Il PNRR rappresenta il principale strumento di rilancio post-pandemia, con una componente significativa dedicata alla transizione ecologica, che però resta al palo.

La missione "Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica" ha ricevuto circa 67,3 miliardi di euro, destinati a progetti di decarbonizzazione, mobilità sostenibile, economia circolare e tutela del territorio.
Ma, incredibilmente visto che parliamo di un terzo delle risorse complessive concesse all'Italia, finora il Governo ha impegnato solo il 13,06% di questi fondi, circa 9 miliardi.

Andiamo a vedere di cosa si tratta nel dettaglio.

  • Infrastrutture di energia rinnovabile: su  21,9 miliardi di euro previsti del PNRR per installare circa 30 GW di capacità rinnovabile entro il 2030, sono stati stanziati solo 3 miliardi di euro.

    Electromobility: su 9,4 miliardi di euro  previsti del PNRR per raggiungere circa 2 milioni di veicoli elettrici circolanti entro il 2030, sono stati stanziati solo 1,5 miliardi di euro.

  • Semplificazione delle autorizzazioni per le energie rinnovabili:  su 4 miliardi di euro per l’innovazione tecnologica, sistemi di monitoraggio ambientale e smart grid, sono stati stanziati solo 500 milioni di euro.

  • Bonifiche di siti contaminati: su 4,4 miliardi di euro sono destinati a progetti di economia circolare, gestione dei rifiuti, bonifiche e tutela delle aree naturali, sono stati investiti circa 1,2 miliardi di euro in infrastrutture di depurazione, rete idrica e sistemi di irrigazione intelligenti. Per le bonifiche sono stati impegnati altri 200 milioni di euro, mentre per la tutela di zone umide, parchi nazionali e aree marine protette sono previsti ulteriori 150 milioni di euro.

  • Crisi energetica ed efficienza energetica: su 17,9 miliardi di euro previsti per rinnovare almeno 3 milioni di edifici sono stati stanziati solo 2 miliardi di euro (Bonus edilizi).

Mancano all'appello circa 58 miliardi di PNRR che l'Italia ha a suo tempo richiesto per sviluppare transizione ecologica.

Intanto, i segnali sono pessimi.
Infatti, un anno fa l'Italia ha votato contro la  EU's Nature Restoration Law, che impone di restaurare almeno il 30% degli habitat marini e terrestri non in buono stato entro il 2030.

Quanto alla Legge Salva Mare del 2022 ( Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare), siamo arrivati alla fine del 2025 e attendiamo ancora i decreti attuativi per gli obblighi e le responsabilità derivanti dall’abbandono di rifiuti e la dispersione di plastica e altri materiali in mare.

Lo stesso accade per la "Terra dei Fuochi", che solo dopo un iter lungo 6 anni ha visto poche settimane fa l'emanazione del decreto legge apposito con uno stanziamento di appena 15 milioni per il piano di intervento straordinario di risanamento e la bonifica.

Per la cronaca, a Milano sono poco meno del 60% i rifiuti urbani che vengono differenziati, a Roma e Napoli meno del 50%, a Palermo forse il 30%. Quanto al recupero di energia,  sia Milano che Roma e Napoli vedono destinati ai termovalorizzatori  solo la metà dei rifiuti differenziati.