Mosca ha definito "inaccettabile" la diffusione della registrazione di una telefonata riservata tra gli uomini più vicini a Donald Trump e Vladimir Putin, sostenendo che si tratti di un tentativo deliberato di sabotare i negoziati di pace sull'Ucraina. La trascrizione della conversazione del 14 ottobre è stata pubblicata da Bloomberg News, che afferma di aver ascoltato l'audio senza però rivelare come sia entrata in possesso di materiale così sensibile.
Mosca punta il dito: "Un atto di guerra ibrida"
Yuri Ushakov, consigliere di politica estera del Cremlino coinvolto nella chiamata con l'inviato statunitense Steve Witkoff, ha criticato duramente la fuga di notizie. Ha dichiarato che i colloqui con Witkoff non erano destinati alla pubblicazione e che la loro divulgazione ha l'obiettivo di minare il delicato processo diplomatico in corso tra Mosca e Washington.
Ushakov ha aggiunto che parte delle comunicazioni avviene attraverso canali governativi criptati, solitamente impossibili da intercettare "a meno che uno dei partecipanti non abbia motivo per far trapelare qualcosa". Ha escluso che la fonte del leak possa essere uno dei presenti alla chiamata e ha annunciato che affronterà la questione direttamente con Witkoff.
Anche Kirill Dmitriev, capo del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti e inviato speciale di Putin, ha respinto come "falso" il resoconto di un'altra chiamata del 29 ottobre riportata da Bloomberg. Il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha accusato testate occidentali di essere strumenti di una "guerra informativa ibrida" orchestrata da paesi europei.
Trump difende Witkoff: "Sta facendo il suo lavoro"
Negli Stati Uniti, Donald Trump ha preso le difese del suo inviato speciale. Pur dicendo di non aver ascoltato l'audio, ha spiegato che Witkoff stava facendo "il lavoro di un negoziatore", cercando di vendere il piano di pace alle parti in causa.
La tempistica del leak non è irrilevante: pochi giorni prima era emersa una bozza di piano di 28 punti circolata tra Washington e Mosca, accusata da Kiev e da diversi governi europei di rispecchiare eccessivamente le posizioni russe, inclusa la cessione di territori sotto controllo ucraino.
Dopo le critiche, il testo sarebbe stato rivisto per aderire maggiormente alle richieste ucraine e alla linea degli alleati europei. Il presidente Volodymyr Zelensky ha espresso disponibilità a incontrare Trump per discutere i punti più controversi.
Cosa rivelano le conversazioni trapelate
Nella trascrizione pubblicata, Witkoff ha suggerito a Ushakov come preparare Putin a un approccio efficace nei confronti di Trump, includendo complimenti mirati e messaggi che dipingano il presidente americano come un "uomo di pace".
Nel dialogo, Ushakov chiede se una telefonata diretta tra i due leader possa essere utile. Witkoff risponde: "Il mio capo è pronto", proponendo persino l'idea di un nuovo piano di pace "a 20 punti", simile a quello presentato per Gaza.
La conversazione si chiude con Witkoff che accenna alla visita imminente di Zelensky alla Casa Bianca e suggerisce, "se possibile", che Trump e Putin parlino prima di quell'incontro.
Quella telefonata effettivamente è avvenuta: è durata due ore e mezza e la notizia è trapelata mentre Zelensky era già in viaggio verso Washington. E il tono della discussione tra Trump e Putin sembra aver avuto effetti immediati: il presidente americano, che poco prima minacciava di fornire a Kiev missili Tomahawk, è poi tornato su posizioni più caute, sostenendo che un invio simile rischierebbe un'escalation e che Putin "vuole mettere fine alla guerra".
Un clima sempre più avvelenato
Ushakov ha ribadito che la fuga di notizie non aveva certo lo scopo di migliorare le relazioni bilaterali. Dmitriev, dal canto suo, ha denunciato l'esistenza di una "macchina mediatica ben finanziata e organizzata, costruita per diffondere falsità e confondere l'opinione pubblica".
Nel frattempo, Witkoff si prepara a tornare a Mosca la prossima settimana, come previsto da accordi preliminari.
Tra diffidenze, accuse incrociate e piani di pace continuamente riscritti, la vicenda mostra quanto sia fragile – e conteso – ogni tentativo di avvicinare le parti nel conflitto ucraino. Chi abbia voluto far emergere quelle registrazioni resta un mistero, ma il loro impatto politico è già evidente. La domanda ora è una sola: chi sta cercando di influenzare il processo di pace, e a beneficio di chi?


