L’Italia continua a essere uno dei Paesi più longevi al mondo, ma il nuovo Rapporto BES 2024 dell’Istat mette in luce un paradosso difficile da ignorare: viviamo più anni, ma in condizioni di salute sempre peggiori. La speranza di vita raggiunge il record di 83,4 anni, ma quella “in buona salute” precipita a 58,1 anni, con un calo di un punto solo nell’ultimo anno. In pratica, un quarto della vita viene trascorso tra limitazioni fisiche o malattie croniche.

L’illusione della longevità
A prima vista, il dato sembra rassicurante: l’Italia supera la media europea di oltre due anni di aspettativa di vita, e la mortalità evitabile (tra 0 e 74 anni) continua a diminuire. Ma dietro questa apparente conquista si nasconde una realtà più complessa. Le donne, pur vivendo mediamente quattro anni in più degli uomini (85,5 contro 81,4), trascorrono più anni in cattiva salute: 56,6 anni “in buona salute” contro i 59,8 maschili.

Invecchiare di più, insomma, non significa invecchiare meglio. A 65 anni, la speranza di vita “senza limitazioni” è di appena 10,4 anni, in lieve calo rispetto al 2023. Più della metà degli anni residui, per molti, è segnata da problemi di autonomia.

Il malessere silenzioso: fragilità mentale e stili di vita
Non è solo il corpo a mostrare segni di cedimento. L’indice di salute mentale scende a 68,7 punti, con un peggioramento marcato tra donne e giovani. Dal 2016 al 2024, la salute psicologica dei ragazzi è peggiorata, e quella delle ragazze ancora di più (–2,3 punti). Aumentano l’ansia, l’isolamento e i sintomi depressivi, segno di una fragilità diffusa e spesso sottovalutata.

Sul fronte degli stili di vita, il quadro non è più incoraggiante. Meno sedentarietà, è vero, ma quasi un italiano su due è in eccesso di peso, e l’obesità cresce: dall’10% del 2014 all’11,3% del 2024. Il 32,7% è sedentario, un miglioramento rispetto a dieci anni fa, ma ancora troppo alto. E sul piano alimentare la situazione peggiora: solo il 16,2% consuma la quantità raccomandata di frutta e verdura, con un calo sensibile soprattutto tra le donne.

Fumo e alcol: cattive abitudini in crescita
Anche i comportamenti a rischio non accennano a diminuire. I fumatori tornano sopra il 20%, con un aumento costante tra le donne, mentre il consumo rischioso di alcol riguarda ormai un italiano su sei. Le differenze di genere si riducono, ma non per miglioramento maschile: piuttosto perché le donne stanno peggiorando.

Disuguaglianze e nuove povertà di salute
Il quadro complessivo è quello di un Paese dove la medicina allunga la vita, ma la società non riesce a sostenerla in modo equo. Le disuguaglianze si moltiplicano: tra generi, tra giovani e anziani, e soprattutto tra territori, dove la qualità dell’assistenza sanitaria e le opportunità di prevenzione restano fortemente disomogenee.

L’Italia è più longeva, ma anche più fragile. Più attenta alle cure che alla prevenzione. Più consapevole, ma meno capace di cambiare le proprie abitudini.

La sfida del futuro: trasformare la quantità in qualità
Il messaggio dell’Istat è chiaro: non basta vivere più a lungo, bisogna vivere meglio. Servono politiche pubbliche che integrino sanità, scuola, lavoro e ambiente; che promuovano la salute mentale con la stessa priorità della salute fisica; che investano su alimentazione, movimento e prevenzione.

Senza un cambio di rotta, l’aumento della longevità rischia di diventare una vittoria di Pirro: più anni, ma vissuti male. Il vero progresso, oggi, non si misura con il numero di candeline, ma con la qualità dei giorni che ci restano da vivere.