Nel 2022 la Terza Sezione della Squadra Mobile di Roma rintracciò e interrogò una donna di nome Gabriella Boggiani.
La Boggiani dichiarò che nel 1983, venne contattata da Marco Fassoni Accetti, che le chiese di prestare la propria voce per un comunicato audio, da leggere in un italiano volutamente deformato, imitando un accento anglosassone.

Durante l’interrogatorio del 2022, la donna confermò che Accetti le aveva persino spiegato come pronunciare male la parola “States”, evitando la corretta inflessione inglese, per rendere più credibile la simulazione di un messaggio proveniente da ambienti internazionali.

Secondo la testimonianza della Boggiani, la registrazione fu effettuata direttamente da Marco Accetti, a Roma nel 1983. Successivamente, lo stesso Accetti inviò da Roma un plico postale verso Boston (USA), contenente:

  • il nastro magnetico con la voce di Gabriella Boggiani;
  • alcuni fogli manoscritti, con comunicati redatti a mano da una grafia femminile;
  • buste già indirizzate a destinatari romani.

Dalle indagini risultò che le lettere, una volta giunte a Boston, vennero ricevute da una giovane donna che li rispedì a quattro destinatari, e precisamente:

  • Al giornalista Henry Roth della rete televisiva americana CBS (destinatario della lettera contenente il nastro con la voce di Gabriella Boggiani);
  • All'Agenzia ANSA di Roma;
  • Alla Segreteria di Stato Vaticana;
  • Alla Redazione del quotidiano “Il Tempo” di Roma.

LE LETTERE COLLOCATE A ROMA

Successivamente, secondo la testimonianza di Accetti, altre tre lettere furono collocate direttamente a Roma dallo stesso — cioè non spedite da Boston — e sono quelle indicate nella telefonata dell’“Americano” del 4 settembre 1983 fatta all’ANSA di Milano.
In base agli atti giudiziari e alle perizie successive, si tratta di:

  • La busta trovata nel furgone del TG2 a Castel Gandolfo, contenente un comunicato manoscritto (stessa carta e grafia delle lettere di Boston);
  • La busta rinvenuta nel cestino dei rifiuti presso Porta Sant’Anna (Vaticano), contenente una cassetta magnetica con la voce maschile che leggeva un comunicato (riconosciuta poi come la stessa voce della “cassetta delle sevizie”);
  • La busta collocata nel furgone della Posta Mobile in Piazza San Pietro, anch’essa con un nastro registrato con la voce di Gabriella Boggiani.

Pertanto, da Boston partirono quattro lettere spedite per posta (CBS, ANSA, Segreteria di Stato, “Il Tempo”), mentre a Roma Accetti collocò personalmente tre buste:

  • TG2 Castel Gandolfo;
  • Porta Sant’Anna;
  • Posta Mobile in Piazza San Pietro.

È importante precisare che solo due di queste buste furono effettivamente rintracciate dagli inquirenti, ovvero:

  • la busta nel furgone del TG2 a Castel Gandolfo;
  • la busta nel cestino dei rifiuti vicino a Porta Sant’Anna (Vaticano).

La terza busta, quella della Posta Mobile in Piazza San Pietro, non fu mai recuperata nel medesimo episodio del 4 settembre 1983. Essa appartiene a un’azione separata, precedente, riferita dallo stesso Accetti e confermata dalla testimonianza di Gabriella Boggiani, che ricordò come uno dei nastri da lei registrati dovesse essere lasciato proprio in quel luogo.
In quella circostanza, Accetti aveva dunque depositato un nastro identico con la voce della Boggiani nel furgone della Posta Mobile, prima della telefonata dell’“Americano”.

Tutti i comunicati, per carta, grafia e contenuti, risultano riconducibili alla stessa regia: Marco Fassoni Accetti.

LE BUSTE RECUPERATE

  • La busta del TG2 conteneva un comunicato manoscritto, redatto con la stessa grafia e sulla stessa carta delle lettere di Boston.
  • La busta di Porta Sant’Anna conteneva invece una cassetta magnetica con la voce di un uomo che leggeva un comunicato in italiano stentato.

LA VOCE DI ACCETTI

Una perizia fonica del SISMI stabilì che la voce maschile presente nella busta di Porta Sant’Anna era la stessa che compariva nel lato A della cosiddetta “cassetta delle sevizie”, ritrovata il 17 luglio 1983 nei pressi del Quirinale.
Sul lato B della stessa cassetta era infatti registrata una voce femminile di una giovane donna (probabilmente torturata) che le analisi del SISMI identificarono come quella di Emanuela Orlandi.

Il riconoscimento della voce di Emanuela fu confermato anche dal confronto con la voce telefonica che la famiglia Orlandi aveva udito il 5 luglio 1983, nella prima chiamata a casa Orlandi del telefonista detto “l’Americano”.
I familiari riconobbero, almeno in parte, una compatibilità con la voce della ragazza scomparsa.

