L’Europa è nel pieno della più grave ondata di influenza aviaria mai registrata. I dati congiunti di Ecdc ed Efsa mostrano un quadro che non lascia spazio ai dubbi: tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono stati individuati 1.443 casi di influenza aviaria altamente patogena A(H5) negli uccelli selvatici di 26 paesi europei. È un numero quattro volte superiore allo stesso periodo del 2024 e rappresenta il livello più alto dal 2016.
Un virus che corre senza freni
Il 99% dei rilevamenti riguarda il ceppo A(H5N1), in una variante che si è diffusa rapidamente da est verso ovest. La situazione è particolarmente critica tra gli uccelli acquatici: gru e altre specie stanno subendo focolai ad alta mortalità in Germania, Francia e Spagna, accompagnati da una forte contaminazione ambientale.
Questa circolazione intensa negli animali non resta confinata negli ecosistemi: secondo l’Ecdc, aumenta concretamente il rischio di esposizione per gli esseri umani, soprattutto per chi lavora a stretto contatto con il pollame o con la fauna selvatica.
Chi è più esposto
Le categorie a rischio includono:
- allevatori e personale degli allevamenti
- cacciatori
- veterinari
- operatori impegnati nelle attività di contenimento e abbattimento
Per chiunque sia stato esposto ad animali infetti, le autorità europee raccomandano un monitoraggio dei sintomi per 10-14 giorni.
Le misure urgenti dell’Efsa
Per frenare la diffusione, l’Efsa ha varato un pacchetto di misure immediate:
- Rafforzamento della biosicurezza negli allevamenti e durante gli abbattimenti
- Confinamento obbligatorio del pollame nelle aree a rischio
- Sorveglianza più intensa nelle zone umide e nei siti di migrazione
- Rimozione rapida delle carcasse di uccelli selvatici
- Stop all’alimentazione artificiale di gru e cigni nei periodi critici
- Limitazione delle attività che disturbano la fauna, come caccia o uso di droni
Il ruolo degli operatori sanitari
Nelle aree colpite, medici e infermieri dovranno chiedere ai pazienti con sintomi simil-influenzali se hanno avuto contatti con animali. L’Ecdc ha già diffuso linee guida specifiche per la gestione dei casi umani, seguendo l’approccio One Health, che considera inscindibili la salute umana, animale e dell’ambiente.
Serve una risposta coordinata
Le agenzie europee sono chiare: la situazione richiede un’azione coordinata e immediata. L’obiettivo è evitare che il virus compia il salto di specie su larga scala. Senza una risposta rapida e uniforme, i rischi non riguarderanno più solo gli animali selvatici o d’allevamento, ma anche la salute pubblica.


