C'è un limite oltre il quale la retorica diventa insulto all'intelligenza collettiva. La conferenza stampa tra Benjamin Netanyahu e Friedrich Merz a conclusione della visita del cancelliere tedesco lo ha superato con decisione. Da una parte un premier che usa la storia come scudo permanente per giustificare apartheid e genocidio, dall'altra un cancelliere che si presta a un copione già scritto, fingendo neutralità morale mentre inchina la politica tedesca alle esigenze di uno Stato canaglia.
Il cancelliere tedesco ha dichiarato che il suo Paese non ha piani per riconoscere uno stato palestinese indipendente "nel prossimo futuro", nonostante i crescenti appelli a Berlino di cambiare posizione sulla brutale guerra e sulle politiche di pulizia etnica di Israele a Gaza: "Quello che conta ora è attuare questo piano di pace passo dopo passo, e nessuno di noi sa oggi quale sarà il risultato. Poiché è così, il governo federale, a differenza di altri Stati europei, si è astenuto dal riconoscere uno Stato palestinese in questa fase iniziale. Non lo faremo nemmeno nel prossimo futuro. ...Il governo federale tedesco rimane dell'opinione che il riconoscimento di uno Stato palestinese debba arrivare alla fine, non all'inizio, di un simile processo (negoziati di pace). ...Una soluzione a due Stati può essere raggiunta solo attraverso i negoziati".Merz ha detto che stavano lavorando "verso l'obiettivo di un nuovo Medio Oriente" in cui sarebbe stato riconosciuto anche lo stato di Israele.
"Siamo convinti che la prospettiva di istituire uno Stato palestinese accanto a Israele offra probabilmente la migliore prospettiva per questo futuro", ha aggiunto.
Netanyahu, nella conferenza stampa , ha trasformato l'incontro in un sermone autocelebrativo, dipingendo Israele come unico baluardo della civiltà contro il caos globale, sostenendo di difendere persino la Germania. È un ribaltamento concettuale imbarazzante: lo Stato che occupa, assedia, bombarda e affama Gaza pretende non solo di essere simbolo dei diritti e della libertà, ma addirittura di “proteggere” l'Europa e il suo passato.
E Merz? Incassa, annuisce, conferma. Nessuna domanda scomoda, nessun accenno al diritto internazionale, nessun riferimento alle vittime civili, alla distruzione sistematica, ai procedimenti in corso da parte dell'ONU e della CPI. Si limita a confermare il ruolo di Berlino come appoggio politico e militare, persino spirituale, alla narrazione israeliana: quella che riduce ogni critica a antisemitismo, ogni richiesta di giustizia a complotto.
Netanyahu ha riproposto la solita narrativa: l'Olocausto come grimaldello eterno, come patente morale per agire senza vincoli e senza rendere conto a nessuno. Ha parlato di cicli storici di persecuzione, di denigrazione degli ebrei, di minacce esistenziali. Tutto vero se confinato alla storia; totalmente assurdo usato - come da parte sua - a giustificazione dei crimini compiuti da parte di Israele, che tra l'altro nulla hanno da invidiare a quelli commessi dai nazifascisti.
È scorretto e politicamente devastante usare il trauma come arma dialettica per soffocare la critica. Nessuno mette in discussione la tragedia dell'Olocausto, ma Netanyahu la trasforma in un jolly politico permanente, utile a silenziare, intimidire e delegittimare chiunque non si allinei.
Di fronte alla devastazione di Gaza, Netanyahu si vanta di aver combattuto “una guerra giusta con mezzi giusti”. Il problema è che la realtà non coincide con lo slogan:
- Quartieri rasi al suolo
- Strutture mediche eliminate
- Gaza resa inabitabile
- Ostilità descritte come “deradicalizzazione”
La “smilitarizzazione” e la “deradicalizzazione” annunciate con tono messianico non sono altro che i vecchi concetti di occupazione totale e controllo permanente. Quando il premier spiega che non esisterà mai uno Stato palestinese sovrano, lo dice senza imbarazzo: Israele, dal Giordano al Mediterraneo, controllerà tutto. Fine della farsa negoziale.
Da sottolineare che nessuno dei fanatici ebrei italiani che si fanno venire le convulsioni per sottolineare il loro sdegno nei confronti di chi pronunci lo slogan Free Palestine - etichettato come genocidario - ha rilasciato dichiarazioni indignate nei confronti dell'indegna dichiarazione di Netanyahu.
Il cancelliere tedesco non corregge, non obietta, non introduce il minimo elemento di equilibrio. La Germania si presenta ancora una volta come partner che non contesta, non pesa, non valuta. E quando Netanyahu arriva all'apice della retorica – Israele difende la Germania, Israele difende il mondo – Merz lo lascia dire. E così legittima una narrazione costruita su omissioni, forzature e un uso spregiudicato della storia.
Il messaggio è chiaro: chi critica Israele, critica l'umanità. Chi denuncia la devastazione di Gaza, sta aiutando i barbari. Se non accetti la versione ufficiale, sei dalla parte del nemico.
Ciò che è emerso da questa conferenza è l'assoluta impunità retorica con cui Netanyahu manipola i fatti e la memoria, mentre Merz, in veste di ospite compiacente, contribuisce a cementare una narrazione che riduce la politica internazionale a fedeltà ideologica e rifiuto della realtà documentata, finendo per essere complice di un delinquente, complice di uno Stato canaglia.


