Oggi il Consiglio UE ha definito la sua posizione su due atti legislativi che rafforzeranno l'applicazione pratica dei principali concetti di Paese sicuro nelle norme europee in materia di asilo. Queste nuove leggi sull'immigrazione mirano a introdurre procedure d'asilo più rapide ed efficaci per chi non dovrebbe ricevere protezione nell'UE.

Il concetto di paese terzo sicuro: è già incluso nelle norme UE su asilo e migrazione. In base a una clausola di revisione fissata dal Patto, la Commissione doveva riesaminare le regole entro giugno 2025 e proporre eventuali modifiche mirate.

Il nuovo regolamento che rivede il concetto di paese terzo sicuro amplierà le circostanze in cui una domanda d'asilo può essere respinta come inammissibile. Il Consiglio ha inoltre completato un elemento importante del Patto su migrazione e asilo del 2024, approvando la prima lista comune UE di paesi di origine sicuri, che permetterà agli Stati membri di trattare le domande di protezione internazionale in modo accelerato.

 
Riforma del concetto di paese terzo sicuro
Rasmus Stoklund, ministro danese per l'Immigrazione e l'Integrazione:"Abbiamo un afflusso molto elevato di migranti irregolari, e i nostri paesi europei sono sotto pressione. Migliaia di persone muoiono nel Mediterraneo o subiscono abusi lungo le rotte migratorie, mentre i trafficanti di esseri umani guadagnano somme enormi.
Questo dimostra che l'attuale sistema crea incentivi distorti e un forte fattore di attrazione, difficili da spezzare.
La Danimarca e la maggioranza degli Stati membri dell'UE sostengono da tempo l'elaborazione delle richieste d'asilo in paesi terzi sicuri, per eliminare l'incentivo a intraprendere viaggi pericolosi verso l'UE.
Sono soddisfatto che noi, Stati membri, abbiamo raggiunto un orientamento generale sulla revisione del concetto di “paese terzo sicuro”, che consentirà accordi con paesi terzi sicuri per l'esame delle domande d'asilo al di fuori dell'Europa".

Il concetto di paese terzo sicuro consente agli Stati membri dell'UE di respingere una domanda d'asilo come inammissibile (senza esaminarne il merito) quando il richiedente avrebbe potuto chiedere – e, se idoneo, ottenere – protezione internazionale in un paese non UE considerato sicuro per lui.

Secondo le nuove regole approvate dal Consiglio, gli Stati membri potranno applicare il concetto di paese terzo sicuro sulla base di tre opzioni:

  • esiste un “legame” tra il richiedente asilo e il paese terzo. Tuttavia, questo legame non sarà più un requisito obbligatorio per applicare il concetto
    il richiedente è transitato attraverso il paese terzo prima di arrivare nell'UE.
  • esiste un accordo o un'intesa con un paese terzo sicuro che garantisce che la domanda d'asilo verrà esaminata in quel paese non UE.
  • L'applicazione di questo criterio non sarà possibile nel caso di minori non accompagnati.

Chi presenta ricorso contro una decisione di inammissibilità basata su questo concetto non avrà più il diritto automatico di restare nell'UE durante il procedimento, pur mantenendo la possibilità di chiedere a un tribunale il diritto di rimanere.

 
Lista UE dei paesi di origine sicuri
Il concetto di paese di origine sicuro permette agli Stati membri di adottare un sistema speciale per l'esame delle domande di protezione internazionale. Secondo il regolamento sulle procedure d'asilo del 2024, parte del Patto su migrazione e asilo, gli Stati membri devono applicare una procedura accelerata per i richiedenti provenienti da un paese di origine sicuro e possono effettuarla alla frontiera o nelle zone di transito.

Le regole si basano sul presupposto che i richiedenti da questi paesi godano di una protezione sufficiente contro persecuzioni o gravi violazioni dei diritti fondamentali. Un paese non UE può essere designato come paese sicuro solo se soddisfa un livello molto elevato di garanzie.

Il Consiglio ha concordato di designare come paesi di origine sicuri a livello UE: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia.

I paesi candidati all'adesione UE sono anch'essi designati come paesi di origine sicuri, salvo nei seguenti casi:

  • presenza di conflitto armato internazionale o interno,
  • adozione di misure restrittive che incidono sui diritti e sulle libertà fondamentali,
  • percentuale di decisioni positive sui richiedenti provenienti da quel paese superiore al 20%.

La posizione del Consiglio chiarisce che la Commissione dovrà monitorare la situazione nei paesi candidati e informare gli Stati membri quando una di queste eccezioni si applica o cessa di applicarsi.

Il Consiglio ha inoltre deciso di consentire alla Commissione di sospendere la designazione di un paese di origine sicuro, totalmente o parzialmente, quando giustificato. Gli Stati membri potranno comunque mantenere proprie liste nazionali con altri paesi non UE.

