Abraham "Avrum" Burg, nato il 19 gennaio 1955 a Gerusalemme, è una figura di spicco nella politica, nella cultura e nella società israeliana, noto per il suo pensiero critico e il suo impegno civico. Figlio di giornalisti e intellettuali, Burg ha ricevuto un'educazione ebraica tradizionale, ma ha sviluppato sin da giovane un approccio laico e riflessivo alla vita pubblica. Laureato in filosofia e storia ebraica, ha combinato la formazione accademica con un'intensa attività politica e sociale.

Politicamente, Burg è stato un membro influente del Partito Laburista israeliano e ha ricoperto ruoli di grande rilievo, tra cui quello di presidente della Knesset dal 1999 al 2003, diventando il più giovane a raggiungere tale incarico nella storia dell'istituzione ed il primo a ricoprirlo tra i nati in Israele dopo la dichiarazione di indipendenza nel 1948.

Durante la sua carriera politica e successivamente, ha sempre promosso la democrazia, il pluralismo e il dialogo interculturale, distinguendosi per le sue posizioni moderate e per la critica costruttiva verso le politiche di estrema destra e verso le dinamiche di conflitto israelo-palestinese.

Burg è anche autore di saggi e libri che esplorano l'identità ebraica contemporanea, la memoria storica e la società israeliana, spesso con uno sguardo critico ma costruttivo. È conosciuto per il suo eloquio chiaro e per la capacità di articolare concetti complessi con equilibrio, mostrando un impegno coerente verso i valori della giustizia sociale, dei diritti umani e della coesistenza.

Perché parlarne?

Perché ha rilasciato una intervista a Repubblica in cui ha fotografato la realtà dello Stato di Israele in termini che la propaganda ebraica (anche internazionale) definerebbe antisemiti.

Queste le sue parole:

"Non c'è politica, non c'è autodifesa che possa giustificare l'uccisione di decine di migliaia di persone. Se sei un criminale come Slobodan Milosevic, o un tiranno come Putin, devi essere portato in tribunale. E se sei ebreo e israeliano e ti chiami Netanyahu non hai esenzioni, anche tu vai in tribunale. ... Questo non ha nulla a che vedere con l'antisemitismo, che esiste nel mondo come esistono l'islamofobia, la giudeofobia, l'omofobia, la xenofobia, parte di una tendenza più diffusa all'odio alimentata da politici come Trump e Netanyahu. ...Lo Stato di Israele, anche prima di Netanyahu, ha trasformato l'antisemitismo in un'arma per impedire a chiunque di criticare. Se dico che è sbagliato negare i diritti democratici naturali di milioni di persone perché sono palestinesi, divento Hitler? Che tipo di cinica negazione dell'Olocausto è questa? Qualunque cosa Israele abbia fatto ai palestinesi nei cento anni di conflitto non giustifica i crimini contro l'umanità che Hamas ha compiuto il 7 ottobre; e qualunque cosa Hamas abbia fatto il 7 ottobre non giustifica ciò che Israele fa a Gaza. ...Ciò che accade adesso serve a dare attuazione alla politica dell'estrema destra che vorrebbe realizzare ciò che non è stato portato a termine nel '48, la pulizia etnica dei palestinesi, e sfruttare l'opportunità per attuare una politica religiosa, messianica ed escatologica, che significa conquistare la Terra Santa. ...Il governo di Netanyahu vuole impedire la creazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania. E Gaza è la prima linea della Cisgiordania. ...Lo Stato è sempre stata la carota che tutti agitavano davanti al naso del coniglio palestinese per continuare a farlo correre, senza nessuna intenzione di realizzarlo. Macron dice: invece di mettere lo Stato palestinese alla fine del processo, facciamo che sia il punto di partenza. Da oggi in poi israeliani e palestinesi si parleranno da pari, non come un soggetto e una massa. Quella di Macron è una mossa brillante".