Ancora una volta, il governo Meloni mette in scena l'ennesima truffa istituzionale, questa volta con protagonista il ministro Calderoli, pronto a firmare le pre-intese sull'autonomia differenziata con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria.

L'autonomia differenziata, va ricordato, non è un'idea nuova: è stata svuotata e bocciata dalla Corte Costituzionale, perché avrebbe minato i principi fondamentali di uguaglianza e coesione nazionale. Eppure, la Lega e i suoi alleati continuano a inseguirla come un'ossessione, definendo ogni firma, ogni "tassello" di pre-intesa come un passo verso il paradiso federalista. Peccato che questo paradiso finisca per essere un incubo per il Paese intero.

Da una parte, Molinari e Zaia esaltano il residuo fiscale piemontese e parlano di vantaggi generali, di sussidiarietà e di futuro modello federale. Dall'altra, l'opposizione denuncia l'iniziativa come una pericolosa buffonata: Boccia parla di voto di scambio mascherato da accordo istituzionale, Valente di "dono pre-elettorale", De Cristofaro di promesse senza copertura parlamentare. Insomma, chiunque abbia un minimo di senso dello Stato capisce che si tratta di propaganda politica, non di buona amministrazione.

E se per le regioni del nord il governo annuncia l'autonomia differenziata, per acquisir voti in Campania, il governo ha annunciato nuovi condoni edilizi mentre l'Italia affronta emergenze climatiche sempre più drammatiche, con vittime e danni crescenti. Ma alla destra non importa nulla della coesione del Paese, dei diritti dei cittadini o della salvaguardia dell'unità nazionale: ciò che conta è lisciare il pelo all'abusivismo edilizio, gonfiare il consenso locale e usare le istituzioni come merce di scambio.

Il risultato? L'Italia divisa, le disuguaglianze accentuate, il principio di solidarietà nazionale calpestato, con la politica ridotta a spettacolo, le istituzioni a passerella, il Paese a spettatore impotente.