La NATO iniziò a muovere i suoi primi passi nel marzo 1948, quando cinque Stati — Regno Unito, Francia e Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) — firmarono il Trattato di Bruxelles, un’alleanza di mutua difesa, temendo nuove aggressioni da parte dell'Unione Sovietica.
Le preoccupazioni non erano affatto ingiustificate.
Per prima, era caduta la Polonia, con le elezioni truccate di gennaio 1947, dove il Partito dei Lavoratori (comunista) eliminò l'opposizione (il Partito Contadino) tramite frodi, repressioni, arresti e cancellazione di liste elettorali, assicurandosi il controllo totale e trasformando la Polonia in uno stato satellite sovietico, con l'approvazione della Mała Konstytucja ("Piccola Costituzione").
Poi fecero seguito i colpi di stato in Romania, il 30 dicembre 1947, che proclamò la Repubblica Socialista di Romania, esiliandone la famiglia reale, e in Cecoslovacchia, tra il 20 febbraio è il 10 marzo 1948, quando il presidente della repubblica, temendo un intervento militare sovietico, accettò prima la lista dei ministri imposta dal Partito Comunista (Komunistická Strana Československa, KSČ) e poi subendo il rovesciamento dei poteri da parte dei comunisti.
Intanto, Estonia, Lettonia e Lituania restavano sotto l'occupazione di Mosca, in seguito al Patto Molotov-Ribbentrop, illegale.
I timori di Regno Unito, Francia e Benelux trovarono conferma pochi mesi dopo il Trattato di Bruxelles di marzo 1948, quando Mosca diede seguito con il Blocco di Berlino.
Il 24 giugno 1948, l’Unione Sovietica impose un blocco totale agli accessi ai tre settori occupati dagli Alleati (Stati Uniti, Regno Unito e Francia) a Berlino, scollegando la rete elettrica e interrompendo tutti i collegamenti stradali e ferroviari, lasciando la città priva rifornimenti di cibo e medicinali, completamente circondata e sotto assedio.
Il giorno successivo all’inizio del blocco, fu avviato un imponente ponte aereo, che sarebbe durato ben 462 giorni. Centinaia di aeroplani, affettuosamente soprannominati dalla popolazione locale "Rosinenbomber" (bombardieri d'uva passa), trasportarono una vasta gamma di provviste: dai container pieni di viveri, carbone e medicinali, a piccoli pacchetti di caramelle attaccati a minuscoli paracadute individuali destinati ai bambini (ideati dal pilota Gail Halvorsen). Gli aerei venivano utilizzati anche per evacuare dalla città i malati più gravi e i bambini.
I mezzi di volo furono forniti e operavano con equipaggi provenienti dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dalla Francia, ma anche Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda parteciparono con propri piloti. In totale, furono effettuati 278.228 voli, trasportando circa 2.326.406 tonnellate di cibo e altre forniture essenziali, tra cui 1.500.000 di tonnellate di carbone per il riscaldamento e la produzione di energia elettrica, diventando così il più grande sforzo umanitario della storia.
La misura era colma e, per la prima volta nella loro storia, gli USA accettarono l’idea di un’alleanza militare permanente in tempo di pace.
Fu così che, il 4 aprile 1949, a Washington dodici nazioni (tra cui l'Italia) firmarono il Trattato Nord Atlantico.
L'Unione Sovietica tolse il blocco a mezzanotte del 12 maggio 1949.
La NATO nacque - dunque - per proteggere l’Europa occidentale, contenere l’espansionismo russo, garantire stabilità politica e sicurezza militare durante la Guerra Fredda.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica (1991), molti pensavano che la NATO avrebbe perso significato. In realtà, l’Alleanza si trasformò da blocco difensivo anti-URSS a una piattaforma globale di sicurezza collettiva.
Attualmente, sono ben 32 i paesi membri, inclusi i 12 fondatori e gli stati aggiunti nel tempo, come recentemente Svezia e Finlandia. A questi si aggiungono una decina di così detti "Partner Strategici", cioè nazioni come Australia, Colombia, Giappone, Nuova Zelanda, Pakistan, Corea del Sud, Iraq e Brasile, che collaborano con l'Alleanza in programmi di partnership globali, senza però avere diritto di voto nelle decisioni.
A questi si aggiungono, ancora, altri programmi di partnership, come il Partenariato per la Pace (PfP) che include paesi come Austria, Georgia, Irlanda, Malta, Serbia, Svizzera.
