Negli ultimi anni il punteggio dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) per l’Italia è peggiorato, indicando una crescente percezione di corruzione nel settore pubblico.
Infatti, i dati e le cronache del 2025 mostrano che la corruzione in Italia resta un fenomeno diffuso e in espansione, con un aumento significativo delle inchieste e degli indagati rispetto all’anno precedente.
Secondo il dossier annuale “Italia sotto mazzetta” elaborato dall’associazione Libera, tra il 1° gennaio e il 1° dicembre 2025 sono state aperte 96 inchieste sulla corruzione, coinvolgendo 1.028 persone indagate in tutta Italia, quasi il doppio rispetto ai 588 dell’anno precedente. Il fenomeno ha interessato ben 49 procure in 15 regioni, con una media di circa 8 inchieste al mese. (Fonte Italpress)
La geografia del fenomeno mostra che il Sud e le isole sono le aree più colpite, con 48 indagini in corso, seguito dal Centro (25) e dal Nord (23).
I casi spaziano dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio alla turbativa d’asta, voto di scambio politico-mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Tra gli indagati compaiono anche politici locali: secondo i dati di Libera, sono 53 le figure politiche coinvolte, di cui 24 sindaci, con una forte presenza nelle regioni meridionali come Campania e Puglia.
Non va meglio sul fronte delle frodi contro la Pubblica Amministrazione. Un’analisi della Guardia di Finanza sui dati 2017-2021 conferma che le frodi accertate totali nei confronti dello Stato ammontavano a 34 miliardi di euro. (Fonte Il Fatto Quotidiano)
Di questi:
• 19,4 miliardi attribuiti a danni erariali da responsabilità amministrativa (es. uso improprio di fondi pubblici).
• 11 miliardi relativi a frodi negli appalti.
• Circa 800 milioni su incentivi alle imprese.
• Frodi sui fondi strutturali: 512 milioni.
Nel periodo 1 gennaio 2024 – 31 maggio 2025, la Guardia di Finanza ha realizzato oltre 1 milione di interventi e circa 106.000 indagini su illeciti economico-finanziari, fiscali e frodi, monitorando appalti pubblici per oltre 17 miliardi di euro.
Sono state accertate frodi per oltre 2 miliardi di euro relative a contributi europei, finanziamenti nazionali, spesa previdenziale e sanitaria.
Tra questi, contributi europei indebitamente percepiti per oltre 1,12 miliardi e finanziamenti nazionali per oltre 800 milioni di euro.
I beni sequestrati come profitto dell’evasione e delle frodi fiscali per un valore di circa 6,2 miliardi di euro.
Secondo analisi di settore, nel periodo 2010–2024, le somme contestate per indebite percezioni di contributi pubblici (nazionali e UE) hanno superato 1,75 miliardi di euro, con un totale di oltre 2.566 contenziosi giudiziari relativi a responsabilità per frodi.
Nel 2024, solo gli illeciti contestati per contributi pubblici percepiti indebitamente (ad esempio Superbonus e altri incentivi edilizi) ammontavano a circa 277,2 milioni di euro, la cifra più alta degli ultimi 15 anni.
Le risorse pubbliche italiane legate ad appalti e servizi costituiscono un “volume economico” enorme: nel 2024 il valore economico complessivo degli appalti pubblici era di circa 271,8 miliardi di euro, un contesto ampio nel quale si inseriscono le frodi ai danni della PA.
Il totale storico di fondi pubblici per contributi specifici contestati per indebite percezioni tra il 2010 e il 2024 supera da solo i 1,75 miliardi.
Le stime internazionali (Transparency International, FMI) suggeriscono che i danni effettivi siano 4–6 volte superiori ai danni accertati.
Varie associazioni e istituti di ricerca (come CGIA Mestre e GIMBE per la sanità) indicano cifre che vanno dai 30 miliardi di euro solo nel settore degli appalti fino a centinaia di miliardi di euro totali se si includono inefficienze sistemiche e sprechi nella sanità.
In soldoni, le frodi e la corruzione incidono almeno per il 2% della spesa pubblica (22 miliardi/anno), mentre gli sprechi amministrativi dilapidano il 4–5% della spesa pubblica (45–55 miliardi/anno) ed tutti messi insieme alimentano l'evasione fiscale che ammonterebbe al 7–9% della spesa pubblica, cioè 85-100 miliardi di euro.
Varie metodologie, infatti, collocano l'evasione italiana tra le più alte tra i principali paesi OCSE in rapporto al PIL, con stime del sommerso che arrivano fino al 9,1% del PIL.
Evasione di cui tanto si parla, eccetto dire che è impossibile da sconfiggere, se è figlia, nipote e pronipote delle frodi, della corruzione e degli sprechi strutturali.
