Il presidente russo Vladimir Putin ha ricevuto al Cremlino Steve Witkoff, inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump, e Jared Kushner. L'obiettivo dichiarato: valutare una possibile via d'uscita dal conflitto più sanguinoso in Europa dalla Seconda guerra mondiale.
L'incontro è avvenuto in un clima tutt'altro che disteso. Poco prima, Putin aveva avvertito che l'Europa sarebbe sconfitta rapidamente in caso di guerra aperta con la Russia e aveva liquidato come inaccettabili le controproposte europee sul dossier ucraino.
La spinta di Trump per un accordo
Trump insiste da mesi sull'urgenza di porre fine al conflitto. Nonostante il vertice in Alaska con Putin lo scorso agosto e diversi colloqui con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, finora non è stato trovato un punto d'intesa.
Una fuga di notizie ha però riacceso le polemiche: una bozza di 28 proposte statunitensi per la pace, trapelata la settimana scorsa, avrebbe concesso a Mosca vantaggi significativi, tra cui garanzie sull'espansione della NATO e il controllo russo su vaste aree ucraine. Ucraina ed Europa sono rimaste allarmate e indignate. A seguito di ciò, Washington e Kiev hanno poi dichiarato di aver messo a punto un nuovo “quadro di pace aggiornato”, frutto di colloqui a Ginevra.
Il Cremlino accusa l'Europa di sabotaggio
Putin, rivolgendosi ai giornalisti poco prima della riunione con Witkoff e Kushner, ha accusato le potenze europee di voler sabotare qualsiasi iniziativa diplomatica statunitense.
Secondo lui, le nuove proposte europee puntano solo a bloccare il processo negoziale. Putin ha rincarato: se l'Europa dovesse voler combattere, la risposta russa sarebbe rapida e devastante.
Lo stesso Putin ha minacciato di tagliare l'accesso al mare dell'Ucraina come ritorsione per gli attacchi con droni contro due petroliere "ombra" nel Mar Nero. Per il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, queste dichiarazioni confermano che Mosca non ha alcuna reale intenzione di porre fine alla guerra.
La situazione sul campo
Le forze russe controllano oggi oltre il 19% del territorio ucraino, circa 115.600 km². La percentuale rispetto a due anni fa è aumentata di poco, ma nel 2025 l'avanzata è stata la più rapida dai primi mesi dell'invasione.
Nonostante questo, la Russia è ben lontana dall'aver piegato l'Ucraina. Le difese di Kiev, sostenute da Europa e Stati Uniti, hanno impedito a Mosca di ottenere una vittoria che potesse definirsi decisiva.
Da Dublino, Zelensky ha avvertito che molto dipenderà dai colloqui di Mosca. Ha escluso soluzioni semplici e ha ribadito che l'Ucraina non accetterà accordi raggiunti alle sue spalle.
I nodi del negoziato
Putin sostiene che si stia discutendo non di un vero progetto di accordo, ma di una serie di proposte che “potrebbero costituire la base per intese future”. Ha ribadito di essere pronto al dialogo, ma ha anche avvertito che, in assenza di un accordo, l'esercito russo continuerà ad avanzare.
Fonti russe vedono negli sforzi della presidenza Trump la migliore occasione da anni per trovare uno spiraglio diplomatico, dopo il fallimento dei primi negoziati nel 2022.
Le richieste fondamentali di Mosca restano immutate: niente NATO per l'Ucraina, limiti severi alle sue forze armate, riconoscimento del controllo russo su Crimea, Donbass, Zaporizhzhia e Kherson, oltre a tutele per i russofoni.
Kiev considera tali richieste una resa mascherata, che la lascerebbe vulnerabile a future aggressioni. Washington ha ventilato un possibile sistema di garanzie di sicurezza per dieci anni, ma anche questo non convince pienamente gli ucraini.
Una guerra che si trascina da oltre un decennio
Il conflitto ha radici profonde: iniziò nel 2014 con la rivoluzione di Maidan, la caduta del presidente filorusso e l'annessione della Crimea. Da allora, le ostilità nell'est dell'Ucraina non si sono mai davvero fermate.
Oggi la guerra ha causato oltre 1,2 milioni di vittime tra morti e feriti secondo stime statunitensi, devastato intere città e costretto milioni di persone a fuggire.
Ucraina ed Europa considerano il conflitto un'aggressione imperialista. Temono che una vittoria russa non fermerebbe l'espansionismo di Mosca, ma lo incoraggerebbe ad aggredire un giorno anche membri della NATO.
Zelensky lo ripete da mesi: premiare chi ha iniziato la guerra sarebbe un precedente pericoloso, e Kiev non accetterà un accordo che sancisca una sconfitta politica oltre che territoriale.


