La scorsa settimana sono giunte dai generali francesi delle dichiarazioni ufficiali che in altri tempi avrebbero generato scalpore. Parigi si sta preparando alla guerra: un fatto gravissimo che viene ormai inquadrato insieme ad altri come “nuova normalità”.

Ed è così che il capo di stato maggiore dell’Esercito Pierre Schill ha presentato questi piani. Lo ha fatto di fronte alla Commissione parlamentare per la difesa e le Forze armate con un atteggiamento placido e sereno, come se stesse spiegando l’allestimento di un torneo estivo. Ha raccontato ai deputati che il Paese sta approntando uomini e mezzi per intervenire direttamente sul terreno ucraino nel 2026.

Il modo in cui lo farà, cioè con truppe d’assalto o con “forze di rassicurazione”, dipenderà dagli eventi che si stanno dispiegando proprio oggi. Ma il senso non cambia: Macron vuole che i soldati francesi mettano al più presto piede in Ucraina.

Schill parla delle esercitazioni Orion 26 e del lavoro congiunto con gli alleati della coalizione. Parla poi della capacità dell’esercito di rispondere al “livello di emergenza francese” con cui mobiliterebbe 7mila soldati in qualche decina di ore e al primo livello di allerta della NATO.

Qualche giorno prima di lui, il generale Fabien Mandon aveva esplicitato ai parlamentari francesi la necessità della preparazione a un effettivo scontro diretto con Mosca, che potrebbe avvenire nel giro di 3-4 anni. Ne parlano i media ucraini, che evidenziano la volontà di Parigi di dare a Kiev le tanto agognate “garanzie di sicurezza” e di mandare quindi un contingente militare “a beneficio dell’Ucraina”.

In tale quadro si inseriscono così gli annunci fatti da Macron agli incontri della Coalizione dei Volenterosi sulla fornitura all’Ucraina di missili per la difesa antiaerea Aster e di ulteriori caccia da combattimento Mirage.