La decisione di destinare al terzo settore i doni di rappresentanza ricevuti dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni segna un passaggio significativo in termini di correttezza istituzionale e sensibilità sociale. Centinaia di oggetti ricevuti durante incontri ufficiali in Italia e all'estero – dai preziosi gioielli donati dalla Libia alle particolari scarpe in pitone blu con tacco dorato, fino al tablet offerto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky – non resteranno chiusi in un caveau, ma diventeranno risorse concrete per associazioni e organizzazioni senza scopo di lucro.
Per legge, i beni di valore superiore ai 300 euro non possono essere trattenuti, e proprio quelli più preziosi sono stati catalogati e custoditi negli ultimi tre anni. L'elenco, reso pubblico il 3 maggio dopo un'interrogazione parlamentare, conta 270 articoli: un numero che testimonia la densità delle relazioni diplomatiche e il ruolo centrale dell'Italia nei contesti internazionali.
A fine ottobre il segretario generale di Palazzo Chigi ha autorizzato la vendita all'asta dei beni, affidando nei giorni scorsi la gestione dell'intera operazione alla Bertolami Fine Art, casa d'aste romana selezionata tramite appalto. L'incarico, dal valore di 40 mila euro, prevede un corrispettivo del 5% sui proventi ricavati, mentre la definizione delle stime economiche dei singoli oggetti spetterà agli esperti della galleria.
Non è ancora nota la lista esatta dei lotti che finiranno all'asta, ma l'iniziativa appare già come un esempio virtuoso di amministrazione trasparente. Invece di lasciare che questi simboli di protocollo giacciano inutilizzati, verranno trasformati in sostegno tangibile per realtà che operano quotidianamente a beneficio della collettività.
Perché sottolineare quello che, in fin dei conti, è un atto dovuto? Perché quando era presidente del Consiglio, Matteo Renzi - almeno in un'occasione - si è dimenticato di fare altrettanto.
L'allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in visita alla sede della Colnago di Cambiago nel novembre del 2016 incontrò i due titolari dell'azienda, Ernesto Colnago e la figlia Anna, "ricevendo in dono una bici sportiva da città con telaio in fibra di carbonio, di colore viola e con il giglio simbolo di Firenze, creata appositamente per lui."
Nell'agosto del 2017 lo stesso Renzi, su facebook, ci faceva sapere che quella bicicletta era in suo possesso e l'aveva appena usata per "girare" sulle strade intorno casa:
«Ho preso la bellissima bici che mi ha preparato il Cavalier Colnago, la maglia regalatami all'Expo da Nibali e Aru e mi sono messo sui pedali.»
Difficile credere che una Colnago con telaio in fibra di carbonio possa costare meno di 300 euro. Pertanto... giudicate voi.
Riferimenti:
Matteo Renzi e la bellissima bici "preparata" dal Cavalier Colnago