Il Consiglio ha anche avallato la proposta della Commissione di accelerare l'applicazione di alcune disposizioni del Patto su migrazione e asilo, inizialmente previste per giugno 2026.

 
Prossime tappe
Gli accordi raggiunti oggi consentono al Consiglio di avviare i negoziati con il Parlamento europeo per definire il testo legislativo finale.

Il commento del Ministro dell'Interno italiano
Matteo Piantedosi ha partecipato oggi al Consiglio Giustizia e Affari Interni a Bruxelles:
"La svolta che il Governo italiano ha chiesto in materia di migrazione c'è stata: finalmente abbiamo ottenuto una lista europea di Paesi di origine sicuri, riformato completamente il concetto di Paese terzo sicuro e ci avviamo a realizzare un sistema europeo per i rimpatri realmente efficace. Gli Stati Membri potranno finalmente applicare le procedure accelerate di frontiera (così come previsto dal protocollo Italia-Albania) e a questo si aggiunge l'importante novità che i ricorsi giudiziari non avranno più effetto sospensivo automatico della decisione di rimpatrio. Inoltre la definizione di una lista europea dei Paesi Terzi sicuri, dove compaiono oltre ai Paesi candidati alla adesione anche Paesi quali Egitto, Tunisia e Bangladesh è in linea con i provvedimenti già adottati dall'Italia” ha dichiarato il titolare del Viminale".


Il giudizio della parlamentare UE Ilaria Salis
"Questa mattina il Consiglio UE ha approvato a maggioranza qualificata la normativa sui rimpatri e le proposte sui cosiddetti ‘paesi di origine sicuri' e ‘paesi terzi sicuri.'
Ha conferito così ai governi nazionali un mandato che, fino a pochi anni fa, sarebbe parso impensabile in un sistema democratico: il via libera ad un piano di deportazione di massa, attuabile attraverso campi di detenzione extra-territoriali, procedure accelerate e garanzie drasticamente ridotte.
Si tratta di un salto di qualità razzista e autoritario nelle politiche sul diritto d'asilo. Una svolta profondamente negativa, che rivela tutta l'oscurità del tempo presente. Il diritto internazionale – e con esso i diritti degli individui e dei popoli – viene ridotto a carta straccia, sostituito dall'arbitrio dello Stato sovrano.
Il problema è l'estrema destra, certo, ma non solo. Il problema è un clima generale sempre più autoritario, che colpisce con crescente violenza e disprezzo le persone migranti e razzializzate.
Oggi tocca a loro, ma domani toccherà a molti altri.
Noi faremo ciò che è giusto, anche in direzione ostinata e contraria: continueremo a lottare per i diritti di ciascuno e di tutti, alla ricerca di alleanze internazionaliste capaci di sfidare questa deriva".


Nota a margine
I partiti nazional-sovranisti che oggi esultano per norme pensate per rendere più rapida l'espulsione, l'inammissibilità e l'esternalizzazione dei richiedenti asilo sono gli stessi - compresi quelli italiani - che, ad ogni occasione, si presentano come rappresentanti e difensori dei valori identitari dell'Europa, tra cui quello delle radici cristiane.

E allora la domanda è inevitabile: che cosa hanno a che fare queste misure con il Vangelo che, a meno di recentissime modifiche, dovrebbe ancora rappresentare il faro di chi pretende essere cristiano e di chi pretende di rappresentare i valori della cristianità?

Il messaggio cristiano, preso sul serio, non è ambiguo - ero straniero e mi avete accolto - e non lascia spazi a interpretazioni utilitaristiche. Non dice "ero straniero ma solo se avevo un passaporto valido", non dice "ero straniero ma solo se rientravo nelle quote", non dice "ero straniero, però prima controlliamo se posso essere processato in un paese terzo".

L'idea stessa di esternalizzare l'asilo, cioè pagare altri paesi perché gestiscano richieste e rimpatri al posto nostro, è l'opposto della responsabilità morale che gente del "calibro" di Salvini, Meloni e Tajani proclamano di voler difendere. È invece outsourcing del dovere etico, travestito da difesa dei confini.

Si arriva così a un paradosso grottesco: chi si erge a custode delle radici cristiane usa il cristianesimo come marchio identitario, non come misura etica. Cristo come stemma, non come metro d'azione.

I "valori identitari", quando usati per respingere, filtrare, esternalizzare, smettono di essere valori e diventano narrazione di potere. Il cristianesimo, ridotto a bandiera, diventa una scenografia per politiche che non hanno nulla a che fare né con la carità, né con la misericordia, né con la dignità umana.

Se davvero si vuole parlare di Europa "fondata sulle sue radici cristiane", allora bisogna assumersi il peso delle radici, non brandirle come scudo propagandistico. Quelle radici chiedono accoglienza, cura, responsabilità, non procedure accelerate per liberarsi più in fretta dei non-desiderati.