Trento  –  È una scossa giudiziaria che risuona come un boato in tutto il Paese. Con un'ordinanza durissima, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento, dott. Gianmarco Giua, ha demolito la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ha imposto l'imputazione coatta del Presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, per la brutale uccisione dell'orso M90.

Non un atto politico, ma una sentenza di civiltà. Il GIP parla chiaro: ci sono “gravi elementi indiziari” che indicano la configurabilità del reato di uccisione di animale con crudeltà e senza necessità, previsto dagli articoli 544-bis e 544-ter del codice penale.

E non finisce qui. Il giudice ha anche ordinato l'iscrizione nel registro degli indagati di due funzionari provinciali coinvolti nell'esecuzione del provvedimento di abbattimento.

 
Un orso ucciso tra atroci sofferenze
L'ordinanza svela un quadro agghiacciante:

  • L'orso non fu narcotizzato, pur essendo radiocollarato e facilmente localizzabile.
  • Tre colpi esplosi, due soltanto andati a segno, ma non letali.
  • L'autopsia parla chiaro: M90 morì dissanguato, vittima di un'emorragia interna, dopo una lunga e lenta agonia.
  • Nessun veterinario era presente, in violazione del protocollo PACOBACE, che obbliga la presenza di personale sanitario in tali operazioni.
  • Un'esecuzione improvvisata, crudele, e – come sottolinea il giudice – “assolutamente non necessaria”.

 
La legge ignorata, la sofferenza inflitta
Il GIP Giua non usa mezzi termini: vi è “sufficiente base probatoria per ritenere configurabile il reato di uccisione con crudeltà”, poiché le sofferenze inflitte all'animale erano evitabili.

Il giudice smonta punto per punto la linea difensiva della Provincia, ricordando che la condotta di abbattimento è avvenuta in violazione delle cautele previste e senza la necessaria supervisione sanitaria. Un atto sconsiderato, condotto in spregio ai protocolli nazionali e internazionali sulla gestione dei grandi carnivori.

 
ENPA: “Un momento storico per la giustizia e la fauna italiana”
La reazione del mondo animalista non si è fatta attendere.
Ivana Sandri, etologa e presidente dell'ENPA di Rovereto, parla di “un rinvio a giudizio che inizia a fare chiarezza e giustizia per M90”. Ricorda che l'orso era stato “condannato a morte” solo per aver seguito alcuni escursionisti, senza mai averli aggrediti o toccati, e per essersi avvicinato a centri abitati, comportamento del tutto compatibile con la sua natura.

La presidente nazionale dell'ENPA, Carla Rocchi, va oltre: “Questa ordinanza segna un momento storico per la tutela della fauna selvatica in Italia. Per troppo tempo la Provincia di Trento ha agito come se potesse decidere a piacimento chi vive e chi muore tra orsi e lupi, ignorando le leggi e i vincoli europei. M90 è morto tra atroci sofferenze, senza una vera giustificazione. Oggi, finalmente, qualcuno dovrà risponderne davanti alla legge.”

Rocchi ha inoltre ringraziato le avvocate Valentina Stefutti e Rosa Rizzi, che hanno rappresentato ENPA in questa battaglia legale, e gli esperti Cristina Cattaneo e Orlando Paciello, che con le loro perizie hanno chiarito la dinamica della morte dell'animale: proiettili esplodenti calibro 30.06, nessuna anestesia, morte per dissanguamento dopo prolungate sofferenze.

 
Un segnale fortissimo: la natura non è più senza voce
L'ordinanza del GIP Giua rappresenta molto più di un atto giudiziario: è un atto politico e morale di enorme portata. Per anni, la gestione della fauna in Trentino è stata segnata da decisioni unilaterali, da abbattimenti frettolosi, da una cultura del comando che ha ignorato la scienza e la compassione.

Con questa decisione, la magistratura manda un messaggio chiaro: la vita degli animali selvatici non è una variabile amministrativa, ma un bene giuridico tutelato.

E se un presidente di provincia dovrà rispondere penalmente per la morte di un orso, significa che la giustizia ha finalmente deciso di guardare negli occhi la montagna ferita e di darle voce.

 M90 non potrà più tornare. Ma la sua agonia, documentata e riconosciuta in un'aula di tribunale, potrebbe essere l'inizio della fine dell'arroganza istituzionale che ha troppo spesso trasformato la natura in un bersaglio.

Oggi, l'orso M90 è diventato un simbolo. E da oggi, chi uccide con crudeltà non potrà più nascondersi dietro il silenzio dei boschi.

La legge Brambilla riscrive la storia
Così, a margine dell'evento “Legge Brambilla: una riforma storica sui reati contro gli animali”, in corso questa mattina a Milano, l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell'Ambiente, commenta la notizia dell'imputazione coatta a Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, per l'uccisione dell'orso M90. 

“La legge Brambilla – spiega la deputata –  sta riscrivendo la storia, cambiando radicalmente lo status di tutti gli animali, oggi esseri senzienti, portatori di diritti, tutelati in via diretta da una legge che rende loro giustizia. Cambia di conseguenza anche la percezione della gravità dei reati commessi contro gli animali. Nel  caso presente non conta che l'uccisione sia avvenuta per decreto, all'apparenza con i crismi della legalità, ma che sia avvenuta con crudeltà, perché l'orso non è stato narcotizzato ed è morto lentamente, raggiunto da due proiettili che hanno provocato un'emorragia  interna e una lunga agonia.

Questa sofferenza non era solo evitabile, doveva essere evitata. Per di più, a quanto pare, non era neppure presente un veterinario, che secondo le regole del PACOBACE (Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi centro-orientali) avrebbe dovuto esserci. Fugatti va a processo per la violazione dell'art. 544 bis del codice penale, uccisione di animale con crudeltà, per il quale la legge Brambilla prevede fino a 4 anni di reclusione con un massimo di 60 mila euro di multa, sempre congiunti.

Questo perché il presidente della Provincia di Trento è considerato responsabile di una morte che la perizia degli esperti ha smascherato come inutilmente crudele. E per la stessa ragione saranno iscritti nel registro degli indagati due funzionari coinvolti nell'abbattimento. Se c'è la crudeltà, non c'è decreto o richiamo ad un presunto pubblico interesse che possa fare da scudo, di qualunque animale si tratti. Questo dice la legge Brambilla.

Per troppo tempo – aggiunge - la Provincia ha creduto di disporre come voleva, anche a fini elettorali, di un patrimonio di tutta la collettività nazionale. Il rinvio a giudizio è un segnale importante, ci sono norme da rispettare. La legge vale per tutti”.


... e Fugatti ne prende atto
"Prendo atto della decisione del Gip di rinviarmi a giudizio in merito al decreto di rimozione dell'orso pericoloso M90". Inizia così il commento del presidente della provincia di Trento. "Sono pronto a presentarmi dinanzi al Giudice per difendere le mie posizioni e quelle della Provincia autonoma di Trento. La decisione di procedere con la "rimozione" [definisce così l'inutile uccisione dell'orso!, ndr] è stata assunta in piena legittimità, sulla base di valutazioni tecniche e nel rispetto delle competenze attribuite alla Provincia. L'obiettivo, allora come oggi, è sempre stato uno: tutelare l'incolumità pubblica e garantire la sicurezza del nostro territorio".