Il parlamento israeliano (Knesset) ha approvato in lettura preliminare un controverso disegno di legge per applicare la piena "sovranità" sulla Cisgiordania occupata, aprendo una nuova fase di tensione politica sia all'interno del governo Netanyahu sia nei rapporti con gli Stati Uniti. La votazione, passata con un margine minimo (25 voti a favore, 24 contrari) con votazione segreta, è avvenuta nonostante il premier Benjamin Netanyahu avesse chiesto di ritirare il testo per evitare l'imbarazzo diplomatico durante la visita in Israele del vicepresidente americano JD Vance.
La mossa arriva in un momento delicatissimo: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso un netto rifiuto a qualsiasi annessione unilaterale della Cisgiordania, segnando una svolta rispetto alle precedenti posizioni considerate favorevoli al blocco della destra israeliana.
Uno scontro che spacca la coalizione
Il progetto di legge è stato presentato dal deputato Avi Maoz del partito ultranazionalista "Noam", che ha definito l'annessione "un dovere storico e spirituale del popolo ebraico". Scontro durissimo in aula: deputati arabi e membri dell'opposizione hanno accusato i promotori di voler "cancellare ogni prospettiva di pace e scatenare un conflitto internazionale senza precedenti".
Il deputato Ahmed Tibi ha dichiarato: "Perfino Trump ora si oppone all'annessione. Il mondo riconosce la Palestina, mentre voi insistete a trascinare Israele verso l'isolamento".
La votazione ha evidenziato profonde spaccature nella maggioranza: assenti diversi deputati del Likud, di "Blu e Bianco" e di Shas. Solo il parlamentare Yuli Edelstein (Likud), in aperta rottura con la linea del partito, ha votato a favore insieme alle destre radicali di "Israele Beitenu", "Sionismo Religioso" e "Agudat Israel".
Secondo disegno di legge: sovranità su Ma'ale Adumim
Parallelamente, la Knesset ha approvato con ampia maggioranza (31 favorevoli, 9 contrari) un secondo testo presentato da Avigdor Lieberman per applicare immediatamente la sovranità sulla grande colonia di Ma'ale Adumim. Lieberman ha celebrato il voto come "una svolta storica" e ha accusato il governo di "paralisi e paura politica".
Il leader del Consiglio delle colonie, Israel Gantz, ha definito entrambe le iniziative "un passo epocale", criticando però il governo per aver lasciato "l'opposizione guidare un processo che dovrebbe essere strategico e governativo".
Netanyahu sotto pressione: tra Washington e l'estrema destra
La tensione è esplosa dopo le parole del premier Netanyahu, che ha affermato: "Israele non è un protettorato americano", un messaggio che a Washington è stato letto come una provocazione diretta. La Casa Bianca ha ribadito che qualsiasi annessione unilaterale violerebbe il diritto internazionale e metterebbe a rischio i rapporti strategici bilaterali.
A soffiare sul fuoco è intervenuto il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, esponente dell'estrema destra religiosa, che ha dichiarato: "È il momento di imporre la piena sovranità israeliana sulla Giudea e Samaria. Ogni esitazione verrà interpretata come debolezza dai nostri nemici".
Il contesto internazionale: cresce il sostegno alla Palestina
Uno studio condotto da Reuters/Ipsos mostra che la maggioranza degli americani – inclusi l'80% degli elettori democratici e il 41% di quelli repubblicani – sostiene il riconoscimento di uno Stato palestinese. Questo dato accentua la pressione su Netanyahu, mentre il dibattito sull'annessione rischia di far deragliare definitivamente qualsiasi prospettiva negoziale.
Prossimi passaggi legislativi
Nonostante il clamore politico, i disegni di legge approvati sono ancora nelle fasi preliminari. Per diventare legge a tutti gli effetti, saranno necessarie altre tre letture e l'approvazione nelle commissioni. Un percorso lungo, ma i promotori promettono battaglia per accelerarlo.
Rischio escalation
Le tensioni interne al governo israeliano, unite al crescente isolamento internazionale, fanno temere un'accelerazione del processo di annessione e una possibile nuova ondata di violenze nella Cisgiordania occupata, dove continuano quotidianamente le restrizioni ai movimenti dei palestinesi e le azioni dei coloni.
Il voto della Knesset non è solo un atto legislativo: è un segnale politico potente che indica la volontà della destra israeliana di seppellire definitivamente la soluzione dei due Stati e imporre una nuova realtà sul terreno.
In pratica, gli ebrei israeliani, con il plauso (quasi unanime) dei cosiddetti ebrei della diaspora, vogliono cancellare qualsiasi possibilità di un futuro Stato palestinese, mentre accusano Hamas di voler cancellare lo Stato di Israele!!! E chiunque ricordi loro l'indecente ipocrisia con cui nutrono la loro folle propaganda viene automaticamente accusato di antisemitismo... perché ha avuto l'ardire di smascherare quanto siano vergognosi.


