L’Italia continua a distinguersi per la longevità della sua popolazione e per risultati sanitari complessivamente solidi, ma rimane indietro quando si parla di investimenti e personale. È il quadro netto che emerge da Health at a Glance: Europe 2025, rapporto Ocse che confronta i sistemi sanitari di 38 Paesi avanzati.

Spesa sanitaria: siamo sotto la media
Nel 2024 l’Italia ha destinato alla sanità l’8,4% del Pil. La media Ocse è del 9,3%, mentre grandi Paesi europei investono molto di più: Germania 12,7%, Francia 10,8%, Regno Unito 9,3%.
Il divario si allarga guardando alla spesa pro capite a parità di potere d’acquisto. L’Italia investe 5.164 dollari a testa, ben sotto la media Ocse (5.967) e lontanissima dalle cifre di Francia (7.367) e Germania (9.365). Tradotto: spendiamo il 13% in meno della media degli altri Paesi industrializzati, quasi un terzo in meno della Francia e oltre il 40% in meno della Germania.

Crescita rallentata e differenze internazionali
Tra il 2019 e il 2024 le traiettorie della spesa sanitaria sono state molto diverse da Paese a Paese. Giappone e Danimarca, dopo un picco nel 2021 (+8%), hanno visto un calo speculare negli anni successivi, chiudendo il quinquennio con crescita zero.
Al contrario, Turchia e Polonia hanno registrato aumenti robusti, dell’8-10% annuo.
L’Europa occidentale, Italia compresa, si è mossa al rallentatore: crescita media dell’1% l’anno, in linea o persino sotto rispetto al periodo pre-pandemico.

Alta l'aspettativa di vita
Nonostante la spesa contenuta, l’Italia ottiene risultati di alto livello. L’aspettativa di vita è di 83,5 anni, 2,4 anni sopra la media Ocse. Siamo quinti al mondo, superati solo da Svizzera, Giappone, Spagna e Israele.
La mortalità evitabile è inferiore alla media: 93 decessi prevenibili ogni 100.000 abitanti contro i 145 dell’Ocse. Un segnale che il sistema funziona, almeno sul piano degli esiti.

Personale sanitario: squilibri strutturali
Qui iniziano i problemi. L’Italia ha un numero di medici molto alto: 5,4 ogni mille abitanti, contro i 3,9 della media Ocse. Ma questa “abbondanza” è ingannevole: l’età media è alta e molti lavorano in ambiti non clinici.
Il vero nodo è la mancanza di infermieri. Ce ne sono solo 6,9 per mille abitanti, contro una media Ocse di 9,2. In Germania sono 13, in Francia 11. Questo squilibrio incide direttamente su ospedali e territorio, rallentando tutto e aumentando la pressione sui reparti.

Posti letto e assistenza a lungo termine: livelli insufficienti
Anche sul fronte dei posti letto ospedalieri l’Italia è sotto tono: 3 per mille abitanti, contro i 4,2 dell’Ocse, i 5,4 della Francia e i 7,7 della Germania.
Ancora più grave la situazione dell’assistenza a lungo termine. Per ogni 100 over 65, l’Italia ha solo 1,5 operatori dedicati, mentre la media Ocse è 5. Con una popolazione che invecchia rapidamente, questo dato mostra una fragilità strutturale che il Paese non può permettersi di ignorare.

Prevenzione in crescita, ma i fattori di rischio pesano
C’è almeno un segnale positivo: l’Italia investe il 4,6% della spesa sanitaria nella prevenzione, più della media Ocse (3,4%).
Il problema è che i fattori di rischio restano diffusi. Fuma quotidianamente il 19,5% degli italiani (molto sopra il 14,8% Ocse), il 45% fa troppo poca attività fisica e il 12% è obeso. L’obesità è più bassa rispetto alla media del 19%, ma è in salita.

Soddisfazione dei cittadini: fiducia ai minimi
Non stupisce, alla luce di questi squilibri, che solo il 44% degli italiani si dichiari soddisfatto della disponibilità di un’assistenza sanitaria di qualità. La media Ocse è 64%. Una differenza che riflette un sistema che, pur garantendo ottimi risultati finali, fatica sempre più nelle sue strutture operative.