Il nuovo Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030 è stato aggiornato e inviato alle Regioni nella sua versione quasi definitiva. Dopo mesi di confronto, ora contiene indicazioni più chiare su come organizzare i servizi e come garantire assistenza omogenea in tutta Italia.

L'idea centrale è semplice: una salute mentale più accessibile, moderna e integrata. Non più servizi separati o frammentati, ma una rete unica che unisce ospedale, territorio e servizi sociali. Questo vale anche per le dipendenze, che non saranno più gestite come un sistema parallelo, ma integrate nei percorsi psichiatrici, soprattutto per i giovani, dove confini e problemi spesso si sovrappongono.

Una delle novità più rilevanti riguarda il superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura: il piano recepisce l’accordo nazionale che punta a eliminarla gradualmente grazie a spazi adeguati, più formazione e nuove procedure per la gestione delle situazioni critiche.

Altro punto forte: la telemedicina. Dopo l’accelerata degli ultimi anni, diventa parte strutturale del sistema. Visite online, consulti e supporto territoriale non saranno più un’opzione emergenziale, ma strumenti stabili, soprattutto nelle aree dove mancano professionisti.

L'assistenza verrà organizzata su quattro livelli, dal primo contatto territoriale fino ai servizi specialistici residenziali e regionali, così da evitare che ogni territorio si inventi un modello diverso.

Grande attenzione anche alla prevenzione: disagio giovanile, solitudine, salute mentale in carcere e prevenzione del suicidio diventano aree prioritarie, con programmi dedicati e percorsi specifici.

Per far funzionare tutto, serviranno personale formato e strutture adeguate. Il piano prevede obblighi formativi su gestione del rischio, comunicazione e tecniche di de-escalation, oltre a interventi edilizi per rendere i reparti più sicuri e accoglienti.

Infine, niente resterà sulla carta: il monitoraggio sarà continuo e centralizzato, per verificare se le Regioni applicheranno davvero quanto previsto.

In sostanza, questo piano prova a correggere anni di disomogeneità e carenze. Se funzionerà non dipenderà solo dal testo, ma da risorse, volontà politica e capacità delle Regioni di trasformarlo in realtà.