Un articolo dell’Atlantic spiega in dettaglio e con toni preoccupati i motivi per cui Trump sia fondamentalmente instabile nella gestione delle crisi che hanno aspetti nucleari. I suoi predecessori sono stati a volte altrettanto inaffidabili, o hanno compiuto passi pericolosi, aggiunge a sua difesa l’autore, ma la situazione geopolitica odierna evidenzia ancor di più i rischi insiti nelle caratteristiche dell’attuale presidente.

Ciò rende gli USA deboli rispetto alla postura presa dalla Russia e dalla Cina e indebolisce anche gli equilibri fra Occidente e resto del mondo. Nel corso del suo primo mandato ci fu un episodio particolarmente significativo in questo senso. Al comportamento provocatorio del leader della Nord Corea, Trump iniziò a rispondere con frasi e gesti ancora più provocatori.

Arrivò al punto di evocare “fuoco e fiamme”, ignorando il modo letterale e severo in cui Pyongyang avrebbe preso quelle parole. Senza nemmeno immaginarlo, Trump stava spingendo il Paese sull’orlo dello scontro nucleare con la Corea del Nord. A quel punto intervenne uno dei suoi consiglieri, l’ex generale John Kelly, che attuò una “manovra diversiva” per dirigere la mente del presidente verso altre prospettive.

Lo convinse di poter fare qualcosa che nessun altro aveva fatto prima, proprio grazie alle sue immense capacità di negoziazione. Sarebbe passato alla storia proprio perché era Trump. Perché non tendere la mano a Kim Jong-un? La manovra riuscì e cominciò una fase di distensione. Purtroppo, a quanto pare il presidente americano continua a non soddisfare certi requisiti di competenza e di prevedibilità che dovrebbero sussistere in un presidente nella gestione di crisi che potrebbero potenzialmente trasformarsi in escalation nucleari.