A meno di un anno dagli allarmi lanciati da JD Vance a Monaco, l'Amministrazione Trump torna a scuotere l'Europa con un linguaggio che più che diplomazia sembra un atto di accusa: “aspettative irrealistiche” sui conflitti, “erosione della civiltà europea” e un continente destinato a diventare “irriconoscibile entro vent'anni”. La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, pubblicata oggi dalla Casa Bianca, non lascia spazio a equivoci: per Trump e il suo staff, Bruxelles è un problema.

Il documento ripropone con chiarezza la visione di un mondo centrato sullo Stato-nazione e sul primato assoluto degli Stati Uniti. L'Europa, secondo Washington, non è più in grado di gestire flussi migratori, declino demografico e perdita di identità nazionale. La NATO non deve più essere percepita come un'alleanza in espansione, e i mercati europei devono aprirsi agli Stati Uniti. L'idea di un Vecchio Continente autonomo e capace di difendere sé stesso viene sostituita da una visione paternalistica e muscolare, che confonde “aiuto” con imposizione.

La retorica trumpiana della forza come garante della pace si manifesta senza filtri. Il presidente si autoproclama salvatore del mondo, riportando l'America sulla scena globale dopo “quattro anni di debolezza” e proclamando che “nessuna amministrazione ha realizzato un cambiamento così radicale in così breve tempo”. È il solito spettacolo di esaltazione personale, mascherato da documento di strategia: un miscuglio di pragmatismo selettivo e retorica nazionalista, in cui “America First” diventa sinonimo di egemonia globale senza freni.

Il “Corollario Trump” alla Dottrina Monroe chiarisce il modus operandi: arruolare amici consolidati e espandere l'influenza statunitense nell'emisfero occidentale. Controllo della migrazione, delle droghe, dei porti, delle infrastrutture strategiche: tutto giustificato come necessità di sicurezza nazionale, ma in realtà un manifesto di dominio economico e geopolitico mascherato da stabilità.

L'Indo-Pacifico diventa il teatro principale della competizione con la Cina, con un approccio che definire ossessivo è riduttivo. Per la Casa Bianca, l'errore di decenni è stato aprire i mercati alla Cina: una giustificazione per poi alimentare la narrativa di un'America tradita dagli alleati interni ed esterni. La deterrenza militare diventa prioritaria, soprattutto per Taiwan, confermando un atteggiamento aggressivo che maschera un disegno di supremazia sistematica.

L'Europa è descritta come un continente in declino, incapace di proteggere la propria sovranità, con una demografia e una cultura in via di erosione. L'Amministrazione Trump si propone di “aiutare l'Europa a correggere la propria traiettoria”, ma in realtà detta regole e condizioni, trasformando la cooperazione in subordinazione. Le identità nazionali, la sovranità e la fiducia collettiva diventano termini di paragone per misurare il fallimento europeo secondo la lente americana, con una dose di paternalismo e allarmismo che non ammette repliche.

Il Medio Oriente e l'Africa vengono ridefiniti secondo logiche utilitaristiche: il primo come arena di partenariato e opportunità economiche, il secondo come bacino di investimenti strategici, senza impegni militari prolungati. Tutto viene calibrato sul ritorno immediato di vantaggi geopolitici ed economici per Washington, ignorando sistematicamente i bisogni locali o la complessità regionale.

In definitiva, la Strategia di Sicurezza Nazionale dell'Amministrazione Trump è un manifesto di potere mascherato da diplomazia, in cui la “pace attraverso la forza” diventa sinonimo di dominio globale. L'Europa è trattata come oggetto di ingegneria politica, l'Indo-Pacifico come campo di battaglia inevitabile, e il mondo intero come terreno di sperimentazione per un approccio unilaterale e muscolare alla geopolitica. Non si tratta di strategia equilibrata o realismo pragmatico: è un ritorno all'egemonia senza freni, al dispotismo soft della supremazia americana, con un'iper-narrazione trumpiana che mescola messianismo, paura e controllo.

In sostanza, niente di cui sorprenderci, visto che tutto ciò ha origine da un criminale esaltato e senza cervello, assecondato da tirapiedi del suo stesso livello.