La Nakba: pianificazione, pulizia etnica e nascita dello Stato di Israele
Nel momento in cui l'ONU approvò il piano di partizione della Palestina e fissò una data per il ritiro britannico, la leadership sionista iniziò a pianificare con precisione i passi successivi. David Ben Gurion, figura chiave della comunità ebraica in Palestina, insieme a un piccolo gruppo di consiglieri, elaborò strategie per consolidare il predominio ebraico su un territorio che era già popolato quasi per metà da palestinesi.
Era chiaro fin dall'inizio che i palestinesi e il mondo arabo avrebbero rifiutato la partizione e che sarebbe scoppiata una guerra. Ben Gurion e i suoi collaboratori considerarono quindi l'ipotesi di impadronirsi dei territori destinati allo Stato arabo in caso di vittoria sionista. Tra il febbraio del 1947 e lo stesso mese del 1948, le forze ebraiche si prepararono in vista degli eventi, con un piano in due fasi: prima usare gli attacchi palestinesi come pretesto per colpire e spingere via le popolazioni arabe, e poi attuare espulsioni di massa senza più giustificazioni di autodifesa.
Il caso più emblematico di questa strategia avvenne nel febbraio del 1948, nei villaggi intorno a Cesarea, dove gli abitanti furono costretti a fuggire e quasi nessuna costruzione rimase in piedi. Queste operazioni, inizialmente limitate, segnarono l'inizio di una politica di pulizia etnica, gradualmente sempre più sistematica.
Il cambiamento delle tattiche attirò l'attenzione del Dipartimento di Stato americano, scettico sul progetto sionista. Nel marzo del 1948, gli Stati Uniti tentarono di proporre un'amministrazione fiduciaria internazionale per cinque anni, ma la lobby sionista americana, in un anno elettorale, riuscì a far ritirare l'iniziativa e a ottenere un sostegno rafforzato alla partizione ONU.
Il Piano Dalet e l'espulsione dei palestinesi
Il 10 marzo 1948 Ben Gurion e i vertici militari della Haganah presentarono il cosiddetto Piano Dalet, destinato a definire concretamente la strategia militare per creare uno Stato a maggioranza ebraica. L'ordine era chiaro: villaggi e quartieri palestinesi dovevano essere circondati, gli abitanti spinti a fuggire e gli edifici ridotti in macerie per impedire il ritorno. In molti casi, uomini dai diciotto ai quarantotto anni venivano uccisi o arrestati, mentre rapporti dettagliati preparati dalla Haganah segnalavano le persone coinvolte nelle rivolte arabe degli anni precedenti.
Nei mesi successivi, le forze sioniste presero di mira i principali centri urbani: Haifa, Giaffa, Acri, Tiberiade, Safed e la parte occidentale di Gerusalemme furono devastate. Il massacro di Deir Yassin, avvenuto il 9 aprile del 1948, segnò un momento simbolico: più di cento abitanti furono uccisi, spingendo alla fuga gli abitanti delle aree circostanti.
La reazione araba e la fine del mandato britannico
Al momento della fine ufficiale del mandato, circa 250.000 palestinesi erano già sfollati, molti dei quali si rifugiarono negli Stati arabi vicini. Tuttavia, i governi arabi erano riluttanti a inviare truppe sufficienti a fermare l'avanzata sionista. L'unico esercito relativamente professionale, la Legione araba giordana, seguì un accordo segreto con la leadership sionista, evitando di intervenire in molte zone della Palestina. Gli eserciti egiziano, siriano e libanese, poco addestrati e male equipaggiati, non riuscirono a invertire le sorti del conflitto. Alla fine del 1948, metà della popolazione araba della Palestina era stata espulsa, oltre cinquecento villaggi erano stati distrutti e la maggior parte delle città devastata.
Israele costruì insediamenti ebraici sulle rovine e cancellò qualsiasi traccia di “arabicità”, trasformando alcuni villaggi distrutti in parchi ricreativi. I palestinesi furono costretti a rifugiarsi in Cisgiordania, Siria, Libano e nella Striscia di Gaza, allora creata per accogliere i profughi del Sud e del Centro della Palestina.
Il primo tentativo di pace e le Nazioni Unite
Di fronte alla Nakba, l'ONU tentò una mediazione: il conte Folke Bernadotte propose modifiche al piano di partizione per favorire il ritorno dei palestinesi. La proposta fu rifiutata dalla leadership sionista, e Bernadotte fu assassinato il 17 settembre 1948 dalla Banda Stern (LEHI). La risoluzione 194 delle Nazioni Unite del dicembre 1948 ribadì il diritto al ritorno dei rifugiati e la creazione di una Gerusalemme internazionale, ma Israele non rispettò pienamente questi accordi.
La Commissione di conciliazione organizzò la conferenza di Losanna nell'aprile del 1949, che portò a negoziati infruttuosi: Israele consolidò i suoi confini e solo parzialmente rispettò gli impegni sul ritorno dei profughi. Nel 1950 fu istituita l'UNRWA, incaricata di assistere quasi un milione di rifugiati palestinesi, molti dei quali rimasero senza cittadinanza in attesa di tornare nelle proprie case.
La Nakba non fu solo un furto di terre: fu un piano sistematico volto a disperdere e frammentare la popolazione palestinese, rendendo quasi impossibile la ricostruzione di uno Stato. La diaspora palestinese, la perdita di comunità secolari e la divisione tra territori complicarono enormemente la possibilità di un movimento nazionale unitario. Le conseguenze di questi eventi si riverberano ancora oggi, a più di settant'anni di distanza.


