La spinta verso la digitalizzazione della sanità italiana sta avanzando, ma il percorso è tutt’altro che lineare. Al Ministero della Salute, durante l’evento del Forum Nazionale della Salute Digitale (Fo.N.Sa.D.), è stata presentata una survey condotta da Homnya che fotografa senza filtri lo stato dell’arte: il 75% dei professionisti sanitari si dice interessato al digitale, ma il sistema non è ancora pronto a sostenerne davvero l’adozione.

Schillaci: “Interesse alto, competenze ancora insufficienti”
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha aperto i lavori ricordando il ruolo del Forum come luogo di confronto tra istituzioni, imprese e operatori. La survey, ha spiegato, rivela un settore in movimento ma con un evidente gap culturale: molti medici mostrano apertura verso le nuove tecnologie, ma una parte consistente ammette di conoscerle poco.

Secondo il ministro, la trasformazione digitale è una sfida strategica per la sostenibilità del SSN, ma può funzionare solo se accompagnata da formazione mirata. Con i fondi del PNRR sono già state formate 2.500 persone del Servizio Sanitario Nazionale, ma è chiaro che non basta.

Cicchetti (Agenas): piattaforme pronte, ora serve trasformare l’organizzazione
Americo Cicchetti, commissario straordinario di Agenas, ha sottolineato che la parte tecnologica sta procedendo:

  • la Piattaforma nazionale di telemedicina (PNT) è operativa e ha già preso in carico oltre 700.000 pazienti;
  • la Piattaforma nazionale di Intelligenza artificiale sta muovendo i primi passi con tre casi d’uso e il coinvolgimento di 1.500 medici di famiglia.

Nonostante i risultati, Cicchetti avverte: la tecnologia da sola non basta. Senza un cambiamento organizzativo e culturale, non si andrà lontano. E il nodo vero resta quello delle risorse: dal 2027 Agenas dovrà gestire operativamente la PNT, ed è evidente che serviranno fondi e competenze aggiuntive.

Loizzo: presto in Parlamento la legge sulle terapie digitali
Simona Loizzo, presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla sanità digitale, ha annunciato che a febbraio 2026 arriverà in Parlamento la legge sulle terapie digitali, colmando un vuoto normativo che rende l’Italia l’unico Paese europeo privo di una regolamentazione. Ha anche ricordato il progetto di “ospedale virtuale”, con sperimentazioni su alcune isole minori e nella città di Cosenza.

Medici di famiglia e pediatri ancora ai margini del sistema
Marco Mattei, Capo di Gabinetto del Ministro della Salute, ha puntato il dito su un problema noto: i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sono “l’epicentro del dato clinico”, ma il loro coinvolgimento nella digitalizzazione è ancora insufficiente. Lavorano spesso con software autonomi, non hanno accesso ai referti ospedalieri e condividono i dati in modo frammentato. Per lui il ruolo dei Direttori di Distretto sarà cruciale per superare questo stallo.

Tra interesse e difficoltà, un sistema che fatica a fare il salto di qualità
L’indagine di Homnya ha coinvolto 1.144 professionisti (26% MMG, 74% specialisti). Il quadro che emerge è netto:

1. Interesse sì, conoscenza no
Il 46% dei medici di base e il 40% degli specialisti riconosce di avere un’informazione “limitata” sul digitale.
L’AI è praticamente assente nella pratica clinica (usata solo dal 12% dei MMG e dal 9% degli specialisti).

2. Telemedicina e gestione dati sono gli strumenti più diffusi, ma non abbastanza per parlare di un sistema digitalizzato.

3. La resistenza al cambiamento è un ostacolo reale
Il 29% dei MMG e il14% degli specialisti indicano colleghi e pazienti come freno.

4. La richiesta più forte: informazione e supporto
Il 75% dei professionisti dice chiaramente che vuole più formazione e più sostegno tecnico.

5. Le criticità cambiano a seconda del ruolo
MMG: servono educazione, accompagnamento, strumenti semplici.
Specialisti: pretendono software migliori, infrastrutture stabili, flussi chiari.

6. L’AI è percepita come astratta
Non viene vista come strumento clinico reale, nonostante l’enorme potenziale per triage, workflow e predittività.

Una rivoluzione ancora all’inizio
Come ha sottolineato Giuseppe Petrella, coordinatore del Forum, l’intelligenza artificiale sarà uno degli snodi più delicati della trasformazione. Ma per arrivarci serve una visione condivisa, capace di valutare rischi e opportunità con lucidità.

Vito De Filippo ha definito la sanità digitale “un nuovo Rinascimento”, ma per trasformarla in realtà serve una partecipazione collettiva, dalle istituzioni ai professionisti, fino ai cittadini.

La direzione è chiara: un SSN capace di usare il digitale per avvicinarsi alle persone, migliorare la presa in carico e governare meglio i dati.
La strada, però, resta lunga: senza formazione capillare, senza infrastrutture solide e senza una governance moderna, la rivoluzione rischia di restare a metà.