Ottobre 2025 è riuscito nell’impresa di essere solo il terzo ottobre più caldo mai registrato. Un trionfo, verrebbe da dire, se non fosse che la temperatura media globale ha toccato 15,14 °C, ben oltre le soglie che per anni abbiamo finto di considerare invalicabili. Rispetto alla media 1991-2020 siamo a +0,70 °C, e se guardiamo all’era preindustriale il salto è addirittura di +1,55 °C. Ma certo, continueremo a raccontarci che “è normale”, che “il clima è sempre cambiato”, mentre i dati del Copernicus Climate Change Service sventolano sotto il naso di chi preferisce non vedere.
Il dataset ERA5 conferma che ottobre è stato appena un soffio più fresco rispetto ai record schiaccianti del 2023 e del 2024. Eppure la media degli ultimi dodici mesi sfonda senza esitazioni la soglia dei +1,50 °C: una linea rossa che avremmo dovuto evitare come la peste. Sembra quasi una tragicommedia: per anni abbiamo parlato di quel limite come se fosse un confine sacro, e ora lo superiamo in scioltezza mentre la Strategic Lead for Climate di Copernicus, Samantha Burgess, ci ricorda l’ovvio — cioè che siamo nel decennio in cui l’obiettivo dei +1,5 °C possiamo tranquillamente archiviarlo sotto la voce “illusioni perdute”.
Europa schizofrenica: caldo al nord, freddo a est
Il vecchio continente continua a comportarsi come un termometro impazzito: ottobre a 10,19 °C, +0,6 °C sopra la media, ma con differenze talmente estreme da sembrare la bozza di un futuro cupo. La Scandinavia e la Penisola Iberica meridionale finiscono sulla graticola, mentre Balcani ed Europa sud-orientale arrancano in un freddo fuori stagione. Un’Europa che non sa più cosa aspettarsi da un mese all’altro, in un mix di anomalie che dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme. Invece niente: avanti così.
Estremi ovunque: ghiaccio che cede, oceani bollenti
Il quadro globale è pure peggio. Le regioni polari — quelle che teoricamente dovrebbero restare fredde — registrano scarti di 4-5 °C. Tradotto: l’Artico e l’Antartide non sono più i guardiani del clima, ma indicatori di un sistema completamente sfasato. Nel frattempo, vasti territori della Russia, della Mongolia e della Cina nord-orientale vivono anomalie fredde altrettanto insensate. Il pianeta sembra aver perso qualsiasi equilibrio, e noi continuiamo a comportarci come se fosse un contrattempo passeggero.
Gli oceani, poi, sono una dichiarazione di resa: temperatura media di 20,54 °C tra 60°S e 60°N, terzo valore più alto mai registrato per ottobre. Il Nord Pacifico è incandescente, mentre un timido segnale di La Niña prova inutilmente a rimettere ordine. Nel settore europeo dell’Artico e nell’Oceano Indiano le acque toccano record assoluti, accelerando lo scioglimento dei ghiacci.
E i ghiacci, infatti, crollano: l’Artico si ferma al -12% rispetto alla media, ottava estensione più bassa di sempre, mentre l’Antartide non fa meglio, con un -6% che la piazza sul terzo gradino del podio dei minimi storici. Come sempre, colpo di scena che colpo di scena non è.
Piogge assurde, siccità insensate: il Mediterraneo a macchia di leopardo
Il Mediterraneo orientale annega in piogge fuori scala, mentre la Penisola Iberica, l’Italia settentrionale e l’Islanda si ritrovano più secche di quanto dovrebbero essere. E fuori dall’Europa? Tempeste monsoniche dove dovrebbero esserci piogge normali, siccità ostinata in aree già fragili, squilibri che si moltiplicano. Il tutto in uno scenario che chiunque dotato di buon senso dovrebbe definire allarmante.
Un pianeta che tiene insieme i pezzi a fatica
Il Copernicus ci mette davanti un quadro che non ha più bisogno di interpretazioni: mari troppo caldi, ghiacci ai minimi storici, temperature fuori controllo. Non c’è più spazio per le scuse o per i “ma forse”. Il 2025 rischia di chiudersi come il secondo o terzo anno più caldo mai registrato, e l’Europa si conferma tra i luoghi che si stanno scaldando più rapidamente. Tutto esattamente come previsto dagli scienziati che per anni sono stati ignorati, minimizzati o dipinti come catastrofisti.
“Il tempo delle previsioni è finito: è tempo di adattamento e di azione”, scrive C3S. Parole durissime, che però cadranno nel vuoto come al solito. Perché, parliamoci chiaro: non è la mancanza di dati il problema. È la mancanza di volontà. E quella, purtroppo, non c’è nessun modello climatico in grado di salvarla.


