara: introdurre uno Statuto speciale, simile a quello del Friuli-Venezia Giulia, per rendere la regione più autonoma dallo Stato centrale e dare finalmente voce alla classe media in difficoltà.

Accanto all’autonomia, Rizzo pone al centro la sanità, denunciando le lunghe liste d’attesa e la rinuncia alle cure da parte di centinaia di migliaia di cittadini veneti. Il suo progetto prevede aumenti salariali per gli operatori sanitari, una sanità di prossimità, riforme terminologiche e pensioni più dignitose per gli invalidi civili. Il messaggio è chiaro: nessuno deve rimanere indietro.

Sul fronte dell’immigrazione, Rizzo si distanzia nettamente dalla sinistra «dura e pura» del passato, sposando una linea di aiuti ai Paesi d’origine piuttosto che di accoglienza indiscriminata. Sul tema Europa, la sua critica è altrettanto radicale: la Commissione europea è descritta come una macchina burocratica e guerrafondaia, e l’Italia dovrebbe sviluppare rapporti diretti con Usa e Russia, superando sanzioni e costi esosi dell’energia.

Il programma di Rizzo si estende anche a tassazione e burocrazia: abolizione della quota regionale per le spese militari, bandiera veneta accanto a quella italiana, riduzione del 10% di ogni tassa, autocertificazione per semplificare la vita ai cittadini, e misure per sostenere i redditi con un salario minimo regionale e aiuti alle piccole imprese.

Ciò che emerge dal profilo di Marco Rizzo è un politico che ha fatto della coerenza il suo cavallo di battaglia: «Faremo ciò che diciamo. Chi corre con noi ha il vincolo di mandato e di programma». Una promessa di concretezza che, sebbene outsider, ha già trovato estimatori come lo scrittore e alpinista Mauro Corona.

Marco Rizzo rappresenta così un fenomeno curioso nel panorama veneto: un ex comunista che oggi guarda a sovranismo e autonomia, criticando destra e sinistra come due facce dello stesso inganno. Che piaccia o meno, la sua candidatura sottolinea una domanda crescente tra i cittadini: quella di politici che promettano fatti, non parole, e una regione finalmente padrona di sé stessa.