Evidentemente non rileva che il vero problema è che il diritto d’asilo, indipendentemente dalle sentenze, non è esigibile (manca la struttura per renderlo esigibile) se la Corte di giustizia europea viene attivata, con una domanda di protezione internazionale, da due cittadini del Bangladesh (considerato “Paese sicuro” in Italia da ottobre 2024 – Dl n.58/2024 del Governo Meloni), soccorsi in mare dalle autorità italiane e condotti in un centro di permanenza in Albania in applicazione del protocollo Italia-Albania, la cui richiesta di asilo è stata esaminata dalle autorità italiane secondo la procedura accelerata di frontiera ed è stata respinta in quanto infondata, con la motivazione che il loro Paese d'origine è considerato "sicuro". La decisione di rigetto è stata impugnata dinanzi al Tribunale ordinario di Roma, che si è rivolto alla Corte di giustizia per chiarire l'applicazione del concetto di Paese di origine sicuro e degli obblighi degli Stati membri in materia di controllo giurisdizionale effettivo.

Il Giudice del rinvio sostiene che, contrariamente al regime precedente, l'atto legislativo dell'ottobre 2024 non precisa le fonti di informazione sulle quali il legislatore italiano si è basato per valutare la sicurezza del paese. Pertanto, sia il richiedente sia l'autorità giudiziaria si troverebbero privati della possibilità, rispettivamente, di contestare e controllare la legittimità di siffatta presunzione di sicurezza, esaminando in particolare la provenienza, l'autorità, l'affidabilità, la pertinenza, l'attualità e l'esaustività di tali fonti. In data 1.o agosto, la Corte di giustizia europea sentenzia (sentenza vincolante per tutti i Giudici e le Autorità dei Paese Ue) sui controlli accelerati all’immigrazione che provengono da Paesi di origine classificati sicuri (e sono classificabili “sicuri” solo i Paesi che offrono una protezione sufficiente a tutta la loro popolazione).

La sentenza in sintesi: una domanda di protezione internazionale accelerata di un cittadino proveniente da un Paese classificato sicuro può essere respinta a condizione che la classificazione di Paese sicuro possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. Cioè, nulla osta a che uno Stato (membro Ue) proceda alla designazione di un Paese terzo quale paese di origine sicuro mediante un atto legislativo ma le fonti di informazione su cui si fonda la classificazione di “sicuro” devono essere sufficientemente accessibili, sia per il richiedente che per il giudice competente, al fine di garantire una tutela giurisdizionale effettiva (solo così il richiedente può difendere efficacemente i suoi diritti ed il Giudice nazionale può esercitare pienamente il proprio sindacato giurisdizionale). Inoltre, il Giudice, accertato che il Paese è “sicuro”, può tener conto di altre informazioni supplementari direttamente raccolte (verificandone ovviamente l’affidabilità e tenendo conto delle osservazioni delle parti interessate).

Quindi, nel caso specifico dei due cittadini del Bangladesh, non è applicabile il protocollo tra il Governo albanese e quello italiano per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria perché la legge italiana non indica su quali fonti si basa la classificazione di Paese sicuro, rendendo impossibile per i Giudici e i richiedenti valutarla e contestarla. 

Cioè, la Corte di giustizia europea sentenzia che è il Giudice nazionale competente a valutare la classificazione di “Paese sicuro”, a certificare che il Paese sia effettivamente sicuro per tutti e per il singolo richiedente asilo e, quindi, a legittimare-imporre l’ingresso dell’immigrato in un Paese anche se il Paese non è attrezzato per riceverlo.

Ovvia la reazione di Palazzo Chigi: “Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche. La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari. Così, ad esempio, per l’individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private, rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano. È singolare che ciò avvenga pochi mesi prima della entrata in vigore del Patto Ue su immigrazione e asilo, contenente regole più stringenti”.

Altrettanto ovvia l’eco dell'Associazione Nazionale Magistrati. "La Corte di giustizia Ue nella sentenza sul protocollo Italia-Albania e la definizione di Paese d'origine sicuro conferma in modo inequivocabile la correttezza dell’interpretazione fornita dai giudici italiani, più volte oggetto, in questi mesi, di pesanti attacchi pubblici per l'esercizio della loro funzione. I giudici non fanno le leggi, ma le applicano in modo attento e scrupoloso e, come confermato dalla Corte di giustizia UE, devono poter esercitare un sindacato pieno e indipendente sul rispetto dei diritti fondamentali.

Ancor più ovvia l’eco delle ONG espressa dall'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI): la decisione conferma alcuni principi cardine delle democrazie e dello Stato sociale di diritto tra i quali, in particolare, il principio del diritto di difesa e quello di separazione dei poteri, con pieno riconoscimento della possibilità, da parte di un richiedente asilo, di avere a disposizione ogni informazione idonea a incidere sulla sua condizione giuridica. Chiarissimi sono, dunque, i principi affermati dal Giudice europeo, che minano in radice lo scopo perseguito dal Governo italiano con il Protocollo Italia-Albania di confinamento in Albania dei richiedenti asilo provenienti da Paesi designati di origine sicura.

