Secondo un nuovo rapporto di Human Rights Watch, le operazioni condotte dal governo israeliano tra gennaio e febbraio 2025 nei campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams, in Cisgiordania, configurano crimini di guerra e crimini contro l'umanità. In quelle settimane, circa 32.000 residenti palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie case e, a distanza di mesi, non hanno potuto farvi ritorno. Molti degli edifici da cui sono stati espulsi sono stati demoliti intenzionalmente dalle forze israeliane.


L'operazione “Iron Wall”
Il rapporto di 105 pagine, intitolato “All My Dreams Have Been Erased”, ricostruisce l'intera operazione “Iron Wall”, avviata il 21 gennaio 2025, pochi giorni dopo l'annuncio di un cessate il fuoco temporaneo a Gaza. Le forze israeliane hanno fatto irruzione nei campi utilizzando elicotteri Apache, droni con altoparlanti, bulldozer e unità corazzate. Testimoni riferiscono di ordini improvvisi di evacuazione, perquisizioni aggressive nelle abitazioni e sgomberi familiari eseguiti senza alcuna considerazione per le protezioni previste dal diritto internazionale.

La stessa dinamica si è ripetuta il 27 gennaio a Tulkarem e il 9 febbraio a Nur Shams.


Violazioni del diritto internazionale
L'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra proibisce lo spostamento forzato di civili da territori occupati, salvo che in circostanze temporanee e per ragioni imperative di sicurezza. Anche in quei casi, l'occupante è obbligato a garantire protezione, alloggio e il ritorno delle persone sfollate non appena cessano le ostilità nell'area.

Secondo Human Rights Watch, Israele non ha fornito alcun alloggio o assistenza umanitaria ai profughi, costretti a rifugiarsi da parenti, nelle moschee, nelle scuole o presso associazioni locali. Inoltre, non ha dimostrato che lo sfollamento totale della popolazione civile fosse l'unica opzione possibile per affrontare presunte minacce armate nei campi.

Dopo i raid, i residenti che hanno cercato di rientrare sono stati respinti con la forza. In molti casi l'esercito ha sparato contro chi tentava di avvicinarsi alle proprie case, mentre le entrate ai campi sono state bloccate e le infrastrutture interne completamente rimodellate con demolizioni su larga scala.


Distruzione sistematica delle abitazioni
Le analisi satellitari condotte da HRW mostrano che oltre 850 edifici nei tre campi risultano distrutti o gravemente danneggiati, principalmente per l'allargamento forzato di vicoli e strade nei quartieri più densi. Una valutazione preliminare delle Nazioni Unite indica addirittura 1.460 strutture danneggiate, delle quali più di 650 con danni moderati.

Questi campi profughi, nati all'inizio degli anni '50 per accogliere palestinesi espulsi o fuggiti nel 1948, erano abitati da tre generazioni di rifugiati.


Accuse di pulizia etnica
Human Rights Watch sostiene che gli sgomberi rientrano anche nella definizione di “pulizia etnica” — termine non giuridico ma usato per descrivere la rimozione illegale di una popolazione etnica o religiosa da un'area da parte di un altro gruppo.

Le dichiarazioni di alcuni funzionari israeliani hanno aggravato le preoccupazioni. Il ministro Bezalel Smotrich, a febbraio, ha affermato che i campi sarebbero diventati “rovine inabitabili” e che i residenti sarebbero stati “costretti a migrare in altri Paesi” qualora avessero continuato attività ritenute terroristiche.


Un contesto di repressione crescente
Dal 7 ottobre 2023, le forze israeliane hanno ucciso quasi 1.000 palestinesi in Cisgiordania. Parallelamente sono aumentate le detenzioni amministrative, le demolizioni di case, l'espansione degli insediamenti illegali e gli episodi di violenza dei coloni protetti dallo Stato. Per HRW, tutto questo rientra in un più ampio sistema di apartheid e persecuzione ai danni della popolazione palestinese.


Le richieste di responsabilità internazionale
Il rapporto chiede indagini formali e procedimenti giudiziari contro alti funzionari israeliani, incluse figure politiche e militari:

  • Benjamin Netanyahu, Primo Ministro
  • Israel Katz, Ministro della Difesa
  • Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze e membro del gabinetto di sicurezza
  • Avi Bluth, comandante del Comando Centrale
  • Herzi Halevi ed Eyal Zamir, ex capi di stato maggiore dell'esercito

HRW invita la Corte Penale Internazionale e le autorità nazionali che applicano la giurisdizione universale a indagare su questi individui, anche come responsabili di comando.


Sanzioni e pressioni internazionali
I governi sono sollecitati a:

  • imporre sanzioni mirate ai funzionari coinvolti;
  • sospendere accordi commerciali preferenziali con Israele;
  • imporre un embargo sulle armi;
  • vietare il commercio con gli insediamenti illegali;
  • far rispettare gli eventuali mandati d'arresto della Corte Penale Internazionale.

Human Rights Watch avverte che, nonostante la fragile tregua a Gaza, la situazione in Cisgiordania sta precipitando e richiede una risposta immediata da parte della comunità internazionale per fermare ulteriori abusi.

 
Naturalmente, nessun organismo internazionale darà seguito alle indicazioni di HRW e nessun organo di informazione darà rilievo al rapporto “All My Dreams Have Been Erased”, mentre Israele continuerà ad essere considerato uno Stato democratico, nonostante violi - fin dalla sua nascita - tutte o quasi le norma del diritto internazionale, compreso quello umanitario.