B'Tselem בצלם بتسيلم - Giovedì (27-11-2025), durante un'operazione militare israeliana nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania, alcuni soldati sono stati ripresi mentre uccidevano, sparandogli a bruciapelo, due palestinesi: Yusef 'Asa'sah, 39 anni, e al-Muntaser bel-lah ‘Abdallah, 26 anni. Il filmato seguente mostra i due palestinesi, definiti dall'esercito come ricercati, mentre vengono fatti uscire da un edificio dai soldati e si arrendono. I soldati, successivamente, ordinano loro di rientrare e sedersi a terra e poi li giustiziano, apparentemente senza che rappresentassero alcuna minaccia.La direttrice esecutiva di B'Tselem, Yuli Novak, ha dichiarato:
«Quanto documentato è il risultato di un processo accelerato di disumanizzazione dei palestinesi e del completo abbandono delle loro vite da parte del regime israeliano. In Israele non esiste alcun meccanismo che agisca per fermare l'uccisione dei palestinesi o che sia in grado di perseguire i responsabili. È quindi dovere della comunità internazionale porre fine all'impunità di Israele e chiamare a rispondere coloro che pianificano e attuano le sue politiche criminali contro il popolo palestinese».Dal mese di ottobre 2023, le forze israeliane e i coloni hanno ucciso più di 1.000 palestinesi in Cisgiordania. Gli autori, siano essi soldati o coloni, godono di totale impunità da parte del sistema legale e delle forze dell'ordine israeliane.
Footage: Israeli soldiers executing two Palestinians
— B'Tselem בצלם بتسيلم (@btselem) November 27, 2025
Today (Thursday), during an Israeli military raid on the city of Jenin in the northern West Bank, soldiers were filmed shooting two Palestinians at point-blank range, killing Yusef 'Asa'sah, 39 years old, and al-Muntaser… pic.twitter.com/Mq3AoogjXA
L'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha espresso profonda costernazione per l'uccisione, definita “sfrontata”, dei due palestinesi. Secondo l'ONU, quanto documentato è chiaramente un'esecuzione sommaria: l'eliminazione deliberata di persone al di fuori di qualsiasi quadro giuridico.
Durante una conferenza stampa a Ginevra, il portavoce dell'OHCHR, Jeremy Laurence, ha criticato duramente le dichiarazioni di un alto funzionario del governo israeliano che ha tentato di sollevare le forze di sicurezza israeliane da ogni responsabilità. Per Laurence, affermazioni di questo tipo gettano seri dubbi sulla credibilità di qualsiasi futura revisione o indagine che non sia completamente indipendente dal governo israeliano.
Laurence ha sottolineato che le uccisioni di palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane e dei coloni israeliani nella Cisgiordania occupata sono in aumento e avvengono senza alcuna forma di responsabilità, persino nei rari casi in cui vengono annunciate indagini.
Secondo i dati verificati dall'OHCHR, dal mese di ottobre 2023 le forze di occupazione e i coloni hanno ucciso 1.030 palestinesi nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est. Tra le vittime, 223 sono bambini.
Il portavoce ha ribadito che l'impunità per l'uso illegale della forza da parte delle forze di sicurezza israeliane, insieme all'aumento costante della violenza dei coloni, deve terminare immediatamente. Ha inoltre ricordato che l'Alto Commissario dell'ONU per i Diritti Umani, Volker Türk, chiede indagini rapide, indipendenti ed efficaci sulle uccisioni di palestinesi, oltre a una piena responsabilità penale per i responsabili delle violazioni.
Il caso di Jenin si inserisce in un quadro sempre più grave, in cui gli atti letali contro i palestinesi continuano a moltiplicarsi mentre gli organismi incaricati di far rispettare la legge vengono accusati di favorire un clima di totale impunità.
Ecco quanto accaduto oggi...
Secondo quanto riportato dai media israeliani nella giornata di venerdì, tre membri della Guardia di Frontiera dell'esercito israeliano sono stati interrogati in relazione all'esecuzione avvenuta a Jenin.
Fonti stampa israeliane riferiscono che i tre soldati sono stati sottoposti a interrogatorio con l'accusa di aver aperto il fuoco senza motivo. Il quotidiano Maariv ha confermato che gli interrogatori si sono conclusi e che i tre soldati sono stati rilasciati, ma con alcune restrizioni. Tra queste, il divieto di contattare altri soldati coinvolti o presenti durante l'operazione. Nonostante la gravità del caso e l'esistenza di prove video, la misura adottata rimane limitata e non preannuncia, al momento, alcuna conseguenza penale certa.
Parallelamente, il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, ha espresso sostegno totale ai poliziotti e ai soldati coinvolti. Ben Gvir ha dichiarato di sostenere “completamente” i membri della Guardia di Frontiera e dell'esercito che hanno aperto il fuoco contro i due palestinesi a Jenin, definendoli “ricercati” usciti da un luogo pericoloso. Le sue parole si inseriscono nella linea politica che negli ultimi anni ha favorito un clima di totale immunità per le forze israeliane, anche di fronte a episodi documentati di uso eccessivo o illegale della forza.
אנחנו כאן בימ"ס איו"ש, באתי לחזק ולחבק את הלוחמים הגיבורים כאן. צריך לעשות סוף לנוהל המעוות הזה כשלוחם שלנו יורה במחבל ישר לוקחים אותו לחקירה. צריך להפסיק את הנוהל המעוות הזה, צריך להפסיק את התפיסה הזאת, אנחנו נלחמים באויבים וברוצחים, שרוצים לאנוס נשים ולשרוף תינוקות. pic.twitter.com/LhKD8uxjvR
— איתמר בן גביר (@itamarbengvir) November 28, 2025
L'episodio di Jenin si aggiunge a una lunga serie di incidenti in cui palestinesi vengono uccisi in circostanze che destano sospetti di esecuzioni extragiudiziali. Nonostante le prove raccolte in numerosi casi, le conseguenze disciplinari o giudiziarie per i responsabili sono quasi sempre state nulle, a dimostrazione delle profonde disparità di responsabilità, che caratterizzano la gestione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati.