LO SPARTITO MUSICALE DI HUGUES E LE TRACCE DIRETTE DI EMANUELA

All’interno della busta di Porta Sant’Anna era presente anche la fotocopia di uno spartito musicale del compositore Hugues.
La studentessa Szepesvari Marta, compagna di scuola di Emanuela, riconobbe quello spartito come di sua proprietà: lo aveva prestato proprio a Emanuela e doveva riaverlo il 22 giugno 1983, giorno della scomparsa.
Lo spartito non fu mai ritrovato nella casa degli Orlandi, né altrove.

Su quello spartito erano incollati quattro foglietti con nomi, indirizzi e numeri di telefono di tre amiche di Emanuela.
Una perizia calligrafica stabilì che la grafia era della stessa Emanuela, confermando che chi realizzò la fotocopia aveva avuto accesso ai suoi effetti personali dopo la scomparsa.

LE PERIZIE SUCCESSIVE E LA CONCLUSIONE LOGICA

Negli anni successivi, una nuova perizia fonica del consulente tecnico, ing. Marco Arcuri, ha confermato che la voce maschile presente sia nel lato A della "cassetta delle sevizie", sia nel nastro ritrovato a Porta Sant’Anna  che nelle telefonate intercettate facenti capo 
ai telefonisti "Mario" e "Americano", siano riconducibili allo stesso Accetti.

COSA POSSIAMO DEDURRE?

L’intera catena probatoria, secondo le indagini e le perizie, segue un filo coerente:

  1. Marco Accetti registra la voce di Gabriella Boggiani (estate 1983).
  2. I nastri e le lettere partono da Boston → stessa carta e stessa calligrafia dei comunicati ritrovati a Roma.
  3. L’“Americano” (voce con accento anglosassone simulato) telefona all’ANSA di Milano e indica i luoghi dei ritrovamenti a Roma.
  4. Sia il lato A della "cassetta delle sevizie" ritrovata nei pressi del Quirinale e quella ritrovata a Piazza Sant'Anna contengono la stessa voce maschile di Marco Accetti.
  5. Le perizie calligrafiche e foniche convergono sull’identificazione di Accetti come autore delle registrazioni.
  6. Lo spartito fotocopiato dimostra un contatto diretto con gli oggetti di Emanuela dopo il rapimento.

DEDUZIONI LOGICHE DEI FATTI E DELLE PROVE

La testimonianza di Gabriella Boggiani rappresenta il punto di collegamento cruciale tra le lettere spedite da Boston e la cassetta delle sevizie, quindi la voce di Emanuela.
Dimostra che le comunicazioni attribuite ai presunti “sequestratori internazionali”  provenivano dalla regia di Marco Fassoni Accetti.

Le perizie calligrafiche e foniche confermano che:

  1. la grafia e la carta dei comunicati di Boston e delle buste ritrovate a Roma coincidono;
  2. la voce maschile dei telefonisti conosciuti come “Mario”, “l’Americano” e “il Turco”, nonché quella che legge il comunicato nel lato A della cassetta delle sevizie, è la voce di Marco Fassoni Accetti;
  3. tale identificazione è stata validata anche dalla perizia fonica dell’ing. Marco Arcuri, che ne ha accertato la compatibilità con un margine elevatissimo.

Ne consegue che Accetti non solo orchestrò la diffusione dei comunicati e delle registrazioni, ma ebbe diretta disponibilità di informazioni, documenti e materiali personali di Emanuela Orlandi, compreso lo spartito musicale fotocopiato con annotazioni scritte di suo pugno.
La natura e il contenuto di questi elementi indicano che Accetti ebbe accesso alla ragazza dopo la scomparsa, o quantomeno alla sua sfera personale più immediata, rendendolo parte integrante della fase operativa del sequestro.

CONCLUSIONE

L’intera catena che collega Boston, Roma, le telefonate e le cassette magnetiche converge su Marco Fassoni Accetti, individuato come autore materiale e/o regista dell'opera comunicativa connessa al sequestro di Emanuela Orlandi.

NOTE A MARGINE

Un ulteriore confronto vocale riconduce la voce di Marco Accetti a quella del telefonista detto "Mario" che chiamò casa Orlandi. 
Nella trasmissione "Tutti Insieme Compatibilmente" condotta da Nanni Loy, andata in onda il 27 aprile 1980, si sente la voce di un concorrente che si presenta con il nome di Marco Accetti.

Dopo aver vinto il QUIZ, Accetti pronuncia alcune parole riferite ad una ragazza di nome Antonella Fini. In questo video viene messa a confronto la voce di Marco Fassoni Accetti con quella del telefonista noto come "Mario", presente nel caso Orlandi per la telefonata intercettata nel 1983, in cui forniva dettagli su Emanuela Orlandi.

Le due voci, quando pronunciano la parola “ragazza”, manifestano la stessa tonalità e una coincidenza fonetico-musicale: le sillabe “raga” e “zza” sono emesse sulle stesse note Sol e Si♭ (leggermente calante).