Presentato oggi a Roma il rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente

Il primo dato che rilevo dalla lettura del “Rapporto Ecomafie” di Legambiente è l’aumento della corruzione negli appalti legati all’ambiente, dovuto, in primis, all’aumento degli affidamenti diretti, spesso, al di sotto delle soglie previste dalla legge.

C’è meno trasparenza e meno controllo sulle procedure di gara. Questo crea conseguenze negative sulla concorrenza e sulla qualità delle opere pubbliche e consente, di fatto, con maggiore facilità l’infiltrazione mafiosa.  

Aumenta, purtroppo, anche  il numero delle persone denunciate e cresce il numero delle organizzazioni mafiose coinvolte. Non è un caso, infatti, che quasi la metà dei reati ambientali si concentra nelle quattro regioni a tradizionale radicamento mafioso (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).

Aumentano i reati contro il patrimonio culturale e crescono vertiginosamente anche gli illeciti amministrativi. Crescono notevolmente i delitti di inquinamento ambientale previsti nel codice penale.

La situazione ambientale direi che è catastrofica.

Manca una visione moderna della lotta alle ecomafie. Ritengo sia indispensabile concentrarsi sulla matrice transnazionale di questi delitti  e a tal proposito l’Italia dovrebbe recepire al più presto la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026.