Ogni anno, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (COP) richiama l'attenzione globale con promesse, scontri e speranze per evitare la catastrofe ambientale. Quest'anno, la COP30 – in programma dal 10 al 21 novembre – si terrà a Belém, nel cuore della foresta amazzonica brasiliana. Un ritorno simbolico alle origini, nel Paese che 33 anni fa ospitò il vertice di Rio de Janeiro dove nacque la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Cos'è una COP e perché conta
COP significa “Conference of the Parties”, ovvero la Conferenza delle Parti che nel 1992 firmarono il trattato ONU sul clima. L'accordo impegnava i Paesi a collaborare per contrastare il riscaldamento globale, riconoscendo che il problema è comune ma che le responsabilità non sono uguali per tutti. Le nazioni industrializzate, responsabili della maggior parte delle emissioni storiche, devono fare di più.

Ogni anno, il Paese che detiene la presidenza – oggi il Brasile – definisce l'agenda dei lavori, coordina i negoziati e accoglie migliaia di delegati, attivisti e imprese. Le COP sono ormai molto più che vertici diplomatici: sono piattaforme di potere geopolitico ed economico, dove si discutono investimenti, innovazione e giustizia climatica.

COP30: un ritorno alle radici e un'ammissione di fallimento
La trentesima edizione del vertice assume un valore particolare. Dopo anni di promesse mancate, il Brasile ha chiesto di concentrarsi meno su nuovi impegni e più sulla realizzazione di quelli già presi. In particolare, sull'uscita graduale dai combustibili fossili decisa alla COP28.

Per la prima volta, la conferenza riconosce apertamente il fallimento collettivo nel mantenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali – obiettivo chiave dell'Accordo di Parigi.

Scegliere Belém come sede non è casuale: ospitare la COP nel cuore dell'Amazzonia è un messaggio politico e simbolico. Le foreste tropicali, minacciate da deforestazione, agricoltura intensiva, estrazione mineraria e sfruttamento petrolifero, sono vitali per la stabilità climatica del pianeta.

I protagonisti e i blocchi di potere
Alla COP partecipano quasi tutti i governi del mondo, spesso riuniti in alleanze. Le voci più forti includono:

L'Alleanza degli Stati Insulari (AOSIS), minacciati dall'innalzamento dei mari.
Il gruppo G77 + Cina, che rappresenta i Paesi in via di sviluppo.

Il gruppo BASIC (Brasile, Sudafrica, India e Cina), divenuto un pilastro della diplomazia climatica.

Gli Stati Uniti, che dopo aver annunciato l'uscita dal Trattato di Parigi, hanno perso parte della loro influenza, lasciando spazio a nuove leadership emergenti.

Cosa succede durante le due settimane del vertice
Il primo segmento della COP è dominato dai negoziatori tecnici, che delineano priorità e posizioni nazionali. Nel frattempo, governi e imprese annunciano piani di azione e finanziamenti. Nella seconda settimana arrivano i ministri e i leader politici per definire i compromessi finali, spesso dopo trattative estenuanti fino a notte fonda.

Quest'anno, gli incontri paralleli sono stati ridotti: gli investitori si sono riuniti a San Paolo e i sindaci a Rio de Janeiro, per preparare il terreno alla conferenza principale di Belém. L'obiettivo è dare maggiore concentrazione alle trattative centrali.

Il difficile cammino verso il consenso
Le COP raramente scorrono senza tensioni. Ogni Paese difende i propri interessi economici, e il principio del consenso – non dell'unanimità – rende i negoziati lenti e delicati. I compromessi arrivano spesso solo all'ultimo momento, dopo lunghe notti di trattative.

Quando il presidente della conferenza finalmente batte il martelletto, sancendo la chiusura dei lavori, spesso sono passati giorni oltre la scadenza ufficiale. È il prezzo – e la fatica – della diplomazia climatica globale.

 
In un mondo che sembra perdere terreno nella lotta al riscaldamento globale, la COP30 rappresenta un'occasione per riconoscere gli errori, rilanciare la cooperazione e, forse, ritrovare la fiducia che servì nel 1992 per iniziare questo lungo cammino.