I rapporti tra NATO e Israele sono di partenariato strategico e cooperazione, formalizzati dal 1994 tramite il Dialogo Mediterraneo, con Israele che ha una missione permanente a Bruxelles dal 2016 per facilitare scambi di intelligence e esercitazioni congiunte, rafforzando la sicurezza reciproca e l'interoperabilità militare
Questa trasformazione della NATO si è rivelata un vicolo cieco, essendo ormai divenuta un partenariato a dir poco variegato ed eterogeneo, ed è a questo che si riferisce il controverso cambio di strategie recentemente annunciato dalla Casa Bianca.
Intanto, superato lo shock iniziale, l'Unione Europea si sta rendendo conto che l'inizio della Operazione Speciale russa in Ucraina ha riportato in auge l'elemento essenziale: la NATO nacque per difendere innanzitutto l'Europa da Mosca e poi anche l'Oceano Atlantico, cioè gli Stati Uniti.
Non l'incontrario, come qualcuno può credere in base al nome.
Sono Varsavia, Berlino e Praga che si trovano pochi minuti di missile dal confine russo e che sarebbero raggiungibili in pochi giorni con una Blitz Krieg in salsa russa, come è la fiorente economia europea che crollerebbe sotto l'urto di una guerra commerciale o tecnologica.
E l'Italia?
Non ci sono unità straniere permanentemente di stanza in Italia, ma solo installazioni italiane che fungono da "hub" strategico per la NATO nel Mediterraneo. Ad esempio, l'aeroporto di Decimomannu e la base navale di Taranto, che sono utilizzati come scali di appoggio per le forze dell'Alleanza Atlantica.
Inoltre, l'Italia ospita a Roma il centro di formazione (NATO Defense College - NDC) e, a La Spezia, il Centro di Ricerca Sottomarina e Sperimentazione Marittima della NATO (CMRE - Centre for Maritime Research and Experimentation).
Per tutto il resto, basi militari incluse, l'Italia ha un rapporto diretto con gli USA molto più profondo di quanto sia quello nell'Alleanza Atlantica: nel 1951, nel contesto della Guerra Fredda, Roma concesse a Washington l’uso del proprio territorio, attraverso accordi bilaterali, in cambio di aiuti per la ricostruzione post-bellica.
L’Italia alla pari del Giappone è la nazione con la più alta concentrazione di basi militari statunitensi, con almeno 120 strutture distribuite sul territorio nazionale. Si stima che in Italia siano dislocati almeno 12.000 soldati americani, distribuiti tra attività di logistica, intelligence, unità operative e comando.
Queste strutture, tra le più importanti in Europa, rivestono un ruolo cruciale nel sistema di difesa e di proiezione militare degli Stati Uniti (e dell'Italia che li ospita) nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente. Tra le principali basi militari statunitensi in Italia, si annoverano quelle di:
- Sigonella, in Sicilia: è soprannominata la “portaerei del Mediterraneo” per la sua posizione strategica, proiettata su Nord Africa, Sahel e Medio Oriente, ed è la sede principale dell’AFRICOM, il comando militare americano dedicato all’Africa. Sono dislocati reparti della US Navy specializzati in aviazione di marina e supporto logistico, come il Naval Munitions Command (NMC) Atlantic Detachment per le munizioni. La base ospita unità P-8A Poseidon (pattugliamento marittimo), droni MQ-9 Reaper e velivoli di sorveglianza come gli EP-3.
- Aviano, in Friuli Venezia Giulia: è una grande base avanzata, deposito nucleare (testate nucleari B61-4) e centro di telecomunicazioni, considerata una delle più grandi in Europa, ospitando migliaia di militari statunitensi e le loro famiglie.
Il cuore operativo è il 31st Fighter Wing (31 FW), che include i gruppi di volo principali, i 510th "Buzzards" e 555th "Triple Nickel" Fighter Squadrons, affiancati da unità di supporto come il 31st Operations Group, il Maintenance Group e il Mission Support Group, oltre agli squadroni di soccorso come il 56th e il 57th Rescue Squadrons equipaggiati con elicotteri HH-60 Pave Hawk per operazioni SAR/CSAR (ricerca e salvataggio in combattimento). - Ghedi, in provincia di Brescia: non sono dislocati reparti militari statunitensi, ma è uno dei siti in Italia dove sono conservate bombe nucleari tattiche (B61) nell'ambito del programma Nuclear Sharing statunitense. La base ospita il 6º Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana ("Diavoli Rossi").
