Dieci persone sono state salvate nella notte tra il 20 e il 21 agosto in acque internazionali, a circa 30 miglia da Tripoli, dopo essere state gettate in mare da un gommone di tipo militare. A raccontarlo è l'equipaggio della nave Mediterranea, che ha recuperato i naufraghi ormai allo stremo, in condizioni di mare mosso e con onde superiori al metro e mezzo.
Secondo la ricostruzione di Mediterranea, l'imbarcazione sospetta avrebbe affiancato la nave umanitaria sul lato di dritta per poi scaricare brutalmente i migranti, colpendoli a calci e pugni, prima di dileguarsi ad alta velocità. "Sono stati trattati come rifiuti", denuncia l'ONG, sottolineando come solo la prontezza dei soccorritori abbia evitato la tragedia.
🔵 Stanotte alle 3:20 #MEDITERRANEA ha soccorso dieci persone in pericolo di vita in acque internazionali al largo della #Libia. Sono state gettate in mare da un gommone che si è poi allontanato. Recuperate in acqua, adesso sono in salvo assistite a bordo della nostra nave. pic.twitter.com/qWkhlD0lXS
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) August 21, 2025
L'episodio arriva dopo giorni di tensione in mare.
Il 18 agosto, sette gommoni carichi di uomini armati e incappucciati avevano già tentato di intimidire Mediterranea, intimandole di "andarsene dalla Libia". Il giorno successivo era apparsa la motovedetta Zawiyah (n. 656), una delle unità ex Guardia di Finanza donate dall'Italia alla cosiddetta Guardia costiera libica. Anche in quell'occasione, l'ordine di abbandonare l'area era stato giudicato illegittimo: il diritto internazionale consente infatti la sovranità marittima solo entro le 12 miglia dalle coste, non nelle acque internazionali.
In parallelo, per oltre 25 ore, la nave umanitaria è stata seguita da un'imbarcazione cabinata con a bordo uomini riconducibili alla Guardia costiera libica. Nessuna minaccia diretta, ma un monitoraggio costante e una comunicazione volta a escludere il coinvolgimento di Mediterranea in possibili operazioni di soccorso in acque libiche.
Questi episodi, secondo Mediterranea, confermano la natura ambigua e pericolosa del cosiddetto "sistema Libia": una commistione tra milizie, criminalità organizzata e apparati istituzionali, tutti coinvolti nel controllo e nello sfruttamento del traffico di esseri umani. Le "Run Away Boat" (RAB) – imbarcazioni veloci utilizzate per scaricare in mare i migranti intercettati – sarebbero solo una delle manifestazioni più brutali di questo sistema, che alterna minacce, respingimenti, deportazioni e veri e propri atti criminali.
Dietro a queste pratiche, l'accusa rivolta da Mediterranea è chiara: la comunità internazionale, Italia ed Europa comprese, avrebbe legittimato con anni di accordi e finanziamenti una gestione disumana delle migrazioni, trasmettendo il messaggio che quelle vite sono sacrificabili.
Dopo il salvataggio, Mediterranea aveva chiesto che i dieci sopravvissuti venissero sbarcati al più presto in un porto sicuro, senza ulteriori sofferenze.
Mentre si trovava nelle vicinanze di Pantelleria, alle 02.35 (nella notte) il ministero dell'Interno dell'ottimo (si fa per dire) Matteo Piantedosi ha comunicato alla nave umanitaria che avrebbe dovuto sbarcare le dieci persone, cittadini curdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni già duramente provate dalle condizioni di detenzione e da violenze e torture subite durante la permanenza in Libia, a Genova!
"È inumano e inaccettabile che il ministero dell'Interno voglia costringere queste dieci persone a sostenere ancora tre giorni di navigazione (quanti mancherebbero ancora a Mediterranea per raggiungere il lontano porto di Genova), esponendoli a inutili ulteriori sofferenze", aveva dichiarato Beppe Caccia, capomissione a bordo della nave.
🔴🔴 BREAKING 🔴🔴
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) August 23, 2025
Nave #MEDITERRANEA disobbedisce all’ordine ingiusto e inumano del Ministero dell’Interno e dirige verso il porto di #Trapani per sbarcare le dieci persone soccorse in mare, che hanno bisogno di immediate cure mediche e psicologiche a terra. pic.twitter.com/dFbXXelbOs
E pertanto, infrangendo la direttiva dell'ottimo (si fa per dire) Piantedosi, Mediterranea ha sbarcato i naufraghi nel porto di Trapani, dove sono stati assistiti da volontari di Save the Children e da un pulmino della Croce rossa italiana.
"A bordo sono saliti il medico dell'Usmaf e le persone sono state tutte fatte sbarcate", ha dichiarato Caccia. "Poco prima che arrivassimo a destinazione ci è stato detto via radio se eravamo consapevoli che il nostro porto assegnato era quello di Genova e che quindi, stavamo compiendo un'azione non consentita. Abbiamo dimostrato che ne eravamo consapevoli. Con onde di quasi tre metri abbiamo scelto il porto più vicino".
Naturalmente, non tarderà a colpire Mediterranea la vendetta del governo (post) fascista della (posta) camerata Meloni Giorgia. Sarà però interessante vedere come andrà a finire la querelle. Infatti, non è da escludere che la successiva battaglia legale - nel caso il governo pensi di intraprenderla - non possa non prendere in esame il contenuto dell'ordinanza numero 5992, del 06/03/2025, emessa dalla Corte di cassazione a sezioni unite in cui si afferma, richiamandosi al diritto internazionale (Convenzione SAR, capitolo 3.1.9), che lo Stato responsabile del soccorso deve organizzare lo sbarco nel più breve tempo ragionevolmente possibile.
Difficile credere che mandare a Genova una nave che si trova al largo di Pantelleria potesse soddisfare tale condizione.