Corruzione, spreco pubblico ed evasione fiscale sono fenomeni interconnessi che erodono le fondamenta dello Stato sociale, minano la fiducia nelle istituzioni e agiscono sinergicamente in un circolo vizioso che impoverisce la collettività.
L'Italia rappresenta un caso emblematico di questa dinamica complessa all'interno del panorama OCSE.
Quando i fondi pubblici vengono sottratti attraverso tangenti, concussioni o favoritismi negli appalti, la spesa pubblica non risponde più ai criteri di efficienza e necessità, ma a logiche di arricchimento illecito.
Lo spreco pubblico è la manifestazione tangibile della cattiva gestione della spesa, spesso diretta conseguenza della corruzione. Selezioni clientelari anziché meritocratiche nella pubblica amministrazione (PA), opere pubbliche incompiute o inutili e una burocrazia inefficiente sono tutti esempi delle ricadute della corruzione in termini di inefficienza sistemica.
L'evasione fiscale è l'altra faccia della medaglia. Innanzitutto, per il nesso diretto tra falsa fatturazione e corruzione, che si manifesta principalmente attraverso due meccanismi: l'uso delle fatture false come strumento per dissimulare le tangenti e come metodo per creare fondi neri destinati a corrompere.
Inoltre, i cittadini e le imprese, percependo un'elevata corruzione e vedendo che i propri tributi vengono sperperati anziché utilizzati per servizi efficienti, diventano meno propensi a pagare le tasse.
Approfondimento storico
La corruzione in Italia non è un fenomeno nuovo.
Partiamo dalla stessa nascita dello Stato Italiano, quando alla fine dell'Ottocento inventammo il "Trasformismo", cioè la formazione di maggioranze parlamentari variabili, cooptando deputati dall'opposizione, in base a scambi di favori, minando la stabilità governativa e la trasparenza, in contrasto con l'alternanza democratica.
Poi, come non dimenticarlo, venne lo scandalo della Banca Romana (1892-1894) che aveva emesso milioni di lire in banconote false (con numeri di serie duplicati) per coprire enormi ammanchi di cassa dovuti alla speculazione edilizia romana ed alle frodi connesse, coinvolgendo politici di alto livello come Giolitti e Crispi, nonché la corte reale.
Non a caso, già ai primi anni del XX secolo, inchieste come quella della Commissione reale presieduta dal senatore Giuseppe Saredo avevano già messo in luce meccanismi di clientelismo e cattiva amministrazione nelle grandi città italiane.
Non si trattava più di episodi isolati da parte di precise filiere di potere: ormai il "trasformismo" - cioè lo scambio di favori - era diventato un fenomeno culturale e strutturale del nascente Stato unitario, che coinvolgeva pubblici amministratori, politici locali, funzionari e imprese private in una vasta gamma di settori, dagli appalti pubblici alla sanità, dalla politica municipale ai servizi pubblici.
Arrivato il Fascismo, la corruzione non scomparve, ma si trasformò approfittandosi della struttura totalitaria concentrava potere enorme nelle mani di gerarchi, come dimostrano gli studi di storici come Salvatore Lupo, Emilio Gentile e Gaetano Salvemini.
Il caso più noto è quello dei gerarchi legati all’IRI, come Achille Starace, e la speculazione edilizia di Roma.
Negli anni ’90, l’operazione Mani Pulite portò alla luce un vasto sistema di tangenti e connivenze tra imprese e politica, con migliaia di politici e funzionari indagati.
Le stime degli storici e delle fonti giornalistiche concordano su numeri molto alti: solo nell’ambito delle indagini Mani Pulite, risultarono indagate circa 4.500–5.000 persone, con sospetti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, abuso d’ufficio e reati connessi.
Trent'anni dopo, cioè ai giorni nostri, l'indagine di Mafia Capitale ha confermato una "disponibilità spontanea" da parte dei personaggi coinvolti, rigettando l'ipotesi di una coercizione mafiosa, e stanno riemergendo scandali di alto profilo come quello edilizio a Milano o quello dei dializzati a Roma.
Non a caso, la posizione dell'Italia nelle varie classifiche mondiali degli ultimi anni vede il Bel Paese praticamente alla pari con la Georgia post-sovietica per quanto riguarda la corruzione, ma siamo in buona compagnia, affiancati dalle altre nazioni cattoliche come Spagna, Portogallo e Polonia.
Il "Do ut des", infatti, è una espressione latina che significa "do affinché tu dia", cioè scambio di favori, e che è stata poi giustificata per secoli e secoli dalla Chiesa Cattolica attribuendole anche il senso di "aiuto reciproco", come fosse amore verso il prossimo . Peccato che l'amore sia gratuito, non "ut des" ... fu proprio per questo che Martin Lutero ebbe da ridire.

