Il Ministero dell’Università e della Ricerca sta preparando una soluzione pratica per evitare che migliaia di posti nei corsi di Medicina restino deserti dopo il primo anno di applicazione della riforma Bernini. Il primo appello del “semestre filtro” ha dato risultati pessimi: in Chimica e Biologia ha passato appena il 22-23% dei candidati, in Fisica si è scesi al 10-15%. Numeri lontani da qualsiasi equilibrio tra selezione e necessità di formare nuovi medici.
La strada considerata più realistica è semplice: nella graduatoria nazionale del 12 gennaio verranno inseriti praticamente tutti, fino a saturare i 19.757 posti disponibili negli atenei pubblici. In cima saranno collocati gli studenti che hanno superato tutte e tre le prove con almeno 18; a seguire, con punteggi decrescenti, chi ha passato due esami o un solo esame.
Ma questa apertura non sarà un “liberi tutti”. Chi entra con una o più insufficienze avrà comunque un posto e una sede, ma dovrà mettersi in pari. Tra gennaio e febbraio 2026, nell’ateneo assegnato, questi studenti saranno obbligati a frequentare corsi brevi e sostenere verifiche di recupero dei crediti formativi mancanti. Senza quel passaggio, l’accesso effettivo al percorso di Medicina non sarà garantito. Il modello, se regge sul piano legale, potrebbe essere esteso anche ai corsi affini.
Il Ministero sta cercando una soluzione che non affossi la riforma alla sua prima prova. Bernini lo ha detto chiaramente in Senato: il semestre finisce a febbraio, e i debiti formativi vanno chiusi entro quella data. Tradotto: si vuole evitare che migliaia di studenti perdano un anno solo perché il livello delle prove si è rivelato più duro del previsto.
Nel frattempo, il secondo appello si è appena chiuso. I risultati arriveranno il 23 dicembre, ma le prime reazioni non promettono miracoli. Molti candidati hanno parlato di test anche più difficili del primo giro, con Fisica bollata come «impossibile». L’avvertimento del Ministero—le prove erano state sigillate prima degli esiti di novembre—si è rivelato puntuale: non c’è stato alcun ammorbidimento.
Ora la palla passa alla graduatoria nazionale di gennaio. L’obiettivo di quest’anno, volenti o nolenti, è evidente: non lasciare posti vuoti e non costringere migliaia di aspiranti medici a un limbo di dodici mesi. Al prezzo, però, di un recupero forzato che servirà a tamponare la falla senza rinunciare del tutto agli standard formativi minimi.