- Camp Darby, in provincia di Pisa (e porto di Livorno): rappresenta il più grande deposito di munizioni in Italia. Sono presenti principalmente unità logistiche e di supporto dell'Esercito e dell'Aviazione USA, come il 31st Munitions Squadron, il 31st Redhorse Flight, e il CEB-L (Combat Equipment Battalion – Logistics), che gestiscono enormi depositi strategici di munizioni, armamenti (carri armati, veicoli corazzati) e attrezzature di ingegneria per il sud Europa.
- Caserma Ederle e Caserma Del Din (Aeroporto Dal Molin) in provincia di Vicenza: Ospitano la 173ª Brigata Aviotrasportata (Airborne Brigade) e altre unità da combattimento dell'U.S. Army, insieme a comandi come l'US Army Africa (ora African Command - USAFRICOM) e unità di supporto logistico e di intelligence come l'U.S. Army Garrison Italy, la 207th Military Intelligence Brigade o il 307th Military Intelligence Battalion, il 414th Contracting Support Brigade, 21st Theater Support Command, 106th Financial Management Support Unit, 386th Movement Control Team e 464th Military Police Platoon.
- Napoli (Capodichino): Quartier generale delle forze navali americane in Europa e Africa (NAVEUR-NAVALAF) e Comando della U.S. Sixth Fleet, essenziale per il controllo delle operazioni navali (Naval Support Activity Naples). Include le sedi di Gricignano di Aversa, che fornisce supporto logistico, amministrativo e abitativo per il personale e le famiglie, e del Lago Patria in provincia di Caserta, sede del Carney Park, un parco ricreativo.
- Gaeta (Lazio): funge principalmente da porto d'attracco e supporto logistico per la US Navy, ospitando la nave ammiraglia della Sesta Flotta, la USS Mount Whitney (LCC-20), che è il quartier generale mobile del comando, ma le attività principali e le altre grandi unità navali sono spesso coordinate dalla base di Napoli (NAVBASE Naples).
Gli Stati Uniti non hanno più basi permanenti in Sardegna dopo la chiusura della storica base NATO della Maddalena nel 2008, ma utilizzano i grandi poligoni militari italiani e le installazioni per logistica e supporto italiane:
- Poligono di Quirra (PISQ): Grande area per test missilistici e addestramento interforze (NATO/USA).
- Poligono di Teulada (CAUC): Centro di Addestramento per Unità Corazzate (CAUC) dove si svolgono manovre terra-mare-aria per truppe NATO e USA.
- Aeroporto di Decimomannu (CA): Aeroporto NATO utilizzato per supporto aereo.
Capo Frasca (OR): Poligono di tiro per aerei supersonici. - Monte Limbara (SS): Una volta sede di una base USAF (base missilistica), ora usata in modo diverso.
- Sinis di Cabras (SS): Centro elaborazioni dati NSA.
Volendo fare un confronto, il Giappone ospita circa 120 installazioni militari statunitensi, con quasi 53.000 soldati presenti nel Paese. In particolare, l'isola di Okinawa ospita oltre la metà delle truppe USA in Giappone.
In Germania, si stima che ci siano oltre 40 basi militari statunitensi di varie dimensioni in Germania. La Ramstein Air Base è la più grande installazione militare americana in Europa e funge da quartier generale dell'Eucom (United States European Command).
In Corea del Sud, diverse basi sono state restituite al controllo sudcoreano negli ultimi anni, ma la presenza rimane significativa, con un numero di soldati che si attesta intorno a 28.500.
In Polonia, le principali strutture includono la U.S. Army Garrison-Poland (USAG Poland) a Poznań, la prima guarnigione permanente dell'esercito statunitense in Polonia, che funge da quartier generale avanzato del V Corpo d'Armata (V Corps), e "Camp Miron" (Base delle Forze Speciali) vicino a Cracovia.
Inoltre, tramite la NATO gli USA in Polonia possono contare sulla Base di Difesa Missilistica Aegis Ashore a Redzikowo ed il Complesso di Stoccaggio e Manutenzione a Lungo Termine a Powidz, il più grande progetto infrastrutturale finanziato da USA e NATO negli ultimi 30 anni, utilizzato per immagazzinare attrezzature militari pesanti.

