Gli infermieri alzano la voce e il COINA — Coordinamento Infermieristico Autonomo — non usa mezzi termini: finiamola con la favola degli “eroi”. Gli eroi compaiono nei film o nei fumetti. Gli infermieri lavorano, studiano, reggono interi reparti e spesso lo fanno con organici ridicoli.
Semplice: non serve la gloria, serve riconoscimento professionale e strutturale.

 
La fotografia del problema


Nel prossimo bilancio sanitario ci sono circa 7.000 assunzioni previste. Sulla carta fa scena, sembra quasi una svolta.
Peccato che la realtà dica altro: ne mancano almeno 70.000. Dieci volte tanto.
È un po’ come mettere un cerotto su una frattura esposta e dire: “Ecco, risolto.”

 
Il lavoro invisibile, ma indispensabile

Dietro ogni turno ci sono:

competenze avanzate
responsabilità legali
gestione clinica diretta del paziente
carichi emotivi enormi
turni notturni e festivi
stipendi che non rispecchiano la complessità del ruolo
E mentre la politica parla di assunzioni, nei reparti rimane la stessa routine: fare tanto, con poco, e spesso senza voce.

La richiesta del COINA è chiara

Non applausi.
Non slogan.
Non frasi stampate su manifesti istituzionali.

Ma:

contratti dignitosi
percorsi di carriera reali, non teorici
organici adeguati
autonomia riconosciuta, non solo promessa
stabilizzazioni dove serve
rispetto per chi è già sul campo
Gli infermieri non vogliono più essere celebrati solo quando fa comodo o quando la sanità è in emergenza. Vogliono essere trattati per ciò che sono: una professione indispensabile, non un jolly emotivo.

 
La sfida dei prossimi mesi

Ora si vedrà la parte difficile: mantenere le promesse.
Gli infermieri osservano, e questa volta non faranno silenzio.

Perché chi tiene in piedi un sistema non può essere trattato come comparsa.

E il messaggio del COINA è preciso:


“Se non riconoscete il nostro ruolo, presto non ci sarà nessuno da chiamare — né eroi, né professionisti.”


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