"Dal fiume al mare" è lo slogan nacque negli anni Sessanta nel contesto dei movimenti per la creazione di uno stato palestinese. Slogan che oggi potrebbe essere enunciato al contrario, "dal mare al fiume" , vista l'escalation militare israeliana in Cisgiordania, che fa seguito a quella di Gaza.
Due adolescenti palestinesi sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco nel quartiere di Kafr Aqab di Gerusalemme. Intanto le Nazioni Unite segnalano una accelerazione dello sfollamento forzato dei campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams in Cisgiordania.
La situazione è tale che l'israeliano Yuli Novak, direttore di B'Tselem, lancia un appello ai politici di tutto il mondo: "Finché queste cose continueranno a esistere, siamo molto preoccupati che la violenza a cui abbiamo assistito non finisca. Il nostro avvertimento è che non abbiamo visto il peggio."
Secondo il rapporto di 105 pagine pubblicato giovedì scorso da Human Rights Watch (HRW), l'esercito israeliano a partire da gennaio ha distrutto almeno 850 case, nei campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams, in Cisgiordania, con oltre 32.000 palestinesi sfollati.
"Negli ultimi anni abbiamo visto l'impatto delle forze armate e dei coloni israeliani che hanno esercitato una forza e un controllo sempre maggiori sul popolo palestinese", denuncia Simona Onidi, coordinatrice dei progetti di Medici Senza Frontiere (MSF) a Jenin e Tulkarem.
Al Jazeera denuncia che in tutta la provincia di Quneitra, nella Siria occupata, i carri armati dell'esercito israeliano hanno istituito posti di blocco e pattugliamenti, fermando e arrestando i civili.
"Descritti da Israele come operazioni di sicurezza, le autorità siriane e le organizzazioni per i diritti umani li definiscono rapimenti o arresti illegali. Nelle ultime settimane, sarebbero state arrestate fino a 40 persone."
Oltre a catturare i civili siriani, le forze israeliane stanno anche rafforzando le loro posizioni con grandi terrapieni e torri di guardia. Sanad, l'agenzia di fact-checking di Al Jazeera, ha verificato l'istituzione di nove nuovi campi militari israeliani in Siria dal dicembre 2024.
Mentre a Gaza i palestinesi nei quartieri settentrionali sono circondati e stanno fuggendo, dopo che l'esercito israeliano ha lanciato un'invasione di terra nelle zone vietate, in base al cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, la escalation di violenza - che coinvolge non solo le forze di sicurezza israeliane, ma anche gruppi di coloni in Cisgiordania e la presenza di forze israeliane armate in Siria - solleva questioni fondamentali sulla legittimità delle operazioni militari israeliane contro i civili e sul rispetto dei diritti umani.
"Ho chiesto ai soldati dove dovevamo andare e loro ci hanno detto a est, e ci hanno detto che se fossimo andati a sinistra o a destra saremmo stati presi di mira dai cecchini che si trovavano in alto nella zona."
"C'erano più di 40 uomini e forse 45 donne con i loro bambini che camminavano con noi nello stesso momento, provenienti dal mio quartiere. Mentre camminavamo, i droni ci seguivano dall'alto e c'erano forse 20 o 25 soldati che ci puntavano le armi."
Una sostituzione etnica a tutti gli effetti, visto che nei territori occupati militarmente nel 1967, Israele ha insediato oltre 500.000 coloni in Cisgiordania, in gran parte in insediamenti non autorizzati, oltre ad altri 200.000 a Gerusalemme Est.
Una erosione del territorio destinato allo Stato di Palestina fin dal 1967, che prosegue incessantemente. Solo pochi giorni fa, l'Amministrazione Civile israeliana ha annunciato un nuovo insediamento non autorizzato vicino a Betlemme e l'esproprio di un importante sito archeologico di circa 500 acri in Cisgiordania, la città di Sebastia che fu capitale dell'antico regno di Samaria, dove cristiani e musulmani credono che sia sepolto Giovanni Battista. (fonte Associated Press) .
Intanto, nonostante il quadro angosciante di un conflitto che si fa via via più violento e distruttivo, Israele non è soggetto a sanzioni economiche, commerciali o politiche imposte da organismi internazionali come l'ONU o come nel caso di singoli stati.
Ad esempio, per molto meno, Cuba è soggetta a un embargo di lunga data da parte degli Stati Uniti, come la Bielorussia è sottoposta a sanzioni a causa del suo sostegno alla Russia.
E dire che ... proprio la cultura yiddish ha creato il detto "meglio una cattiva pace che una buona guerra" (.דער ערגסטער שלום איז בעסער ווי די בעסטע מלחמה).

