"I ddl proposti al Senato sono 4 - Delrio, Gasparri, Scalfarotto, Romeo (e uno alla Camera), e sarebbe il caso che il dibattito si svolgesse in modo decoroso e dignitoso nel percorso parlamentare con un rigoroso esame tecnico legale. Invece vediamo in questi giorni una schiera di esperti su media/social che hanno già sentenziato che "non serve nulla" o addirittura "pericoloso" perché la politica non si deve prendere evidentemente nessuna responsabilità rispetto a quanto accade. Il dibattito si deve invece incentrare sulla valutazione di come la pericolosità e l'invasività degli atti di antisemitismo possano essere efficacemente affrontati (anche) da norme di legge civili/amministrative o penali anche come aggravanti. Nostro auspicio è che si giunga a definire un unico testo di legge ben ragionato ed in tempi rapidissimi in vista del 27 gennaio, anche assieme alle proposte che provengono dal coordinatore Angelosanto. Boicottare il percorso parlamentare per una lettura selettiva e distorta della stessa definizione IHRA equivale ad eludere il problema e strumentalizzarlo per una dialettica puramente politica, o peggio ancora a porsi proprio al servizio di chi continua a favorire odio antisemita.Noi una "critica politica al governo" basata su fatti reali, come la difendono in molti e in particolare gli intellettuali che hanno firmato a nome degli ebrei italiani non l'abbiamo vista nelle piazze e nelle aule dove la violenza, il vilipendio alla memoria e la devastazione hanno prevaricato ogni dialogo e ogni ragione. Siamo invece convinti che la piaga antisemitismo non vada affrontata con tutti gli -ismi e altri malanni e violenze che certamente hanno il loro rilievo e gravità e forse, proprio per questo e non di meno, meritano una separata trattazione".
Con questa nota la fanatica pro-Israele Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, oggi è tornata a supportare l'approvazione del ddl pensato ad hoc perché anche in Italia diventi impossibile denunciare i crimini dello Stato ebraico, uno Stato canaglia responsabile di apartheid e genocidio.
Le proposte di legge oggi in discussione sull'antisemitismo non chiedono semplicemente "rigore tecnico". Chiedono ben altro: chiedono di trasformare un fenomeno grave, reale e ripugnante in una clava legislativa che rischia di soffocare l'agibilità politica, il dissenso e persino la ricerca storica. Ed è qui che l'appello della fanatica rappresentante dell'UCEI cade: non sul merito della lotta all'antisemitismo, ma su un'idea pericolosamente rigida di come debba essere condotto il dibattito democratico.
Non è accettabile bollare come "distorto", "pericoloso" o addirittura come complice dell'odio chi sollevi dubbi. Chi critica i disegni di legge non lo fa per minimizzare l'antisemitismo, ma per evitare che il legislatore costruisca una norma assurda. La definizione IHRA non è affatto neutrale. È ampia, ambigua, e soprattutto è già al centro di controversie internazionali perché confonde – e non di sfuggita – critica politica, politica estera, analisi storica e antisemitismo. È un fatto, non un'opinione.
Dire che chi si oppone all'introduzione di quella definizione "boicotta il Parlamento" equivale a dire che il Parlamento deve limitarsi a ratificare ciò che lobby, associazioni e poteri esterni ritengono intoccabile. Il Parlamento non è un passacarte della memoria collettiva; è un organo che deve legiferare con criterio, proporzionalità e consapevolezza degli effetti giuridici, non emotivi.
Dipingere le manifestazioni come degenerazioni violente, prive di "ragione" e "dialogo" è una rappresentazione comoda, ma del tutto falsa. Le piazze hanno portato esattamente ciò che dovrebbe far riflettere il legislatore: dissenso, paura di norme invasive, sospetto verso una linea che rischia di criminalizzare la critica politica come tale.
Ridurre tutto a "odio antisemitico" è un modo efficace per zittire senza rispondere. Chi ha protestato e protesta contro i crimini di apartheid e genocidio non chiede indulgenza verso l'odio, ma giustizia nel rispetto del diritto internazionale, cosa di cui la fanatica Di Segni e quelli come lei evitano accuratamente di citare.
Sostenere che l'antisemitismo "non debba" far parte ed essere trattato come gli altri episodi d'odio e discriminazione è l'ennesima dimostrazione della pretesa ebraica di voler essere un popolo unico, superiore.
Il vero rischio oggi non è ignorare l'antisemitismo. Il vero rischio è blindare la discussione, accelerare il voto, sacralizzare una definizione problematica e trasformare l'indignazione morale in automatismo penale.
Combattere l'antisemitismo è doveroso. Ma farlo con una legge affrettata, simbolica, costruita sulla paura del dissenso e soprattutto inutile significa indebolire la democrazia... solo per compiacere una lobby, evidentemente potentissima, che rappresenta poco più di ventimila persone.


