C'è un Paese che continua a raccontarsi come moderno, avanzato, europeo. Poi c'è la realtà, quella che emerge dal Rapporto Caritas 2025, ed è una realtà che fa vergognare.
Non perché “siamo messi male”, ma perché fingiamo di non esserlo. Da trent'anni la Caritas ripete le stesse cose: cresce la povertà, aumentano le disuguaglianze, si allarga la frattura sociale. E da trent'anni la politica, salvo qualche slogan utile in campagna elettorale, gira lo sguardo dall'altra parte.

L'Italia è l'unico Paese OCSE dove, dal 1990 al 2020, i salari reali sono diminuiti.
Non stagnanti, non cresciuti poco: diminuiti del 2,9%.
Intanto, la ricchezza dei 50 mila più facoltosi è raddoppiata.
Quella dei 25 milioni più poveri si è polverizzata: oggi hanno in media 7.000 euro a testa.
E almeno 10 milioni di adulti non avrebbero nemmeno 2.000 euro per affrontare una malattia o la perdita del lavoro. È un Paese che vive in equilibrio precario sopra una crepa enorme.


Una povertà che ormai è strutturale

La povertà assoluta tocca 5,7 milioni di persone, 2,2 milioni di famiglie.
Negli ultimi dieci anni è aumentata del 43%.
Non è un incidente, non è una crisi passeggera: è diventata un pezzo stabile del nostro paesaggio sociale.

E la Caritas lo vede ogni giorno: 277mila famiglie solo nel 2024, molte con almeno due o tre forme diverse di disagio.
Altro che “basta un lavoro”: moltissimi lavorano, ma tra part-time imposti, contratti miseri e stipendi ridicoli, non ne escono.

La povertà oggi è un nodo di problemi intrecciati: casa, salute, istruzione, isolamento, debiti, violenze. Chi cade dentro, difficilmente riesce a risalire.


La follia dell'azzardo di massa

C'è poi la pagina più grottesca: il gioco d'azzardo, trasformato dallo Stato in un gigantesco business legalizzato.
Nel 2006 gli italiani giocavano 35 miliardi.
Nel 2024 sono arrivati a 157 miliardi. Una crescita del 349%.

Le perdite? 20 miliardi in un solo anno.
E chi perde di più?
Le regioni più povere. Gli stessi che non arrivano a fine mese.

Lo Stato ci guadagna poco. Le multinazionali moltissimo.
E mentre l'Italia si riempie di slot, scommesse e gratta-e-vinci, si svuota di servizi, diritti e prospettive.


Donne e violenza: una tragedia ignorata

Una donna su tre ha subito violenza.
Nel 76% dei casi, non è economicamente autonoma.
E il 77% ha figli che assistono alle violenze.

La violenza non è solo fisica: è economica, psicologica, quotidiana.
E quando una donna decide di scappare, spesso non ha né i soldi, né una casa, né un lavoro stabile.
Chi parla di “emergenza” non ha capito: è un fenomeno strutturale, radicato, endemico.
E senza servizi, senza case rifugio, senza lavoro stabile, non se ne esce.


La nuova povertà: l'energia

La transizione ecologica avanza, ma chi è povero resta indietro.
Nel 2023 2,36 milioni di famiglie non riuscivano a pagarsi un'energia adeguata.
L'8,7% del budget delle famiglie più povere se ne va in luce e gas.
Per i ricchi è il 3,3%.

Intanto, i bonus energia vengono tagliati: un miliardo in meno in un anno.
È come togliere l'ossigeno proprio a chi ne ha più bisogno.


È IL MOMENTO DI SMETTERLA DI FINGERE

Non è più tempo di “analisi”, “tavoli”, “monitoraggi”, “cabine di regia” e altri riti stanchi.
La situazione è sotto gli occhi di chi vuole guardare: l'Italia è un Paese che sta scivolando verso una disuguaglianza profonda, e lo sta facendo nel silenzio assordante di chi "dovrebbe" governarlo.

Se non si interviene ora – con politiche serie, strutturali e non cosmetiche – ci ritroveremo con un Paese spaccato in due: pochi sempre più ricchi, e una massa crescente intrappolata tra povertà, precarietà e disperazione.

E quel giorno, fingeremo ancora di sorprenderci.
Come sempre.



Fonti:
www.caritas.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/11/Rapproto-Poverta-2025-Versione-integrale.pdf
www.caritas.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/11/Rapporto_Poverta_2025_Fact-Sheet.pdf