“Non l’ho voluto” di Giovanni Edoardo Luigi Sanna, pubblicato nella collana “Le Perle Audiolibri” dell’Aletti editore, è un romanzo autobiografico che diventa voce, testimonianza e atto d’amore verso la vita. L’autore racconta la propria malattia trasformandola in un monologo postumo di un padre, ormai assente, che torna a parlare per confessare il peso di una colpa mai scelta. «Una colpa silenziosa», trasmessa ai figli senza volontà né consapevolezza, come un’ombra che attraversa le generazioni. «Io ho avuto sei figli, quattro di loro sono affetti da questa infima e silente ingiustizia».

E’ la storia di un uomo originario della Sardegna, vissuto a Bologna, dove ha lavorato come bibliotecario, prima di trasferirsi a Piombino (Livorno), impegnato come operaio manutentore in una vicina località. Ma la sua vita viene colpita da una pesante diagnosi: un raro difetto genetico, conosciuto come la Sindrome di Wagner Stickler. «L’opera - spiega l’autore - nasce da una realtà chiara e inesorabile. Alle persone vengono raccontate le caratteristiche delle malattie ma nessuno mette in mostra gli aspetti psicofisici che colpiscono sia la persona che la famiglia che assiste». Sanna, attraverso la sua scrittura - in cui realtà e creatività si intrecciano nel contenuto e nella forma -, decide di mettersi a nudo con umiltà e coerenza, per far sentire meno sole altre persone e aiutarle esprimendo sentimenti e stati d’animo condivisi. «Non ritengo che sia un libro incentrato su me stesso; sono il contenitore di ciò che potrebbe affliggere chiunque. La scrittura non placa il dolore, per quello esiste la medicina. Troppe volte ci si chiude dentro una gabbia e ci si nasconde. Scrivere può aiutare ad analizzare, metabolizzare e creare reazioni».

L’opera è, infatti, uno strumento di aiuto, conoscenza e informazione: ciò che spesso non viene detto, ciò che andrebbe detto, ciò che permette a chi vive la malattia di non sentirsi mai veramente solo. Sanna al termine “speranza” preferisce una parola più radicale: vita. Perché nonostante non si possa sfuggire alla genetica e non esista una cura, Non l’ho voluto diventa un inno alla voglia di vivere. «La resilienza - secondo l’autore - è un lusso di chi può guarire». Qui, invece, si racconta una forza diversa: una forza innata, involontaria, che emerge anche quando sembra impossibile trovarla. Ci si rialza per amore, per chi ci sta accanto, per un impulso profondo che affiora anche nei momenti più bui. «Spinto dalla convinzione che occorra amare pienamente la vita in tutte le sue stagioni - scrive, nella Prefazione, il professor Hafez Haidar, pluricandidato al Premio Nobel per la Letteratura, arabista e scrittore noto per la traduzione del best seller “Le mille e una notte” - Giovanni Edoardo Luigi Sanna ci ricorda che dopo una caduta è necessario trovare in noi la forza per reagire e ci incita a rialzarci dalla cenere e a riassaporare la vita».

Il romanzo, disponibile anche nella versione audiolibro, restituisce l’immagine dell’essere umano come una bilancia fragile e potente, un corpo-mente che cerca sempre il proprio equilibrio, anche quando la malattia lo spezza e lo ridefinisce. È un testo che non offre giustificazioni, ma una verità nuda e un tardivo atto d’amore: riconoscere il dolore e la responsabilità non scelta, per aprire uno spiraglio alla comprensione e, forse, al perdono. «Non bisogna nascondersi dietro il muro dell’omertà quando si sta male, non è vergogna piangere: isolarsi porta brutti pensieri, i brutti pensieri spezzano le gambe. Gli abbracci fanno stare bene».