Definito dalla Corte di giustizia europea chi-come certifica e decreta il diritto d’asilo, cosa fa la Politica se il diritto è, al momento, inesigibile (e, se è inesigibile, rende inattuabile qualsiasi obbligo decretato dal Giudice ma impegna ad attrezzarsi per renderlo esigibile) perché Istituzioni e Politici non si sono ancora attrezzati (con strutture e soldi) per rendere il diritto esigibile? Risponde il Premier Giorgia Meloni confezionando il Piano Mattei e girando l’Africa per convincere a rendere esigibili in loco i diritti perché in Italia sono inesigibili.

Proprio mentre la Corte di giustizia europea sentenzia il 1.o agosto, il Premier Giorgia Meloni è impegnata ad Istanbul in un trilaterale con il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdoğan - con il primo ministro del Governo di Unità nazionale libico Abdulhameed Mohamed Dabaiba per il rafforzamento della cooperazione per rispondere alle sfide comuni, a partire da quella della gestione dei flussi migratori. Risponde il Governo Meloni condizionando gli ingressi alla capacità ricettiva ed impiantando in Albania e rendendo operativi il Cpr di Gjader (accoglie migranti trattenuti nei Cpr italiani) ed il Cpr di Shengjin (destinato ad accogliere i migranti soccorsi in mare e provenienti da Paesi ritenuti sicuri, in attesa di giudizio accelerato sulle loro richieste d’asilo).

Anche il Presidente Donald Trump ha risolto il problema dell’inesigibilità del diritto d’asilo costruendo il centro di detenzione temporaneo per migranti Alligator Alcatraz. Certamente meno elegante e meno lussuoso dei Cpr albanesi (un detenuto dichiara al Tg2: siamo in gabbia come i polli, trentadue persone per ogni gabbia e con tre bagni all'aperto, vedono tutti quello che fai), costruito a tempo di record, nel mezzo delle famose paludi delle Everglades, su un aeroporto abbandonato nel cuore di una vasta rete di foreste di mangrovie e imponenti paludi, abitate da una popolazione stimata di circa 200.000 alligatori (bestie che da adulte possono arrivare a raggiungere i 4,5 metri di lunghezza) a cui si aggiungono zanzare e pitoni, creando un ambiente che nei piani dei suoi ideatori scoraggia la fuga. 

E cosa fa l’opposizione stipendiata per collaborare a rendere esigibile il diritto di asilo? La collaborazione con il Governo è obbligata perché tutti (destra-centro-sinistra) devono sentirsi impegnati a rispettare i Trattati internazionali-i Patti sottoscritti (e tutti sono corresponsabili se non sono rispettati), a rendere esigibili i correlati diritti (e tutti sono corresponsabili se risultano inesigibili), ad attrezzarsi (con strutture-risorse) per erogare i correlati servizi (e tutti sono corresponsabili se i diritti non sono esercitabili). Il capo dei 5Stelle Giuseppe Conte si limita a sbeffeggiare il Premier Meloni: la pronuncia era scontata, basta leggere un manuale di diritto europeo: già dalle prime pagine spiega che il diritto europeo è sovra-ordinato alle norme inserite in un decreto-legge al punto che il giudice italiano ha il dovere di disapplicare la norma del decreto-legge se contraria al diritto europeo; che figuraccia!, immaginate in questo momento i commenti, nelle varie cancellerie europee, a questa prova di ignoranza della nostra Premier.

L’on. Riccardo Magi di +Europa insiste nello sbeffeggio e denuncia lo spreco di denaro pubblico: il sogno della Premier di una Guantanamo italiana in Albania si infrange contro lo stato di diritto. E centinaia di milioni dei cittadini italiani sono stati buttati in uno spot elettorale tetro, crudele e illegale. L’on. Angelo Bonelli di AVS si limita a produrre il dettaglio dei soldi sprecati: un rapporto di ActionAid e dell’Università di Bari descrive i centri in Albania come i più costosi, disumani e inefficienti nella storia della politica migratoria italiana. 114mila euro al giorno per soli cinque giorni di attività nel 2024, con 570mila euro versati alla società Medihospes per trattenere venti persone liberate poche ore dopo. Per il centro di Gjader sono stati spesi 74,2 milioni, ovvero oltre 153mila euro per ogni posto letto realizzato, contro circa 21mila euro nei centri italiani.

Numeri che confermano l’assurdità di un’operazione dal costo di quasi un miliardo di euro. Il senatore Matteo Renzi si limita a denunciare il costoso scandalo: i centri in Albania sono il più costoso scandalo degli ultimi anni, pagato dagli italiani. Giorgia Meloni ha regalato i soldi dei contribuenti italiani agli albanesi per un’operazione tutta di immagine (cioè il Premier Meloni deve riprendersi i soldi e fregarsene degli immigrati?). La segretaria del Pd Schlein si limita a denunciare l’irresponsabilità del Governo Meloni: si prendano la responsabilità di non aver letto le leggi italiane ed europee, di aver fatto una scelta illegale con centri inumani in Albania che calpestano i diritti fondamentali ed a sottolineare lo sperpero di 800 milioni che avrebbero potuto rafforzare la sanità (cioè, si possono erogare servizi gratis all’immigrato quando non si riescono ad erogare neanche i servizi che il contribuente paga?).

Cioè i contribuenti stanno stipendiando un sacco di persone che dibattono di diritti astrattamente perché inesigibili e che, invece di impegnarsi a renderli esigibili o di dichiarare semplicemente che sono inesigibili (e saranno inesigibili finché non ci sono strutture e risorse) indipendentemente dalle sentenze dei Giudici (peraltro inutili se non ci sono le condizioni per attuarle), giocano con le chiacchiere?